Milano, caos fino a sera. Oggi e domani nuove manifestazioni. Sotto tiro le misure del governo: provocazioni

Milano, caos fino a sera. Oggi e domani nuove manifestazioni. Sotto tiro le misure del governo: provocazioni Milano, caos fino a sera. Oggi e domani nuove manifestazioni. Sotto tiro le misure del governo: provocazioni Contestato il provvedimento del Consiglio dei ministri per risolvere il problema quote ROMA. Assedio di Milano, secondo giorno. Dopo aver trascorso la notte bivaccando nella zona dell'Idroscalo i produttori di latte, in rivolta contro le multe da pagare per aver «sforato» le quote fissate dall'Unione Europea, hanno chiuso la via d'accesso all'aeroporto di Linate (il blocco è poi stato tolto fino a stamani in segno di buona volontà e in attesa di un interlocutore «serio e credibile» del governo). Ieri, in mattinata, i manifestanti sono stati raggiunti da centinaia di allevatori emiliani e friulani, mentre altri rinforzi al blocco sono giunti, a sera, da Piemonte, Lombardia e Veneto. La tensione resta forte, i comitati spontanei chiedono una trattativa al massimo livello e non intendono accettare intermediari, né politici, né sindacali. Sia Umberto Bossi, sia il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, si sono incontrati con i manifestanti, ma la linea degli allevatori sembra essere quella di non voler cedere a nessuno il timone della loro protesta. Intanto il consiglio regionale è andato in tilt per l'occupazione dell'aula da parte della Lega Nord, effettuata «per solidarietà nei confronti degli allevatori». I consiglieri leghisti hanno anche chiesto le dimissioni in blocco della giunta Formigoni. E proprio il presidente della Regione è stato protagonista di uno scontro verbale con il sindaco Formentini: Formigoni ha chiesto che venisse consentito ai manifestanti di entrare in città, poiché si erano conclusi gli scioperi di metropolitana e ferrovie che giovedì l'avevano impedito per ragione d'ordine pubblico. Formentini, accusato da Formigoni di aver «blindato» la città contro i manifestanti per strumentalizzare la protesta, ha risposto definendo «irresponsabili» le parole del presidente della Regione. Nel frattempo, a Roma, il Consiglio dei CRONACA DI UN ASSEDIO UMILANO NA cosa è certa, da qui non si muoveranno né con le promesse né con la polizia e i carabinieri che da 48 ore stanno a un palmo dagli 800 trattori, in testa un vecchio Landini che quando l'accendono sembra una Guzzi di 50 anni fa. «Lo scriva che se la polizia tocca un allevatore arriviamo con i trattori fino in Duomo», minaccia uno dei duemila arrivati da Cremona, Mantova, Parma, Udine, Varese, Novara, Vercelli e dall'hinterland milanese. Tutti qui, lungo questi tre chilometri di strada Rivoltana, da Novegro fino a Linate, che sbloccano in serata, come gesto di buona volontà. «La nostra non è demagogia, vogliamo solo difendere i nostri diritti», spiega Giovanni Robusti, ex senatore della Lega, adesso a capo del centro studi di Crema, dov'è partita la rivolta contro le quote latte. Che poteva finire in una bolla di sapone. Se non li avessero fermati, se non avessero messo la polizia di mezzo. E invece no. Inchiodati all'ombra del luna park dell'Idroscalo fanno la spola fino all'aeroporto dove c'è l'altro posto di blocco. Dove i giapponesi si tirano dietro la valigia per cinque chilometri e non capiscono cosa ci facciano due vitelli legati al guard-rail. E un suino, su cui hanno scritto «Prodi», che non passerà la notte se non arrivano quelli della Protezione civile, con le tende e i viveri. Il latte magari no perché lo ha distribuito un caseificio. Giovanni Teroldi arriva da Agnadello che è vicino a Caravaggio. Ha 42 anni e un diavolo per capello. Munge vacche da 34 anni. Ne aveva 90 e ne ha dovute vendere 70, perché per la legge dell'eccedenza avrebbe dovuto pagare 240 milioni di multa. «Chi me lo fa fare?», dice. «Mio padre dopo 40 anni di lavoro prende 630 mila lire di pensione. Io sono qui, mia figlia di 14 anni è a casa con mia moglie. Si svegliano alle 3, mungono, poi la bambina va a scuola. E quando torna a casa ci sono le mucche da mungere nuovamente». Ed è così 365 giorni all'anno, Natale, Pasqua, Capodanno compresi. Conviene? Pierino Martinelli, che viene da Masate, provincia di Milano, fa due conti: «Un litro di latte a me costa 650 lire, 450 solo di mangime per gli animali. Lo rivendo ai caseifici a 792 lire al litro. Poi voi lo comperate a 2200». A sinistra una immagine degli allevatori che da due giorni assediano e bloccano le vie d'accesso a Milano Divisi anche Formigoni e il sindaco Formentini