«Prego che il vero killer si penta» di Marcello Sorgi
«Prego che il vero killer si penta» «Prego che il vero killer si penta» «Se finisce male, esco tra ventanni» dosso i miei vestiti, sempre gli stessi. Sembra una tuta da muratore... Pensi che alla fine del mese mi avrebbero dato un posto alla Codelfa, me lo avevano promesso, e dovevo proprio lavorare da muratore. E invece, eccomi qua, in questo stato». Infila la mano in tasca, tira fuori un bottone, «si staccano tutti, ma io li raccolgo e li metto qui, così quando esco non mi possono dire che me li sono portati via». E quella scopa appoggiata lì, non mi dirà che si fa le pulizie... «Eh già, pulisco io qui dentro». La cella è pulita, sul letto non c'è niente, la coperta è rimboccata bene. Muro liscio, bianco. Sul tavolino di formica un mazzo di fogli, «quelli sono i verbali di mio fratello, di Gabriele. E' l'unica cosa che posso leggere. Non mi danno un giornale, neanche un libro, qualcosa da fare. Non ho la televisione, secondo lei è normale? Ha visto le partite?». Allora, la Juve gioca stasera... «ma a me della Juve non mi frega niente. Io sono interista». L'Inter ha perso 2 a 0 in casa con il Bologna. E' contento? «Oggi la cosa non mi tocca più di tanto». Cosa fa, per passare queste giornate? Pensa? «Penso solo a Gabriele. Leggo e rileggo questi fogli, e ogni volta che arrivo al fondo mi dico che è incredibile, che mio fratello ci accusi. Allora ricomincio da capo, e rileggo tutto. Lui è mio fratello, capisce? Io non ci trovo niente di vero nelle sue parole. Ma allora perché deve andare a dire queste cose ai carabinieri! Se qui finisce male, io esco tra vent'anni. Ho fatto i conti, vent'anni sono tanti, e poi cosa faccio? Il barbone, in giro per Tortona? Non ha mica una sigaretta, le mie le ho finite». Ac¬ cende, tira la prima boccata, a fondo, ringrazia. «Io spero che chi ha ucciso quella donna si faccia avanti e lo dica, "sono stato io, i Furlan sono innocenti". Che si penta, che pensi a noi due qui dentro. Io prego Dio di prendermi, di farmi morire, piuttosto che lasciarmi qui dentro a marcire. E Paolo? Adesso va a vedere anche lui?». Un corridoio, poi si gira a sinistra, un altro corridoio. Sono lontane, le celle dei Furlan. Una cella dopo l'altra, e al rumore dei passi i detenuti si girano, guardano i visitatori, poi girano la faccia verso il muro. Paolo. In piedi, appoggiato al suo muro. La faccia magra magra, un mezzo sorriso, ma quasi gli viene da piangere quando viene a sapere che Sergio è uscito: «Sono contento per lui, non penserà mica il contrario, no? Ma io, quando esco? Io non ce la faccio più, sono fatto per vivere all'aperto. Voglio aria, aria. Respirare un po'. Stare qui mi uccide». Ha bisogno di qualcosa? «Voglio solo sapere come sta mia madre. E anche la mia ragazza, come sta, con me chiuso qui dentro? Mi hanno tolto le I bar come palcoscenico per assistere in diretta allo show della giustizia e dei giornalisti stringhe delle scarpe da ginnastica, non sa che stress camminare con le scarpe aperte... Ma finirà, prima o poi. Io da qui voglio solo uscire, non ne posso più». Stia tranquillo, finirà... «Sì, ma adesso voi uscite fuori, e io resto qui dentro, a marcire». Tempo scaduto. L'ispettore vestito di blu sbuffa che è ora di andare, la chiave di ottone gira due volte nella porta, «ciao Paolo», lui guarda la chiave, «dica a mia madre che sto bene». Brunella Giovara LETTERA Caro Direttore, consentimi una precisazione a proposito dell'articolo pubblicato domenica 19 gennaio da La Stampa in prima pagina, sotto il titolo «Al circo dell'assurdo». I carabinieri, infatti, non sono intervenuti «dopo», per proteggere l'esclusiva; ma «prima», per consentire all'operatore Ugo Scaffidi di entrare nella palazzina dove si trovava la signora Furlan, e dove la collega Maria Grazia Mazzola era già entrata, unica giornalista autorizzata, per farle l'intervista. La ressa dei colleghi mirava solo ad impedire, bloccando l'ingresso dell'operatore, che l'intervista fosse realizzata e trasmessa a Roma in tempo per l'edizione delle ore 20. Chiedendo l'intervento dei carabinieri, quindi, Maria Grazia Mazzola ha difeso, con mia piena approvazione, il diritto di fare il suo mestiere. Marcello Sorgi Direttore delTgl
Persone citate: Brunella Giovara, Furlan, Maria Grazia Mazzola, Ugo Scaffidi
Luoghi citati: Roma
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