«La montagna è crollata» di Enrico Martinet

«La montagna è crollata» «La montagna è crollata» I sopravvissuti: una nube ci ha avvolti In questi giorni, a Courmayeur, si aspettava la caduta del seracco delle Grandes Jorasses, in Val Ferret. «Quella della Brenva - spiega il sindaco di Courmayeur Ferdinando Derriard - è la dimostrazione che con la montagna occorre prudenza. E' per questo motivo che le piste di fondo della Val Ferret sono chiuse». colosa? Oscar Taiola, guida e responsabile del soccorso alpino di Courmayeur, risponde: «Viene chiusa quando c'è pericolo di valanghe, non oggi perché la neve era assestata». Ma la valanga è scesa ed è morto uno sciatore. «Provocata da una frana eccezionale, è bene ricordarlo, cioè da un evento non prevedibile, è crollato un bastione roccioso che dopo duemila metri ha lasciato nella neve massi grandi come un furgone». dal Pian al Col Chécrouit, sorvolando piste di sci lontane qualche chilometro dalla zona d'impatto della valanga. Ricorda: «Gli "ovetti" si sono bloccati. Credo si sia trattato di un blackout, poi la funivia è ripartita e si è di nuovo bloccata. All'arrivo ci hanno parlato di una valanga, ma senza dare dettagli, poi più nulla, nessuna spiegazione sulla chiusura delle piste. Credo abbiano fatto bene, hanno evitato il panico. Sono sceso in Val Veny, ma mi hanno fatto risalire. Lì ho visto la Brenva e sono rimasto impressionato, il ghiacciaio era nero. Sulla mia auto, a un chilometro dal piazzale della funivia, c'era uno strato di ghiaccio di 5 centimetri. Ho faticato mezz'ora per toglierlo. Entrèves era avvolta da quella nebbia». La pista di rientro dalla Val Veny è percorsa da circa la metà degli sciatori, gli altri scendono con la funivia fino a Courmayeur. Una pista troppo peri¬ francesi che stavano chiamando i soccorsi con un telefonino». Fu così anche due anni fa, quando l'enorme nube scavalcò i costoni e si arrampicò nei boschi, fino all'orizzonte, strappando abeti e larici secolari. E quella massa di neve che seguì il ghiacciaio della Brenva come un gigantesco scivolo. Mario Deaglio, professore universitario di Torino e commentatore economico de «La Stampa», alle 14,50 saliva in ovovia Queste le più gravi sciagure di montagna provocate da slavine o da valanghe in Valle d'Aosta a partire dal 1975. 2 FEBBRAIO 1978. Quattro auto sono investite da tre valanghe che cadono sulla strada statale per Cervinia: sei le vittime. 5 OTTOBRE 1978. Tre turisti tedeschi muoiono travolti da una valanga che cade dal Col de la Noire. 5 FEBRAIO 1980. Una valanga investe la periferia di Cervinia: muoiono cinque persone. 19 FEBBRAIO 1984. Quattro persone muoiono per la caduta di una slavina sul monte Tantanè. 17 SETTEMBRE 1985. Sul Lyskamm, nel massiccio del Monte Rosa, sei aspiranti guide e il loro istruttore muoiono travolti da un crostone di ghiaccio. 3 MAGGIO 1989. Una valanga si stacca dalla parete della punta Plattes de Chamonix, nel massiccio del Gran Paradiso: muoiono quattro alpinisti della Germania Federale. 17 FEBBRAIO 1991. Una slavina precipita dal Colle del Gigante, sul Monte Bianco, e travolge uccidendoli dodici sciatori sulla pista del Pavillon. 2 AGOSTO 1993. Sulle Grandes Jorasses, nel massiccio del Monte Bianco, una valanga di ghiaccio e roccia del fronte di 200 metri investe all'alba un gruppo di alpinisti a circa tremila metri di quota: muoiono in otto (tre gli italiani). 29 GENNAIO 1995. Una massa di neve con un fronte di due chilometri e mezzo si stacca dal massiccio del Monte Bianco, precipita sul ghiacciaio della Brenva e scivola a valle sfiorando una pista di sci (nessuna vittima e un bosco di seimila alberi distrutto): quasi una fotocopia del disastro di ieri. Giorgio Macchiavelio Enrico Martinet 1 PRECEDENTI

Persone citate: Ferdinando Derriard, Giorgio Macchiavelio, Mario Deaglio, Noire, Oscar Taiola

Luoghi citati: Courmayeur, Germania Federale, Torino, Valle D'aosta