«Qui fabbrica e casa sono la stessa cosa» di Cesare Martinetti
«Qui fabbrica e casa sono la stessa cosa» «Qui fabbrica e casa sono la stessa cosa» da aver addirittura orgaiùzzato una scuola di installazione impianti attraverso la quale sono transitati 10 mila installatori italiani e stranieri a imparare il mestiere. La ricetta sembra essere: prodotto superspecializzato e di qualità, azienda famigliare (coinè origine e conduzione, non per dimensioni) concentrazione sul territorio. Il professor Fortis, docente di economia industriale alla Cattolica di Milano e autore del primo studio scientifico sulla zona, ci dice che nessuna azienda di qua penserà mai ad andarsene all'estero come invece capita a quelli del Nord-Est: troppo specializzati, troppo elastici nell'inseguire i desideri dei clienti, troppo pronti a modificare la produzione e rimettersi in discussione. Troppo, ormai, «sistema» articolato e sofisticato. C'è un indotto polverizzato per la pulitura e la smerigliatura del prodotto finito, c'è una tecnologia d'avanguardia, c'è un formicolare di giovani softwaristi che a casa o in piccoli studi, da soli o in due-tre, inventano nuovi programmi da riversare nelle aziende. Adesso che il pesce persico del lago d'Orta è ridiventato com¬ mestibile (e dicono buono) dopo anni di veleni rovesciati senza rimorsi nel catino blu profondo, le terre dei rubinettai valgono una gita. Anche loro hanno contribuito a ripulire il lago che avevano (non da soli) inquinato con un sistema biologico, pare fondato sui bicarbonato, come se il grande stomaco inacidito del Cusio dovesse digerire un medioevo ecologico. Si viaggia lungo la statale Borgomanero-GozzanoOrta-Omegna, una catena ininterrotta di capannoni-stabilimenti-capannoni-villette con quell'aspetto un po' così da cui si capisce subito che invece del garage, sotto il salotto di casa, hanno la piccola officina: uno, due, tre torni. Capofamiglia, figli, un paio di dipendenti al lavoro. Ma il segreto, ci dice ancora Fortis, non è più quello di essere «piccoli» e nemmeno, come è stato nel passato, di lavorare in nero perché ai grandi esportatori (e qui ci sono aziende che mandano all'estero il 90 per cento del prodotto) non è consentito evadere. Il segreto è appartenere a un sistema omogeneo, di cultura del lavoro, del prodotto e anche di terra. Zone che nella neo-lingua della sociologia industriale hanno ribattezzato «distretti» e B wm u G wmH» ìtaffl che si stanno organizzando: il Cusio, il Biellese, 2 Verbano. Sono un «club», quasi un movimento, con un'intenzione seria, quasi politica. D'altra parte, nel Novarese, nell'Est del Nord-Ovest, in questa frangia che sente il magnetismo di Milano assai più forte che quello di Torino, non sono certo ovunque rose e fiori. Luigi Zucco, 64 anni, presidente degli industriali novaresi, dal tavolo della sua azienda di Castelletto Ticino (termostati per ambiente e altro) ci dice che in settori di prodotto poco qualificato si lamentano esuberi di personale per almeno il 30 per cento, come nel tessile della sua zona dove la concorrenza dei prodotti cinesi, coreani, di Taiwan, anche se dozzinali, si sta facendo irresistibile. Zucco espone una richiesta: «Vorremmo almeno essere alla pari con i nostri concorrenti francesi e tedeschi sul piano dei costi». Invece non è così: utili d'impresa tassati al 53 per cento, oneri sociali alle stelle. E intanto alle imprese del Novarese - testimonia il presidente - arrivano ogni settimana proposte dai dipartimenti francesi per installarsi dalle loro parti. Offrono tutto: capannoni e servizi già pronti. In quindici-venti giorni ci si può trasferire e si tratta con un unico interlocutore. Un sogno, per le nostre abituciini. Ma quanti ci vanno? «Non è così semplice», ammette Zucco, rammentando che da queste parti i giovani talvolta rifiutano un posto di lavoro solo se ci sono da fare 30-40 chilometri. Evidentemente anche gli imprenditori sono restii ai traslochi. La ricetta del presidente per uscire fuori dalle secche è fin troppo elementare: «Non vorrei esagerare, ma io credo che le cose andrebbero meglio se il mercato del lavoro fosse libero sotto ogni aspetto. In fabbrica quando c'è da fare, a casa quando non ce n'è. Flessibilità, part-time, apprendistato com'era una volta, paghe ridotte per i giovani al primo impiego». Basterebbe? Ad arrivare dall'altra parte del lago, a Omegna, (ex) capitale di pentolame e casalinghi, non si direbbe. Bialetti, Girmi, Lagostina, Calderoni, Piazza, Alessi, nomi che ci rimbombano nella testa con le note Cesare Martinetti (2-continua)
Persone citate: Alessi, Bialetti, Calderoni, Fortis, Lagostina, Novarese, Piazza
Luoghi citati: Borgomanero, Cusio, Milano, Omegna, Taiwan, Torino
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