Già oggi il Consiglio dei ministri potrebbe correre ai ripari sul decreto. Lunedì Ciampi da Van Miert di Raffaello Masci

Già oggi il Consiglio dei ministri potrebbe correre ai ripari sul decreto. Lunedì Ciampi da Van Miert i Già oggi il Consiglio dei ministri potrebbe correre ai ripari sul decreto. Lunedì Ciampi da Van Miert i gggpppStet, aita tensione nella maggioranza D'Alema sul voto di Rifondazione: «Campanello d'allarme» stificata» di 46 deputati, anche illustri. Il Polo, per contro, contesta che Prodi possa «aggiustare» alla bell'e meglio quanto il Parlamento ha bocciato. E Berlusconi s'infuria contro i toni usati dall'esecutivo per commentare il suo scivolone. «Il governo, attraverso voci ufficiali ed ufficiose, ha detto che il voto di ieri sera in Parlamento è ininfluente - ha affermato il leader di Forza Italia -. Sottopongo a tutti gli italiani questa considerazione: siamo arrivati a questo punto, con un Parlamento che vota su un argomento importante e i membri del governo che osano affermare, quasi che fosse già in atto un regime, che il voto del Parlamento è ininfluente e non conta. Siamo ancora in una democrazia?». Il governo tira dritto. «La fiducia nel risanamento dell'Italia è più forte della bocciatura del decreto sulla Stet - ha detto Veltroni -; l'andamento delle aste dei titoli di Stato e dei mercati futures continua a mostrare una crescente fiducia degli investitori». E D'Alema incalza ribadendo che «bisogna comunque andare avanti con il programma di privatizzazioni». In effetti - ha spiegato il sottosegretario alla Presidenza, Enrico Micheli - «il passaggio della Stet dall'Iri al Tesoro era nella completa disponibilità dell'azionista primario, cioè del Tesoro stesso. La questione fondamentale era dunque di poter attingere al fondo di ammortamento per poter pagare il passag¬ non ha ir«Sono stupni fatte da ha detto il di Forza Itasecondo le la conversidenotando canza di risAmmesso cfosse necenon era rimento chiese superflucioè superf eto antaa a delza que a di serico Stet a: e o e ni a a» gio di azioni. E questa norma è già passata nel collegato alla Finanziaria, quindi gli effetti pratici di questo decreto sono inesistenti». Al coro di chi sostiene che la bocciatura alla Camera è stata solo un incidente irrilevante, si sono associati i più bei nomi della maggioranza: da Cesare Salvi al sottosegretario Vincenzo Vita, da Giuseppe Chiarente a Tiziano Treu, ad Augusto Fantozzi. Questa ostentazione di sicurezza non ha irritato solo Berlusconi. «Sono stupefatto delle dichiarazioni fatte da esponenti del governo ha detto il responsabile economico di Forza Italia, Antonio Marzano -, secondo le quali non era necessaria la conversione in legge del decreto, denotando così un'assoluta mancanza di rispetto per il Parlamento. Ammesso che la conversione non fosse necessaria - ha osservato non era rispettoso verso il Parlamento chiedergli di occuparsi di cose superflue. In caso contrario, se cioè superflua la conversione non era, un governo che dichiara irrilevante la volontà contraria del Parlamento è un governo che ha una strana concezione della democrazia». E Marco Taradash (Fi) si è appellato a Violante per chiedergli di «reagire immediatamente e con forza» a quello che ritiene «un oltraggio del Parlamento». Quanto alla questione apertasi con Rifondazione, e alle richieste di chiarimento nella maggioranza, Bertinotti si ribella: «Ma chiarimento su che? Sulla Stet il nostro comportamento contrario alla privatizzazione è stato sempre lineare. Dal punto di vista dell'impostazione non c'è nulla da chiarire». Quindi altro che prendersela con il prc, se il decreto non è passato la colpa è anche dei molti deputati della maggioranza assenti «ingiustificati». Per esempio mancavano pur non essendo in missione - i ministri Bindi e Turco, i sottosegretari Soriero, Albertini e Vigneri. Non giustificati ma assenti erano anche pezzi da novanta come Franco Marini, Ciriaco De Mita, Francesco Merloni, Giovanna Melandri, Diego Masi. «La voce repubblicana» ha tuonato contro l'atteggiamento di Rifondazione, ma - dicono le cronache - a votare non c'era neppure Giorgio La Malfa. Raffaello Masci

Luoghi citati: Italia