Com'era Tortona al tempo dei sassi di Gabriele Romagnoli

Com'era Tortona al tempo dei sassi Com'era Tortona al tempo dei sassi Se ne è ricordato il foglio locale («Sette giorni») nell'edizione successiva all'arresto e all'assalto ai Furlan. Si è ricordato dei «ragazzi dei meloni». Li arrestarono una notte, mentre, in quattro, rubavano meloni in un campo. Il contadino, stanco dei furti subiti, aveva chiamato i carabinieri e li aveva fatti appostare. All'arrivo dei quattro, l'operazione era scattata, insieme con le manette. I ragazzi erano stati condotti a palazzo di giustizia, avevano attraversato la piazza sotto gli occhi di una folla che non invocava la forca, questo no, ma una punizione esemplare, sì. Li avevano messi nel carcere, ancora non demolito, e ce li avevano tenuti. Era successo a loro quello che accade ai quattro ragazzi nel film «Sleepers», che davano nei cinema (di altre città) al tempo dei sassi. Erano stati picchiati, seviziati, traumatizzati. Per un melone. Quando avevano scontato la punizione esemplare erano tornati liberi. Qualcuno aveva avuto una vita «normale», qualcun altro non si era tolto i segni di dosso e aveva finito per fare il delinquente, come da battesimo ricevuto una notte in un campo di meloni alle porte di Tortona. Tutto questo lo racconterà un padre, a un bambino diventato uomo, guardando un vecchio video, in una città che sarà ancora sospesa tra il Piemonte e la Lombardia, le maxiMadonne e la poca fede nell'Eucarestia, le verità pronta consegna e i dubbi a scoppio ritardato. «Era il tempo dei sassi, ricordi?» «Sì papà, ma poi, dopo, che fine hanno fatto i Furlan?». OTORTONA RA che nevica, la piazza è vuota e vuota la città. I padelloni delle tivù restano davanti a palazzo di giustìzia e un padre porta i suoi due figli a guardarli. Filma con la sua telecamera le telecamere della Rai che filmano il niente. Un giorno riguarderanno quelle immagini: «Era Tortona, al tempo dei sassi. Ti ricordi?». Come no. Si stava tutti nei bar o in Piazza delle Erbe a guardare le Alfette che scaricavano in continuazione gente mai vista: ragazzi e genitori dalle facce strane e dai cognomi mai sentiti. Il popolo delle cascine, si sarebbe detto poi: immigrati poverissimi, nascosti ai bordi di una città, invece, ricca. Gente che vive e lavora (quando può) in posti come Torre Garofali o San Giuliano, abita vecchi casolari o, se le cose si mettono meglio, in casupole con i nanetti alla porta (d'inverno, pietosamente incellofanati e mandati in letargo nel sottoscala). Si andava (pochi) in chiesa, ad ascoltare don Costantino Marostega dire che certe cose accadono «perché solo 2 dieci per cento dei tortonesi prendono l'Eucarestìa» e si usciva perplessi, «unminando sveltì nel freddo, alzando gli occhi verso la Madonna della Guardia, una «mamma del Corcovado» di quattordici metri, da trentasette anni incombente sulla città, con i riflettori a illuminarla anche di notte, splendida splendente, ridorata di fresco. Notte a Tortona, neppure un cinema aperto, prima ce n'erano tre, poi hanno chiuso tutti, l'ultimo per restauri. Rimanevano il teatro civico e i pub dove i ragazzi pagavano ottomila lire l'ora per usare il videotel e spedire messaggi in bottiglia verso isole lontane, con più calore e vita di qui, dove c'era poco da raccontarsi: il giudice Cuva, che da quando è arrivato sembra che voglia mettere tutti dentro; la giunta comunale, che è poi sempre quella di sinistra; il ciclismo, che è lo sport locale, solo che si è fermato a Fausto Coppi e tutti ne parlano come se fosse ancora vivo e l'avessero visto l'altro giorno allenarsi sulla strada per Voghera, in preparazione della Milano-Sanremo. piccolo, sporco e per niente affascinante. Calmiero, piuttosto. In trasferta da Cinisello Balsamo nelle notti d'estate, un pendolare del furto che non trovava bottino dalle sue parti e si era spinto a razziare a Tortona dove, almeno, c'era trippa per gatti. a Guardia Era una città così, pensava di non aver mai allevato delinquenti, per questo, quando le dissero dei Furlan, reagì sbraitando e il giorno dopo si vergognò: pensava e sperava che gli assassini, anche quelli presunti, venissero da lontano, come se si potesse partire da Belluno, per venire a tirare un sasso dal cavalcavia vicino al santuario della Cavallosa, altra Madonna da invocare, nell'apposito libro, con frasi tipo: «Ti prego, proteggi Marcello per quella cosa che sai, in fondo, è un bravo ragazzo». Come tutti, qui. Come Sergio Furlan, che ha i suoi precedenti, ma chiede di leggere in cella Famiglia Cristiana. Non ci sono ragazzi cattivi, a Tortona. Gli unici li hanno «raddrizzzatì» vent'anni fa. La Madonna della Guardia A parte i sassi, cos'altro c'era di cui parlare? Per un po' c'era stato Diabolik. Aveva fatto furore, quell'anno, con i suoi audaci colpi nella notte. Si arrampicava lungo i muri, entrava nelle case, narcotizzava gli abitanti con l'anestetico e rubava tutto quello che trovava. Diabolik, un fremito per le signore bene, una sfida per la polizia locale, una grande avventura celata nell'oscurità. Poi l'hanno preso, Diabolik. E sotto la maschera c'era uno Gabriele Romagnoli

Persone citate: Cuva, Fausto Coppi, Furlan, Guardia, Sergio Furlan, Torre Garofali

Luoghi citati: Belluno, Cinisello Balsamo, Lombardia, Milano, Piemonte, Sanremo, Tortona