Treni, sciopero della velocità

Caso Pendolino, un esperto rilancia la tesi dell'andatura elevata come causa della strage Caso Pendolino, un esperto rilancia la tesi dell'andatura elevata come causa della strage Treni, sciopero della velocità / macchinisti: rallentiamo per avere più sicurezza PIACENZA. I macchinisti protestano rallentando. Dalle 13,20 di lunedì, tutti i treni viaggeranno con una velocità inferiore a quella prevista. E nessuno supererà i 150 all'ora. Questo per sollecitare le ferrovie una maggiore attenzione sulla sicurezza. La risposta è arrivata dal ministro dei Trasporti Claudio Burlando: «La sicurezza sarà al centro del rinnovo del contratto di lavoro dei ferrovieri». Ma sull'incidente di Piacenza si ragiona ancora per ipotesi. La sciagura è avvenuta nel punto più critico di tutta la linea Milano-Roma. A sostenerlo è Franco Di Maio, il «padre» dell'elettrotreno, per oltre 20 anni docente di costruzione di materiale ferroviario prima alla Facoltà di Ingegneria dell'Università di Pisa e poi al Politecnico di Torino. La curva di Piacenza è la più stretta, con un raggio di soli 337 metri: andrebbe percorsa ad un massimo di 90 chilometri orari dai treni lenti, di 95 da quelli veloci e di 105 dal Pendolino. In quella zona, però, secondo Di Maio, la velocità limite per il Pendolino è di 150 chilometri. E, stando ai suoi calcoli, 5 chilometri in più bastano a farlo deragliare. Queste indicazioni sono un'ulteriore aggiunta all'ipotesi più accreditata, l'eccessiva velocità. A togliere molti dubbi sarà la «scatola verde». Che però resta nelle mani della procura di Piacenza. Ma dalla procura non ò arrivala nessuna conferma. E prosegue da parte dei macchinisti la grande difesa nei confronti di De Santis e Sorbo, che erano alla guida del Botticelli al momento del deragliamento e che a Piacenza hanno perso la vita. In un'intervista radiofonica, Alberto Grassi, procuratore della Repubblica di Piacenza, ha annunciato per la prossima settimana la commissione di inchiesta. «Noi vogliamo fare un'indagine assolutamente imparziale», ha detto Grassi ed ha precisato che il materiale sequestrato è costantemente sorvegliato dalla polizia e che rimane sotto segreto istruttorio per tutti, anche per le Ferrovie: «Non posso far vedere il materiale ad una parte che potrebbe essere chiamata a rispondere dell'incidente». Questo per smentire le notizie circolate nei giorni scorsi, secondo le quali la commissione istituita dalle Ferrovie avrebbe visionato la scatola verde ed avrebbe rivelato l'eccessiva velocità del Pendolino. Per Grassi questa «non sarà un'altra Ustica» e la speranza è di poter chiudere l'inchiesta nel più breve tempo possibile. Restano quindi valide tutte le ipotesi, anche quella di una divisione di colpe tra il mezzo meccanico e l'uomo. I dirigenti del Coordinamento macchinisti unitari (Comu) rifiutano anche un'altra ipotesi, quella di un momento di distrazione di parte dei macchinisti dovuta all'ingresso in cabina di una hostess con il pranzo. «E' un'affermazione ridicola» ha detto Bruno Salustri. E Savio Galvani ha affermato che «il deragliamento può essere sta- to causato da un difetto del meccanismo che regola l'inclinazione del treno in curva». Inoltre il Comu insiste sulla questione del sistema di rallentamento automatico. «In passato - sostiene Galvani - in quel tratto era attivo un sistema automatico: 0 treno arrivava a 195 chilometri orari vicino alla curva e veniva rallentato fino ai 95 previsti. Nell'88, invece, ò stato spo¬ Tragedia negli Usa: anche lei ha perso i sensi poco dopo, e il piccolo apparecchio si è schiantato Un'immagine del Pendolino Da lunedì i macchinisti attueranno un'insolita forma di protesta: nessun treno supererà i 150 all'ora stato più avanti il segnale che fa ridurre la velocità e questo ha comportato in pratica l'esclusione del sistema automatico». Carlo Annovazzi