«E' un finto ritiro, siamo in trappola» di Fiamma Nirenstein

«E' un finto ritiro, siamo in trappola» «E' un finto ritiro, siamo in trappola» Hamas: il popolo è infuriato, può accadere di tutto trappola per topi. Ed anche a Hebron resteremo così, nelle loro mani». E' per questo che l'accordo di Oslo prevede successivi sgomberi anche nei territori di campagna, circostanti le città. E' quello che in tre fasi successive accadrà da qui all'agosto del '98... «Accadrà, oppure non accadrà, tutto secondo il volere degli israeliani, secondo le decisioni di Netanyahu...». Non le sembra che il primo ministro, per essere un membro del Likud, abbia compiuto tuttavia un gesto del tutto inaspettato firmando l'accordo? «Per mente: Netanyahu mette in atto un'operazione di make up, un puro inganno: ha già detto ieri ai suoi ministri che sarà lui a decidere dove e quando muovere le truppe in base alle esigenze della sicurezza israeliana. E seguita a sventolare la lo status dei Romanov ogni città liberata ho visto immense manifestazioni di gioia che rappresentano un vero trionfo per Arafat. «Non si faccia confondere dalle folle dei curiosi e anche dalla speranza popolare. Quando però poi ci si accorge di essere circondati, e che Arafat stesso è confinato a Gaza, e che la miseria continua... Ci sarà indignazione, rabbia e opposizione dentro il mondo palestinese se non si vedrà un cambiamento effettivo...». Scusi, ma il cambiamento è già qui. Non vede, i soldati se ne vanno... «Comunque restano i coloni, gente che pensa che per preparare l'avvento del loro Messia ci voglia un grande spargimento di sangue...». Non mi sembra questo il punto, non mi sembra che nessuno l'abbia mai affermato. «No? Fra di loro ci sono tanti che apprezzano le gesta di Baruch Gol- «Lo stesso Arafat è confinato a Gaza, e la miseria continua» «Gli israeliani restano intorno a noi, limitando la nostra libertà» lettera degli americani, quegli stessi americani che con le loro pressioni hanno in realtà definito tutta quanta la faccenda secondo le loro proprie esigenze, e non certo in base a quelle dei palestinesi. Spero che lei non voglia chiamare libertà quello che stiamo ricevendo in queste ore: è un insulto al linguaggio». Ma allora, secondo lei, Arafat è stato preso in giro? Oppure congiura lui stesso contro la libertà del popolo palestinese? «Non mi chieda di entrare nella sua mente. Certo il risultato di questo accordo è una metafora kafkiana che trasforma i territori occupati non in tenitori liberati ma semplicemente in territori disputati... Quindi, il nostro popolo di fronte a questa grande ingiustizia e al fatto che molti punti fondamentali, fra i quali lo sgombero dei coloni, il ritorno degli esuli e la questione di Gerusalemme, non verranno mai e poi mai risolti, è infuriato, ò triste... Mentre il popolo israeliano, lo vede, tutto sommato è unito nell'oppressione: ormai governo e opposizione vanno sottobraccio». Come può dire che il popolo palestinese è mfuriato? Ad aspetterebbe solo la firma Un italiano in Inghilterra Palestinesi tolgono il filo spinato che circonda l'insediamento di Kyriat Arba, vicino a Hebron dstein, l'assassino della moschea di Abramo». E' vero, esistono: ma sono una misera minoranza. Mentre la memoria dell'ingegnere Yehia Ayyash, il terrorista che ha ucciso circa 100 ebrei con le bombe umane sugli autobus, è osannata. «Lei confonde i carnefici con le vittime. Ayyash è una vittima: nella sua vita non aveva conosciuto altro che l'oppressione e la violenza degli israeliani». Lei approva o disapprova le sue imprese? «Difficilmente qui troverà disapprovazione per un figlio del popolo che ha tanto sofferto». Se lei sostiene che lo sgombero di Hebron e l'accordo di Oslo non hanno alcun significato, questo vuol dire che ritiene impossibile per ebrei, musulmani ed anche cristiani vivere insieme, fianco a fianco. «Per l'Islam ebrei e cristiani non rappresentano nessun problema, come si vede dalla storia di pace dei secoli scorsi». Quando ebrei e cristiani erano in posizione subalterna rispetto all'Islam I «No, semplicemente quando osservavano o osservano i Dieci Comandamenti che sono la nostra radice comune. E anche quando si riconosce che la sharia è buona per tutti, perché essa è veramente tale. Se la libertà dei cristiani e degli ebrei deve consistere nell'imperialismo occidentale o nell'occupazione dei nostri territori, allora, certo. Le cose cambiano». Lei crede che la lotta del popolo palestinese debba essere contro lo Stato stesso di Israele. In altre parole, riconosce il diritto all'esistenza di uno Stato ebraico? «Le ripeto che il nostro problema non è con gli ebrei, è con l'ideologia sionista. Con gli ebrei come Stato possiamo convivere, se rappresentano un'entità politica ebraica in Palestina. Anche loro sanno bene che in realtà io, in quanto arabo, non rappresento affatto una minoranza, ma una maggioranza assoluta. E questo ovunque in Medio Oriente: anche a Tel Aviv che è parte di questa terra, parte del mondo musulmano». Lei pensa che il terrorismo, adesso che Hebron è sgomberata, diminuirà o aumenterà? «Come lei sa Hamas ha preso una decisione strategica che è quella di non indulgere ad attacchi terroristici, perché ciò può rafforzare la tendenza imperialista degli israeliani, può complicare di molto il rapporto con l'Autonomia Palestinese e perché ci è parsa giusta una politica di wait and see, aspettare ad occhi aperti. Anche se io sono al cento per cento sicuro che sarà un vero fiasco. Gerusalemme, il problema dei rifugiati e quello dei coloni sono ben lontani dall'essere risolti. Se per Hebron c'è voluto tanto tempo, il resto si prospetta come una strada lunga, molto lunga, lungo la quale tutto può accadere». Fiamma Nirenstein

Persone citate: Arafat, Ayyash, Baruch Gol, Netanyahu, Romanov, Yehia Ayyash