«C'è uno spiraglio»

«C'è uno spiraglio» «C'è uno spiraglio» Fischler: Vltalia non è sola a richiedere modifiche Il ministro degli Esteri, Lamberto Dini, ha scritto al presidente della Commissione europea, Jacques Santer, per chiedere un aiuto a risolvere la «crisi del latte», Romano Prodi gli ha parlato al telefono e ieri, nel Consiglio Agricoltura dell'Unione europea, il ministro Michele Pinto ha chiesto di aumentare la quota di produzione italiana da 9,9 milioni di tonnellate a 10,5 milioni. Le reazioni sono però state assai tiepide, e non solo perché il Consiglio è attualmente presieduto da un olandese (l'Olanda è uno dei più importanti esportatori di latte). Come ci ha spiegato il commissario austriaco Franz Fischler, responsabile della politica agricola, in un mercato unico come quello europeo non si può parlare di fabbisogno nazionale: l'Italia non è la sola a chiedere di poter produrre di più, è improbabile che un semplice aumento della quota italiana possa essere approvato dai Quindici. Ma c'è una speranza. Commissario, l'Italia è costretta a importare il Suaranta per cento del fabbisogno nazionale i latte, mentre altri Paesi hanno una quota di produzione eccedentaria. Non crede che la richiesta italiana sia giustificata? «Vorrei ricordare che l'Italia ha applicato il regolamento delle quote assai più tardi degli altri, e che a suo tempo, come compromesso, ha avuto un supplemento di quota di 900 mila tonnellate. Inoltre, con quel regolamento, tutti gli Stati membri accettarono impegni che valgono per tutti. Ci troviamo in un Mercato unico, e non possiamo ragionare in termini di mercati nazionali. Se c'è qualcuno che chiede modifiche al regime delle quote, la richiesta va considerata tenendo conto di questo contesto, altrimenti tutto il sistema rischia cu crollare. La cosa migliore da fare è analizzare la situazione approfonditamente, cosa che la Commissione farà entro marzo, e poi discutere tutte le proposte». Ma vista la sproporzione tra produzione e consumo, la richiesta italiana non le sembra giustificata? «Guardi che l'Italia non è la sola a chiedere un aumento della propria quota. La stessa cosa la chiedono gli spagnoli, i greci, i britannici ed altri. Non si può risolvere il problema facendo eccezione per un Paese, perché tra l'altro sarebbe impossibile trovare una maggioranza in Consiglio per farla approvare». Il governo italiano ha già detto che gli allevatori che non hanno rispettato le proprie quote individuali dovranno pagare le multe. Ma allo stesso tempo ha chiesto alla Commissione di poter accelerare le procedure per avviare una serie di aiuti straordinari al settore. Qual è la sua posizione? «Domani incontrerò il ministro Pinto, e vedremo quali saranno le proposte italiane. Per il momento non posso dire altro». Lei non lascia molto spazio alle speranze... «Molto dipenderà dalle soluzioni che si preferiscono per la riforma del mercato del latte. Se ad esempio si è interessati alla possibilità di esportare latte e prodotti caseari senza godere dei sussidi comunitari, si potrà essere molto più flessibili. Se invece si chiede di aumentare semplicemente la quota nazionale è chiaro che le cose sono molto più difficili. Le faccio un esempio: alcuni formaggi prodotti dalla Francia per l'esportazione non ricevono sussidi. Le soluzioni possibili sono diverse. La Francia propone una quota A per il mercato nazionale e una quota B per l'esportazione. La Gran Bretagna preferisce invece un sistema diverso. Per questo dico che senza una discussione generale su tutta la problematica non si riuscirà mai a raggiungere una maggioranza in Consiglio». • BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Fabio Squillante Il tribunale di Roma

Persone citate: Fabio Squillante, Fischler, Franz Fischler, Jacques Santer, Lamberto Dini, Michele Pinto, Romano Prodi

Luoghi citati: Bruxelles, Francia, Gran Bretagna, Italia, Olanda, Roma