Il fratello del boss di Cosa Nostra avrebbe confermato: me lo disse mio padre, il piano ideato da Lima

Il fratello del boss di Cosa Nostra avrebbe confermato: me lo disse mio padre, il piano ideato da Lima Il fratello del boss di Cosa Nostra avrebbe confermato: me lo disse mio padre, il piano ideato da Lima Brusca jr, siluro su Andreotri «E' vero, il senatore incontrò Riina» ROMA. E' Enzo Brusca, fratello del contestatissimo Giovanni (non ancora «accettato» nella famiglia dei pentiti), l'asso nella manica della Procura della Repubblica di Palermo. Una carta importantissima che sarà giocata dai pubblici ministeri nella delicata «mano» che li vede contrapposti alla difesa del senatore a vita Giulio Andreotti. Non si sa ancora quando l'ufficio della pubblica accusa intende avvalersi della «sorpresa». Si sa però - che il neopentito, figlio di Bernardo, «patriarca» di San Giuseppe Jato, ha messo nero su bianco offrendo una clamorosa conferma alla deposizione di Balduccio Di Maggio che accusa l'ex presidente del Consiglio di aver incontrato il capomafia Salvatore Riina. Già, il famoso e controverso incontro col bacio del 1987. Cosa ha detto Enzo Brusca? Non si conoscono, evidentemente, i contorni precisi della sua testimonianza, resa ai magistrati di Palermo, dopo l'infelice esordio nella veste di aspirante pentito del fratello Giovanni. Si sa soltanto che l'argomento Andreotti è venuto fuori all'inizio dell'autunno, cioè dopo che Enzo apprende del pentimento del fratello, e dopo aver capito - proprio sull'esperienza di Giovanni - che non era il caso di insistere nell'atteggiamento che aveva provocato tante diffidenze e tante polemiche. Allora, Enzo, avrebbe deciso di vuotare il sacco e, tra le tante cose che ancora non si conoscono, si è soffermato su Andreotti. Secondo Enzo Brusca, Andreotti e Riina si sarebbe incotrati veramente. Naturalmente non è in grado di specificare - non essendo stato presente - se ci fu pure il bacio. Ma di quell'incontro ebbe notizia. Come? Fu il padre, don Bernardo, a parlarne. Il vecchio boss si trova in carcere dal 1985, ma certe notizie certamente non gli Incidente sulla Al ne LA CITTA' DELLA SPERANZA nessun diritto civile. Shalom Hebron non solo in quanto separazione ma anche come possibile rinnovato incontro di noi tutti con questa città tortuosa e strana, piena di dolori e di sofferenza, macchiata dal sangue versato dalle due parti che ora, oso profetizzare, potrà godere di un po' di riposo e di tranquillità. E certamente meritano un giusto riposo non solo i suoi abitanti palestinesi che hanno molto sofferto per il coprifuoco e per i blocchi che venivano imposti in occasione di ogni festa ebraica ma anche, proprio così, gli ebrei fanatici ed oltranzisti con le loro profezie apocalittiche, le loro dichiarazioni arroganti e le loro visioni vuote che ci sono state propinate per lunghi mesi. Sì, anche loro meritano che un po' di riposo gli sia concesso dalle autorità, dai membri del parlamento, dai comandanti dell'esercito, dalle troupes televisive e dai giornalisti perché possano calmarsi e condurre la loro vita tranquillamente, come una minoranza piccola, ma legittima e protetta, all'interno di una grande città palestinese, dove si trovano le tombe dei patriarchi comuni ai due popoli che se potessero resuscitare e vedere il tumulto provocato in loro nome, certamente direbbero: «Pazzi, calmatevi un po'. L'intera grotta della Makhpelà non vale il sangue di un solo uomo». Questo è il giorno in cui tutti i profeti di sventure, sia da parte palestinese che ebraica, tingono ancor più di nero le loro profezie e in cuor loro sperano che si avverino. Ed io invece, bastian contrario, sostengo che l'accordo di Hebron resisterà, così come hanno resistito l'accordo di Oslo e la pace con l'Egitto. E credetemi, fra dieci anni un turista passerà il confine tra lo Stato d'Israele e quello della Palestina e, passeggiando tra le vie di Hebron, arriverà al quartiere ebraico pieno di bei bambini ebrei, dai lunghi riccioli ai lati del viso, che giocheranno come tutti i bambini e non come un commando di colonizzatori. Allora il turista noterà che le uniformi di due poliziotti annoiati in piedi ad un angolo, sono leggermente diverse da quelle degli altri poliziotti e chiederà spiegazioni. Immediatamente gli verrà spiegato che quelli sono poliziotti ebrei, residui del famoso accordo di Hebron a causa del quale il presidente degli Stati Uniti passò qualche notte insonne nel gennaio del 1997. Un accordo senza il quale, Dio ce ne guardi, il Medio Oriente avrebbe potuto accendersi con una grande fiammata. Ma cosa riguardava l'accordo? Chiederà il turista. Allora gli verrà mostrato qui mezza casa, la metà vicolo, qui una porta e là una finestra, ma in sostanza nessuno riuscirà a spiegare in cosa consisteva perché tra dieci anni l'accordo non sarà più necessario. E perciò, Hebron shalom. Hebron, la città della grande controversia, rappresenterà un'altra pietra miliare sulla strada della pace. E, per favore, non domandate a Netanyahu di chiedere scusa a Rabin, così come Rabin non chiese scusa a Lova Eliav e a Itzhak Ben Aharon che negli Anni Settanta profetizzarono esattamente ciò che egli fece negli Anni Novanta. Non pretendiamo scuse dal primo ministro ma un altro accordo. A chi comincia un'opera di pace diciamo: portala a termine, e presto. Ma la mafia temeva che fosse un'esca per fare arrestare il vecchio Padrino Il pentito avrebbe confermato il racconto d'accusa fatto da Di Maggio A fianco Enzo Brusca, fratello del boss di Cosa Nostra. A sinistra Totò Riina, a destra Giulio Andreotti