Giallo russo alla festa di Clinton

Si è temuta una gaffe Usa nei confronti del Cremlino, il responsabile individuato dopo una lunga caccia Si è temuta una gaffe Usa nei confronti del Cremlino, il responsabile individuato dopo una lunga caccia Giallo russo alla festa di Clinton Misterioso invito a Lebed, il rivale di Elisiti NEW YORK NOST NOSTRO SERVIZIO Aleksander Lebed, l'aspirante uomo forte di Russia, ha mentito solo a metà: non è vero che è stato invitato da Bill Clinton alla sua «Inauguration» di domani a Washington, ma è vero che i biglietti da lui ottenuti sono comunque «ufficiali». Provengono infatti dai «blocchetti» distribuiti a deputati e senatori affinché possano «girarli» ai loro elettori importanti, per compiacerli. In questo caso è accaduto che un ricco signore del Delaware, invece di usare per sé e la sua lady i biglietti ricevuti da William Roth, il «suo» senatore repubblicano, ha preferito passarli a Lebed, che infatti sarà presente con la moglie Inna. E' stato lo stesso Roth a «confessare», giovedì sera, dopo che la notizia dell'arrivo di Lebed a Washington per partecipare all'inaugurazione aveva suscitato un piccolo terremoto. Rimbalzata dalla Germania, dove fino a ieri Lebed era in visita privata (durante la quale, secondo Der Spiegel, nessun ministro di Bonn, per esplicito divieto del cancelliere Helmut Kohl, ha avuto contatti con lui), la notizia aveva infatti fatto rizzare molte orecchie. Bill Clinton sta forse prendendo le distanze da Eltsin? si diceva. Ha finalmente deciso di accettare il consiglio che tanti gli hanno rivolto di «non fare come George Bush», che essendosi troppo «appiattito» su Mikhail Gorbaciov poi ebbe seri problemi a trattare con Eltsin? Ha avuto informazioni tali sulla salute di Eltsin da convincersi che ormai il Presidente russo è spacciato e vuole predisporre le cose con quello che minaccia di essere il suo successore? Quando già si cominciava a dire che la presenza di Lebed all'«Inauguration» sarebbe stata la più eloquente dichiarazione di politica estera di Clinton, ecco che i suoi uomini si sono mobilitati per dire che il loro capo con la venuta del «duro» di Mosca non c'entrava nulla. Noi non lo abbiamo invitato, diceva ufficialmente la Casa Bianca, rivolgetevi al Dipartimento di Stato. Noi? Neanche per idea, ribatteva quello, dirottando le domande dei cronisti sul «Comitato congiunto», cioè formato da esponenti dei due partiti, per la cerimonia. No, neanche noi siamo stati, diceva il suo portavoce, disperato perché quella storia gli era piombata fra i piedi proprio nel momento cruciale del suo lavoro, e cioè la vigilia dell'«Inauguration». Alla fine, si diceva, è arrivata la «confessione» del senatore Roth, che non ha voluto rivelare il nome del suo potente elettore autore dell'invito a Lebed ma che con le sue parole ha sollevato l'Amministrazione dal sospetto che si fosse trattato di un ennesimo «errore» da dover spiegare. E tanto erano febei, gli uomini di Clinton, per quello «scagionamento», che a un certo punto hanno avuto anche parole di apertura nei confronti di Lebed. Poiché si tratta comunque di una NELL'ATENEO OCCUPATO SOFIA DAL NOSTRO INVIATO Petar studia al conservatorio, suona la tromba nell'oichestra dell'Opera di Sofia e si esibisce quotidianamente in una sonata canzonatoria davanti al Parlmento, sotto il muso infuriato dei poliziotti in tenuta antisommossa e gli occhi ammirati dei manifestanti. I primi giorni gli agenti, che in fondo sono suoi coetanei, oltre che, direbbe Pasolini, figli di poveri (il padre di Petar è violinista), avevano l'aria di divertirsi, e si univano agli applausi degli studenti. Ora hanno preso a spazientirsi: presto Petar raggiungerà il suo scopo, e chissà se allora sarà svelto di gambe come di dita. Se Petar è il trombettiere della rivoluzione, Gheorghi è l'ideologo. Fuoricorso alla facoltà di storia, è lui che detta la linea ai compagni, badando di non chiamarli mai «tovarish» ma «preterii», amici. «Voghamo la Bulgaria in Europa, i< IL «FIRST PATTO» Hi A destra Bill Clinton con la moglie Hillary e qui accanto il gatto Socks Sotto, il russo Lebed All'«Inauguration» di domani il nemico n. 1 sembra essere il freddo: con meno 10 gradi la kermesse sul Mail rischia di trasformarsi in un fallimento evitare che Irene, la somara (simbolo del Partito democratico) che dovrà guidare la parata dal Campidoglio alla Casa Bianca, stramazzi a terra per il freddo nonostante il cappottone bianco rosso e blu appositamente confezionato per lei da Bloomingdales e nonostante il supernutrimento di biscotti al miele e torte di carote che le viene somministrato dagli inservienti dell'hotel Mayflowers dove è stata alloggiata? Un piano d'emergenza per tra¬ sferire la cerimonia all'interno del Campidoglio, nel caso in cui il freddo sia insopportabile è stato già predisposto. Ma non sarebbe la stessa cosa. Clinton sta preparando il suo discorso studiando testi poetici perché - ha detto vuole che gli americani ascoltandolo si sentano «eccitati per il loro futuro e vogliosi di costruirlo». Pronunciarlo a porte chiuse, sarebbe molto triste. Franco Farfarelli