A Bruxelles triplice esame per l'Italia. Si tratta sui fondi Uem

A Bruxelles triplice esame per l'Italia. Si tratta sui fondi Uem A Bruxelles triplice esame per l'Italia. Si tratta sui fondi Uem Ciampi difende Iri-Stet Inflazione, si scommette sul 2,6-2,7% Il presidente dell'Ina Sergio Siglienti e quello di Bnl Mario Sarchielli avrebbero lanciato l'offerta per il Banco di Napoli se, alla guida dell'istituto partenopeo, non ci fosse stato il direttore generale Federico Pepe? Forse no. Pepe è stato certamente uno degli «atout» che hanno fatto pendere il piatto della bilancia a favore del loro coinvolgimento. E ancora: il finanziere Usa Edward Gottesman avrebbe portato avanti la trattativa per comperare i personal Olivetti, se non avesse trovato un partner come Gianmario Rossignolo? Forse no. Infatti, come poteva il capo di Centenary pensare di gestire garbugli sindacali e politici come quelli italiani, senza disporre dell'«uomo giusto nel poLuigi sto giusto»? Giribaldi Nell'era f BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Quella di oggi non sarà una giornata facile per Carlo Azeglio Ciampi. Il ministro del Tesoro e del Bilancio dovrà ancora una volta perorare la causa di un Paese in ritardo con l'Unione monetaria, con l'utilizzo dei Fondi strutturali europei e con il calendario delle privatizzazioni. Nelle stesse ore in cui il ministro degli Esteri Dini e quello dell'Agricoltura Pinto prenderanno parte ai rispettivi Consigli dell'Unione, Ciampi avrà un giro di incontri con tre commissari europei: il roccioso Karel Van Miert, cui dovrà spiegare cosa significa la bocciatura parlamentare del disegno di legge sulla Stet; la mite Monika Wulf-Mathies, che a scadenze fisse invita l'Italia ad accelerare l'utilizzazione dei cospicui aiuti europei, ed il ligio Yves-Thibault de Silguy, a cui illustrerà lo stato delle finanze pubbliche italiane in vista della moneta unica. Il dossier più scottante, ma solo per l'attualità, è quello Iri-Stet. Rifondazione ha impallinato il decreto di legge che avrebbe dovuto finalizzare il passaggio della finanziaria dall'Iri al Tesoro. Ciampi dirà che il passaggio è già avvenuto, il pagamento è già iniziato e che le conseguenze saranno limitate a questioni fiscali. Fino a ora Van Miert si è dimostrato comprensivo, tanto da concedere una proroga di sei mesi all'accordo RIVOLUZIONE NEL CREDITO ROMA ENE. Ma non basta. La vendita del Banco di Napoli alla cordata formata dall'Ina e dalla Banca nazionale del lavoro viene valutata positivamente da Antonio D'Amato, consigliere della Confindustria per il Mezzogiorno che però chiede di far decollare finalmente le privatizzazioni nel settore del credito. Dottor D'Amato, per lei è positivo il passaggio di proprietà del Banco di Napoli? «Il fatto che il Banco, in un certo senso, sia stato salvato è certamente positivo. L'istituto napoletano ha un forte radicamento nel Mezzogiorno; perderlo sarebbe stato molto grave. E' però importante riuscire a dare una prospettiva nuova non solo al credito nel Mezzogiorno, ma al credito in tutta Italia». Cosa vuol dire? «L'esperienza del Banco di Napoli ci dimostra la necessità di partire con un programma serio di privatizzazione di tutto il settore bancario. Permangono che, raggiunto nel '93 con Andreatta, prevedeva la riduzione entro il '96 dei debiti Iri da 26 mila a seimila miliardi. Non è detto però che il commissario di ferro sia disposto a tollerare altri ritardi nell'agenda delle privatizzazioni, che oltre a Stet include Seat, Autostrade e Alitalia. C'è poi la questione del Banco Napoli: a Van Miert non è piaciuto l'aumento di capitale, varato dal Tesoro prima che giungesse l'offerta definitiva da parte della cordata Imi-Bni. Cosa fatta capo ha, dirà Ciampi, l'importante è che la cosa sia andata a buon fine, nel rispetto delle regole della concorrenza. E in fondo è probabile che Van Miert faccia buon viso a catti¬ CARO CARBURANTE

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