«Faremo bollire questa città» di Fabio Poletti

«Faremo bollire questa città» «Faremo bollire questa città» «Non ce ne andiamo, pronti a usare i prefabbricati» AMILANO L campo base della protesta, sulla Rivoltana, sono in 3000 con 800 trattori. Altri blocchi sono a Linate e in via Novara, dall'altra parte della città. «Sì, ma se facciamo un fischio raddoppiamo», dice Aldo Bettinelli, leader dei comitati spontanei degli allevatori che da 5 giorni assediano Milano. Se la situazione non si sblocca, sono pronti a mettere i prefabbricati per la strada, per affrontare la notte. «Da qui non ce ne andiamo, la nostra bandiera è bianca come il latte che produciamo», dicono. E Milano si riempie delle loro parole e dei personaggi dell'operazione «latte bollente», come l'hanno chiamata. WILLY. Si chiama così il vitello che gli allevatori cercano di portare dentro lo stadio di San Siro. I dirigenti dello stadio dicono no, la polizia fa muro. E «Willy», avvolto in un plaid che lo ripara dalla neve, trasportato su una Fiat Uno, torna al blocco alla zona Ovest di Milano. Dove c'è Rosolino Francesconi da Gaggiano. Guida uno degli 80 trattori parcheggiati in via Novara e promette: «A costo di dormire ancora sulla paglia come la scorsa notte, non mi muovo da qui se lo Stato non paga le multe». CORTEO. In mattinata a quello della Lega, ci sono tanti allevatori. Antonella, della vai Seriana ha lasciato il trattore sulla Rivoltana. Qui, sventola la bandiera della Padania. E protesta: «Roma deve andare fuori dalle palle, che non sa nulla di agricoltura. Ha ragione Bossi quando dice che i carri armati non servono, noi allevatori abbiamo la zucca dura». Mentre parla, tutti urlano contro i politici di Roma, la città dei «nemici»: «Governo ladrone, la mucca ha ragione». Poi cantano: «Berlusconi in camporella, che Pacciani lo accoltella». LATTE. «Il nostro è il migliore del mondo, facciamo concorrenza agli americani», spiega Gianfranco Porelli, che non ha mai munto una mucca in vita sua ma studia gli incroci genetici della razza Frisona, ceppo canadese, latte italiano. QUOTE. Sono il babau degli allevatori. Ci sono quelle di carta «e così ci fanno pagare miliardi». Ci sono quelle che si affittano, «lo fanno in Meridione per avere i sussidi». Spiega un allevatore di Bellinzago: «Se facessero le quote per la pesca del tonno ci sarebbe il problema contrario». Poi ci sono quelle vere. Che nessuno sa quante siano, coperte come un segreto di Stato dall'Anna. «Sì, ma se non rivediamo tutte le quote, noi da qui non ce ne andiamo», taglia corto Giovanni Robusti, ex senatore della Lega a capo del centro studi di Crema che ha fatto partire la rivolta. DON ANGELO. Parroco a Novegro, ha aperto la sua casa per la notte a trenta allevatori che da giovedì mattina sono sulla Rivoltana. Altri 100, per combattere il freddo, dormono da 4 notti in oratorio. Celebra due messe al giorno, al mattino sulla Rivoltana, al pomeriggio a quali sono dipendenti Sea, sono riusciti a entrare ed uscire con i loro mezzi attraverso un varco. Ma gli agricoltori, ieri mattina, hanno scoperto anche quello e lo hanno bloccato. Arriva stanco e arrabbiato chi entra nell'aeroporto di Linate. E c'è ormai solo rabbia anche tra gli addetti dello scalo che aspettano i colleghi del turno successivo ben oltre la chiusura dell'orario di lavoro. Dentro, i gestori dei numerosi negozi cominciano ad allarmarsi. Sugli scaffali delle edicole, ieri, sono arrivati solo i quotidiani e i periodici della prima consegna, quella delle 5 del mattino. E, per uno strano paradosso, sui banconi dei bar cominciano a venir meno proprio le scorte di latte. «Serviamo solo latte fresco di giornata che, dopo tre giorni, scade - dice il barista degli arrivi nazionali -. L'ultimo rifornimento risale a sabato. Ora vedremo come andrà a finire». ovc Linate. Nelle sue omelie incoraggia gli allevatori a non mollare. Poi, ricordando il suo passato da missionario in America Latina, si fa prendere la mano. E dall'altare, incita: «El pueblo, unido, jamas sera vencido». LANDINI. Mitico trattore anni '30. E' in prima fila sulla statale Rivoltana da giovedì mattina. Ruote di ferro, pesa più di qualsiasi altro trattore. Ogni giorno viene messo in moto. Fa il verso di una Guzzi di tanti anni fa e tutti lo applaudono. JOHN DEERE. E poi Same Laser, Leopard e Ford. Sono i trattori moderni. Costano da un mini- mo di 80 a un massimo di 150 milioni. In fattoria servono a tutto. Adesso anche a dormirci sopra. Sono verdi, rossi e blu. I carabinieri, giovedì mattina, hanno cercato di fermarli a manganellate. Sono ancora li, tutti e 800, da Novegro lungo la Rivoltana, ben oltre il Luna Park dell'Idroscalo. TRICOLORI. Al blocco sulla Rivoltana ce ne sono due. Li apprezza Ignazio La Russa, parlamentare di An, in visita tra gli allevatori. Qualcuno lo fischia. Silvano Borella dei comitati spontanei della Bergamasca è lapidario: «Gli ho detto che il latte è bianco, mica nero». BETTINELLI. Su un trattore forse non c'è mai salito. Ma se fa un fischio lo seguono tutti. Per farsi riconoscere lui e gli altri del comitato indossano una fascia bianca. «Bianca come il latte», dice. E aggiunge: «Le multe le paghi lo Stato se no noi stiamo qui fino a marzo». I FRANCESI. Sono il mito di tutti. Raccontano leggende sugli agricoltori del Midi che hanno messo in ginocchio il Sud della Francia con blocchi in ogni strada. E poi hanno vinto. GNARI. In bresciano stretto vuol dire «ragazzi», gruppo. Ma oramai al campo base della Rivoltana tutti sono «guari». Aliche i veneti, i friulani, gli emiiani, i piemontesi. TINI. O Omnitel che fa lo stesso. Ogni «gnari» possiede un telefono cellulare. Per chiamare la moglie a casa e chiederle se le mucche sono state munte. Per avvisare gli altri agricoltori pronti a scendere per strada. Per parlare col Prefetto, che sta in Prefettura. Ma questo lo fanno poco. CELLULARI. Sono quelli di polizia e carabinieri che fronteggiano i trattori. Giovedì mattina 10 agricoltori ne hanno spostato uno a braccia con tutti gli agenti sopra. 800 trattori potrebbero farne polpette. E invece anche ieri, hanno dato agli agenti pane e salame, che loro mangiano dietro ai trattori per non farsi vedere. Poi i poliziotti applaudono. Ma nessuno li chiama «gnari». CAROLINA. Campionessa d'Italia per la produzione di latte, i fratelli Cedrone di Bergamo ne sono orgogliosi. Anche se non è facile far capire a una mucca l'equazione: più latte, più multe. Carolina si aggira tranquilla per Linate neanche fosse Bombay. Due vitelli sono legati al guard-rail, mentre di due suini, su cui avevano scritto «Fini» e «Prodi», non c'è più traccia. PANE E SALAME. E naturalmente il vino, ieri fornito dalla cantina Tre Castelli di Montaldo, in provincia di Alessandria. Ne va a litri, sotto ai tre tendoni e al gazebo sulla provinciale che costeggia l'aereoporto. «Provi il formaggio», dicono ai passeggeri in arrivo. Che incazzosi se la fanno a piedi passando tra gli uomini delle cascine in rivolta. Fabio Poletti