Ora tocca a San Paolo e Bancaroma
Ora tocca a San Paolo e Bancaroma Ora tocca a San Paolo e Bancaroma Nel credito scoppia la febbre delle grandi alleanze MILANO. Il Banco di Napoli finisce nelle braccia di Ina e Bnl in un progetto che, fin d'ora, prevede la fusione e l'integrazione dei due istituti. La Popolare Antoniana Veneta, nata dalla recente fusione di due banche padovane ma finora nota soprattutto in ambito locale, tratta con la Banca di Roma l'acquisto di Interbanca, quell'istituto a medio termine sul quale, in un passato assai prossimo, molti si erano azzuffati per ottenerne il controllo, la perla sulla quale si era appuntato perfino l'interesse del presidente di Ambroveneto, Giovanni Bazoli. Intanto, due casse di risparmio, quella di Torino e quella di Verona, stringo no i tempi di un'alleanza sulla quale, fino all'altroieri, nessuno avrebbe scommesso cinque lire. Ecco tre fatti che, messi in fila, sono il segno del cambiamento dei tempi. Il segno che anche la galassia italiana del credito sta cambiando obbiettivi e, ac¬ cantonata la pura e semplice molla della dimensione e del «potere», tenta la via più adulta della ragione e della strategia. «Industriale» è la logica che sottintende l'operazione Ina-BnlBanconapoli e che induce il gruppo padovano a uscire dal suo localismo. Mentre il matrimonio tra Cassa di Torino e Cassa di Verona presuppone un salto di immaginazione che ha quasi del prodigioso. Sembra lontano il tempo del mega accorpamento che, sotto i vessilli della De andreottiana, unì Banco di Roma, Cassa di Risparmio di Roma e Banco di Santo Spirito nella attuale Superbanca romana. Un'operazione pensata e voluta in termini di potere politico. Oggi la mentalità sta cambiando, grazie anche all'Europa che avanza, alla competizione internazionale e alla deregulation. E l'aspetto positivo è che, lungi dal frenarlo, il nuovo corso accelera il processo di riorganizzazione del mondo bancario. Dove molto è ancora da fare. A Torino l'attenzione è tutta sul San Paolo che, entro l'anno, farà ulteriori passi verso la privatizzazione. E non è un caso che, sempre nel segno della bancassurance, tra i candidati interessati ad acquistare quote del capitale vi siano due gruppi assicurativi, l'Alleanza Subalpina e la Reale Mutua Assicurazioni. Il presidente del San Paolo, Gianni Zandano, ha promesso che entro l'anno la holding che controlla al 65% la Spa scenderà sotto il 50%, e dunque è possibile che qualche annuncio sia imminente. Un'altra grande operazione in fieri riguarda la cessione da parte dell'Ili della quota nella Banca di Roma, per la quale scaldano già i motori i vertici della Banca Commerciale Italiana. Nonostante disponga di una forte liquidità, per una ragione o per l'altra dopo la privatizzazione la Comit non è riuscita a mettere a segno nessun acquisto importante. Aveva tentato un'Opa su Ambroveneto, fallita sul nascere. Aveva recentemente studiato il Banco di Napoli, rinunciandovi non appena si era profilata l'ipotesi Banca di Roma. In prospettiva, un'unione Comit-Bancaroma ha certamente una forte valenza industriale, poiché darebbe vita al maggior gruppo bancario italiano. Un colosso che scavalcherebbe il San Paolo di Torino e il nuovo polo Bnl-Napoli che, dopo la fusione, salirà alla seconda posizione in classifica. Sorvegliata strettamente da Bankitalia, da qualche tempo la Banca di Roma si è messa d'impegno a portare ordine nei suoi domini, tagliando le partecipazioni non strategiche (tra cui Interbanca) e dando il via ad un piano di riduzione del personale. Essa dovrebbe quindi arrivare all'appuntamento con
Persone citate: Gianni Zandano, Giovanni Bazoli
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