Sassi, esce di scena uno dei tre fratelli

Restano in cella gli altri due: secondo il gip c'è il rischio che possano colpire ancora Restano in cella gli altri due: secondo il gip c'è il rischio che possano colpire ancora Sassi, esce di scena uno dei tre fratelli Scarcerato solo il minore, il procuratore: ha vinto l'accusa TORTONA decisione di tenere in carcere i due fratelli maggiori. Questo conferma che la pista seguita da noi non era sbagliata». Sì, ma la scarcerazione di Sergio Furlan? «Le indagini non sono concluse. Sergio Furlan resta comunque indagato, vedremo lo sviluppo dell'inchiesta». E ha lasciato capire, il dottor Cuva, che nel caso emergessero novità, nuovi elementi a sostegno della sua tesi, una macchina dei carabinieri (o della Polstrada, che assieme conducono le indagini) farebbe sempre in tempo ad andare a prelevare Sergio e a riportarlo in procura. La lunga giornata dell'inchiesta sul delitto Berdini era iniziata al mattino con nuovi interrogatori, nuovi personaggi entrati di fresco nelle indagini. Come Roberto Siringo, 24 anni, amico dei Furlan e del loro cugino Paolo Bertocco. Il giovane è stato prelevato alle 9 a casa del- DAL NOSTRO INVIATO Il fax del giudice per le indagini preliminari è arrivato sul tavolo dell'avvocato quando le cinque della sera erano passate da pochi minuti. E il fax diceva: scarcerate Sergio Furlan. Nella storia del sasso tirato dal cavalcavia della Cavallosa, quel sasso che ha ucciso Maria Letizia Berdini la sera del 27 dicembre, la sua posizione è marginale. Il suo alibi è buono: quella sera era davvero a casa con la madre a guardare la televisione. Quindi, via libera all'uscita dal carcere di Voghera. Ne è uscito alle 19. Libero Sergio, il più giovane (ha compiuto 18 anni tre giorni dopo il delitto) dei tre fratelli Furlan, arrestati insieme per l'omicidio Berdini. Ma a distanza di pochi minuti ecco altri due fax, con pessime notizie per Sandro e Paolo. «Che restino in carcere, contro di loro sussistono gravi indizi di colpevolezza». E soprattutto: «C'è la possibilità di reiterazione del reato», cioè esiste il sospetto che i due possano tornare su un cavalcavia a lanciare pietre alle auto di passaggio. Firmato: il giudice per le indagini preliminari di Tortona, Massimo Gullino. Ecco, alla fine della giornata decisiva per l'inchiesta condotta dal procuratore Aldo Cuva, le certezze di questa storia ancora confusa e tutta da chiarire, sono queste. Le posizioni dei tre Furlan sono diverse, e il giovane Sergio è quello che c'entra meno. O forse non c'entra per nulla. Mentre il gip decideva sulla loro sorte, il procuratore Cuva dichiarava: «E' una vittoria per l'accusa, questa A sinistra, il carcere di Voghera. In alto e a destra due immagini di Sergio Furlan, il più giovane dei tre fratelli coinvolti nell'inchiesta: tra la folla che vuole linciarlo e subito dopo la liberazione porte del palazzo di giustizia, e presentarsi ai magistrati. Perché questi interrogatori a raffica, a poche ore dalla scadenza (le ore 17) dei termini entro i quali il gip doveva emettere la sua sentenza? Perché la procura voleva verificare ancora una volta gli alibi dei tre Furlan, e Paolo Bertocco era proprio il punto forte a favore di Sandro e Paolo Furlan: aveva infatti dichiarato di essere stato insieme a loro. Poi è arrivato il turno di Loredana Bertocco, sorella di Paolo. Dopo l'interrogatorio, è uscita in lacrime scortata da un paio di carabinieri. E ancora: la procura ha deciso di eseguire una «prova fonica» su Elena Carnata, ex fidanzata di Paolo Furlan. La ragazza era andata a casa Furlan assieme all'attuale fidanzato Dario Tasca, e aveva sentito i fratelli Furlan dire una frase cardine dell'accusa: «Siamo stati noi a tirare quel sasso». La ragazza ha dovuto dimostrare di essere in grado di riconoscere e distinguere le voci di alcune persone, situate a diverse distanze le une dalle altre. Infine, Gabriele Furlan, il grande accusatore dei suoi fratelli, quello che ha dichiarato di averli sentiti parlare del «guaio» successo al cavalcavia della Cavallosa. Per il gip è credibile, «attendibile», e anche se in un secondo tempo ha parzialmente ritrattato le sue accuse, questo è «umanamente comprensibile». Ma le prime dichiarazioni da lui rese sono quelle valide, per il giudice, e quelle dichiarazioni accusano Sandro e Sergio. Ma nel corso della mattinata anche Paolo Bertocco risaliva le scale della procura, e entrava per l'ennesima volta nell'ufficio del dottor Cuva. Mezz'ora più tardi, toccava ai suoi genitori, Anna Maria e Mario, sfondare il muro dei cronisti e degli operatori radunati davanti alle la sorella e portato in procura. Il suo interrogatorio è andato avanti per ore, e nel piazzale sotto gli uffici giudiziari la madre raccontava: «I carabinieri hanno perquisito la casa, mi hanno detto che il mio Roberto era assieme a quelli dei sassi del cavalcavia». Brunella Gioyara 66E-stato un incubo Adesso voglio capire perché mio fratello maggiore mi ha accusato Con mio cugino invece vorrei non avere più niente a che fare y J| tanto. Alla sua famiglia vorrei dire che provo il loro stesso dolore. Adesso, stando in carcere, ho capito anch'io cosa vuol dire soffrire. E' un dolore diverso dal loro, ma ho capito tante cose. Vorrei dire loro che soffro con loro, che gli sono vicino. Ma i veri colpevoli sono ancora fuori. Questo loro devono saperlo». Può spiegare perché il gip l'ha scarcerato. Ha creduto al suo racconto? «Oddio, sa che non lo so? Avvocato, perché mi hanno messo fuori? Ah, ecco, non hanno convalidato il fermo perché non ci sono gravi indizi di colpevolezza contro di me. Forse Gabriele ha deciso di dire la verità». Cosa farà adesso? «Spero tanto di poter tornare a fare la vita di prima, se gli altri mi vorranno ancora. Gli amici. E poi Loredana, la mia fidanzata. Spero che mi voglia ancora bene, e che i suoi genitori continuino a permettermi di frequentarla, anche dopo il casino che è successo. E poi, spero di poter tornare a lavorare alla Stemi della Paglieri, come prima. Adesso, vorrei qualche giorno di riposo, per riprendermi un pochino. Ma poi spero che i padroni mi riprendano. E spero che mia mamma riesca a dimenticare cos'è successo». Adesso va a casa. Sarà contento. «Dentro, sento solo angoscia. Una grande angoscia». Giovanna Favro

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