Dini-Draskovic, pace a Roma di Maria Grazia Bruzzone

Il ministro rilancia coi leader dell'opposizione serba la mediazione italiana Il ministro rilancia coi leader dell'opposizione serba la mediazione italiana Dini-Draskovic, pace a Roma «I malintesi sono ora un 'intesa» ROMA. Pace fatta ira l'opposizione serba e l'Italia, dopo gli equivoci nati durante la visita di Dini a Belgrado, il 12 dicembre scorso. «I malintesi sono diventati un'intesa» dichiara adesso Vuk Draskovic durante la conferenza stampa alla Farnesina che segue il colloquio di due ore avuto con Dini dal leader del Movimento per il rinnovamento serbo insieme agli altri due capi della coalizione anti-Milosevic: Zoran Djindjic, del Partito democratico, probabile futuro sindaco di Belgrado, e Vesna Pesic, di Alleanza civica. I capi dell'opposizone serba coalizzati sotto la sigla «Zajedno», per la prima volta insieme in visita in un Paese straniero, sono arrivati a Roma col sottosegretario agli Esteri Piero Fassino, reduce da un tour diplomatico a Belgrado e Tirana. E' un'offensiva verso l'Europa centrale e balcanica, quella inaugurata dal duo DiniFassino. Una «Ostpolitik italiana» che punta a radicare e ad estendere la protezione italiana nella zona, promuovendo la pace e preparando partnership economiche come quella che sta attuando in questi stessi giorni in Croazia Romano Prodi, col suo seguito di manager pubblici e privati. Ma nel dicembre scorso a Belgrado erano nati non pochi equivoci fra Dini e l'opposizione serba, alla quale Milosevic continua a non riconoscere la vittoria in parecchi Comuni, tra cui Belgrado, nelle recenti elezioni ammninistrative. L'opposizione lamentò allora che il ministro italiano giudicasse alcune sue richieste «irrealistiche» e, soprattutto non capì il ruolo giocato da Dini nel convincere Milosevic ad accettare la missione Ocse che ha poi riconosciuto, a livello internazionale, i veri risultati eletto¬ GRAN BRETAGNA rali. Era sembrato che Dini stesse semplicemente dall'altra parte. Oggi il malinteso pare definitivamente chiarito, anche se alcune divergenze rimangono, fra gli stessi movimenti. Dini ricorda i meriti italiani nello «smuovere la situazione» e insiste sul ruolo di mediazione italiano. «La nostra posizione resta ferma sul fatto che le raccomandazioni dell'Ocse siano accettate dal governo Milosevic. Cercheremo di esercitare la nostra influenza affinché tutto si svolga senza mezzi straordinari che possano recare danno alla popolazione», ribadisce. E c'è un attimo di imbarazzo quando vien chiesto a Dini se l'invito a «Zajedno» rappresenti una presa di distanza dal regime serbo. «No, assolutamente: l'Italia ha stabilito buoni rapporti con Milosevic e l'obiettivo è far avanzare la democratizzazione in modo pacifico», risponde Dini. I tre si trovano d'accordo nel dire che la precondizione al riavvio del dialogo con Milosevic è «il riconoscimento del risultato delle elezioni». Ma mentre Draskovic parla di «intesa», e la Pesic di «sostegno molto forte dell'Italia», Djindjic riafferma che «in questo momento non c'è la possibilità di una mediazione costruttiva». «Anche la nostra visita qui è simbolica», aggiunge il capo del Partito democratico che insiste: «L'unica via è spezzare Milosevic». Sulle prossime manifestazioni, dopo le marce di protesta durate un mese intero, i tre non si sbilanciano. Draskovic assicura solo che saranno «rigorosamente pacifiche» e che «stupiranno»: «la polizia blocca già le strade, ma lia aggiunto sorridendo - siamo serbi e cercheremo di volare». Maria Grazia Bruzzone