«Due alibi che non reggono»

«Il fratello che li accusa aveva invitato i due ragazzi a costituirsi» «Il fratello che li accusa aveva invitato i due ragazzi a costituirsi» «Due alibi che non reggono» Ecco le motivazioni che hanno convinto il gip | ^^^^^^ L'antico ricorso al capro espiatorio «Un vetro smerigliato ha permesso al teste di ascoltare le confessioni senza essere visto Possono ruggire da Tortona» sporcare i tappetini». «Ma poi Gabriele rettifica, cerca di tirare fuori da questa faccenda il giovane Sergio. Nuovamente sentito, ribadisce che il discorso dei sassi era stato pronunciato solo da Sandro e da Paolo». «I FURLAN SI VOGLIONO BENE». Ma è credibile, Gabriele? Oppure ha dei motivi di rancore verso gli altri fratelli?. Risponde il gip: «No, perché nutre sentimenti di affetto, come dimostra il travaglio interiore che ha preceduto le sue dichiarazioni. Inoltre anche gli altri fratelli hanno detto di avere con lui un buon rapporto, "come tutti i fratelli". Sandro ha detto di non aver mai litigato con lui. Non sussistono dubbi sulla sincerità di Gabriele, nonostante sia stato sottoposto a pressioni in famiglia perché ritrattasse». FUGA DA TORTONA. «Sussiste il pericolo di fuga di Sandro e Paolo Furlan, non tanto per l'estrema gravità dei fatto a loro addebitati, ma anche per il clima ostile che si è creato nella città di Tortona. Lo sdegno suscitato dall'omicidio di Letizia Berdini ha fatto sì che i due possano decidere di lasciare la città». GLI ALIBI. «Troppi tentativi di costruire versioni di comodo. Come quello fornito da Paolo che ha tirato in ballo l'amico Nicola Chiaramonte, dicendo di essere stato con lui a tinteggia¬ A sinistra, Maria Letizia Berdini, uccisa a da un sasso lanciato da un cavalcavia. In alto, la loro camera da letto, e la porta di questa stanza è dotata di un vetro smerigliato. Quindi è riuscito ad ascoltare brani di conversazione, e nel contempo non è stato notato dai fratelli». «COSTITUITEVI». Gabriele Furlan decide di chiedere ai fratelli di costituirsi. «Ha un colloquio riservato con loro, colloquio che ha ottenuto la preventiva autorizzazione del pubblico ministero». Un incontro drammatico, da una parte l'accusatore, dall'altra gli altri due, sconcertati dalla fermezza del fratello. Ma il tentativo di Gabriele non sortisce l'effetto desiderato dagli inquirenti. Sandro e Paolo Furlan dicono che no, non ammetteranno mai niente. E così faranno, anche dopo il fermo, anche dopo gli interrogatori davanti al giudice per le indagini preliminari. re un appartamento. Inoltre Paolo Bertocco era al corrente dei fatti e con lui i fratelli Furlan si consigliavano sul da farsi per sviare gli investigatori». IL PICCOLO SERGIO. «Contro di lui non ci sono indizi tali da determinare la sua permanenza in carcere. Gabriele del resto, anche se in un primo tempo aveva parlato dei tre fratelli come degli autori del fatto criminoso, in un secondo tempo aveva precisato di non aver udito la voce di Sergio. Aveva bensì origliato che Paolo era molto proccupato di non fare trapelare nulla, e che Sandro descriveva le modalità dei fatti». IL VETRO SMERIGLIATO. Come fa, Gabriele, a sentire i due fratelli (senza essere visto) mentre si raccontano tutte queste cose, e si raccomandano di tenere la bocca chiusa? «I due erano nel- La folla radunata davanti al Palazzo di giustizia di Tortona attende di conoscere le decisioni degli inquirenti , il procuratore di Tortona Aldo Cuva [bru. gio.] cosa?) l'intervista esclusiva con il Furlan liberato. Ma una collega lo riconosce e sporge reclamo alla guardia per violazione del regolamento. L'esclusivista torna indietro e si ristabilisce la par condicio. Non come il giorno prima, quando il direttore aveva fatto passare una delegazione di parlamentari-intervistatori dell'Ulivo in combutta con un quotidiano e respinto quella del Polo ingaggiata da un altro, concorrente. L'ultimo numero, quello più strordinario per quanti sono gli artisti e per quanto volteggiano nell'aria prima di fermarsi, lo fa tutto il pubblico, la grande famiglia della gente di Tortona. Calorosa giovedì sera nell'assaltare i tre presunti assassini all'uscita della procura. Freddissima il giorno dopo nel dichiarare: «Io non c'ero». Misuratissima ieri nel dire: «Prima di giudicare, bisogna essere certi». L'importante è apparire. Sulla Rete 2, alla «Cronaca in diretta»; al Tg4; a Studio Aperto, chiamando casa col cellulare tra un intervento e l'altro (non importa se contraddittori) per avvertire: «Metti il videoregistratore, mi raccomando, fra un po' ci sono un'altra volta». Venghino signori venghino, oggi si replica, esibizione straordinaria, anche se è domenica. I bar hanno chiesto di restare aperti, la piazza si prearmuncia affollata e affamata: di nuovi volti, nuove dichiarazioni. Se fa spettacolo, magari, anche di verità. Gabriele Romagnoli La gara fra le tv per assicurarsi in esclusiva le dichiarazioni della famiglia Il giudice delle indagini preliminari Massimo Gullino. Dopo gli interrogatori ha deciso di B lasciare in carcere 1 due dei frateii Furlan, Sandro e Paolo 1 TRE di Tortona. Prima ti dici che non poteva andare peggio di così. Perché certo, non si vedeva l'ora, si disperava perfino che la polizia mettesse le mani sugli assassini del cavalcavia. Ma quando si è saputo che pesantemente indiziati erano tre fratelli, è arrivato il gelo. Ti chiedi, volendo e disvolendo, se devi essere contento che siano loro i ricercati, o piuttosto che non lo siano. Per quanto ben provvista di figli sia la famiglia Furlan, tre in galera con una imputazione orrenda sono troppi, superano, anche nel crimine, la normale misura. Possibile che, non trattandosi di associazione a delinquere, non essendo in gioco interessi concreti, neppure uno abbia mostrato qualche esitazione? Sia stato capace di esercitare sui consanguinei un benefico influsso per evitare, con le pietre, il gesto di Caino? (Ma il più giovane, intanto, ieri sera è stato liberato). La tragedia si aggiunge a tragedia. Ha la voce della madre disperata dietro la porta a cui bussano i giornalisti, della protesta in favore dei figli che le portavano qualche soldo in casa (non un riflesso di avidità ma di assoluta necessità, che testimonia anche, per lei, del buon carattere, della docilità dei suoi ragazzi). Ha il volto, la tragedia, di una donna precocemente invecchiata, i capelli scomposti, gli occhi gonfi. Rimasta sola a sostenere l'assalto della sorte e del prossimo, senza aiuto visibile da parte del marito storpiato da un infortunio sul trattore. Con lo sgomento di un altro figlio, di fidanzate e amiche, diventati crudeli accusatori. Una prova troppo dura per le spalle di una donna che ogni giorno è costretta a passare straccio e ramazza in stazione, sentendo partire i treni che non prenderà mai. Ma ci sono altre immagini, più sconvolgenti, in questa torbida storia di provincia. Riguardano i tre che escono dal1 l'interrogatorio con la giacca I sulla testa, scortati e scaraven- tati sulle auto della polizia. Mentre intorno i compaesani gridano il loro furore, invocano giustizia sommaria. Non stupiscono tanto le reazioni immediate della folla, l'emozione, la paura, il sospetto che fanno piena contro gli argini della ragionevolezza e della prudenza, il ricorso antico al capro espiatorio (un'abbondanza di capri espiatori) per un lavacro collettivo. Ma stupisce, e fa vergogna, che tre persone, fino ad allora presunte colpevoli e presunte innocenti sulle bilance ancora oscillanti della giustizia, siano state esposte al ludibrio e al linciaggio verbale. L'episodio è inammissibile anche se risultassero alla fine colpevoli, anche se dovessero giustamente e duramente pagare (per quanto abnorme sia il caso, occorre rendersi conto che la vita è spesso tragica, si compiace di sommare tragedie). Ma se fossero innocenti, chi li risarcirà questi ragazzi, magari stolidi, magari inclini al teppismo, diciamo la parola impietosa, sgradevoli? Sentiranno per sempre nelle orecchie quelle urla, quell'odio che li ha sottratti per un momento al loro anonimato, li ha fatti aggallare dalla loro vita così grigia eppure così bella, nel ricordo di ieri? Chi li ripagherà di questa improvvisa, atroce notorietà? E ci sarà qualcuno, magari tra coloro che più gridavano, a offrirgli una zattera che li preservi da altre derive? Hai voglia, dopo esserci passato, a consolarti con il telefono cellulare esibito con ingenua iattanza. Non ci sono trionfi della Juve - la squadra del cuore - che bastino a rianimare un animo impietrito. ndo ido | Lorenzo Mondo ido Auto danneggiata La sorella di Letizia

Luoghi citati: Tortona