Killer dei sassi, la caccia continua

Killer dei sassi la cada contimi Killer dei sassi la cada contimi Un fratello maggiore dei Furlan l'uomo chiave deciderà Massimo Gullino, il gip è lui. Che oggi dovrà valutare tutto, verbali, intercettazioni telefoniche, quelle frasi che incastrerebbero i tre Furlan. La prima, ad esempio. Telefonata tra Loredana Bertocco, sorella di Paolo, e un'amica. Le due parlano di quello che è successo, ricordano anche un altro lancio di sassi avvenuto nell'Alessandrino, poi una dice «Gabriele potrebbe sapere qualcosa». Quel telefono è sotto controllo, la chiamata viene registrata, finisce agli atti, è l'input che fa scattare le indagini in avanti, dopo giorni e giorni di ricerche, sopralluoghi, controlli sui giri di giovani che bazzicano la zona del cavalcavia. Dopo quella telefonata parte il blitz, tutti in procura, i Furlan e gli altri, le fidanzate, le amiche: Ma¬ COMPAGNI ot DETECTIVE TORTONA ON accusi un fratello perché ti accusa». Mino ha 20 anni e non riesce a credere a quello che dicono di Gabriele: sarebbe lui uno dei testimoni-chiave dell'inchiesta, il secondogenito dei fratelli Furlan. «Ma forse c'era anche lui su quel cavalcavia». Allora perché i tre fermati non ribattono alle accuse? «Non si va contro un fratello, non loro, rispettano l'amicizia e la famiglia». Mino, Rosaria e Marco con gli altri, quelli del bar «Teatro», da tre giorni si sono trasformati in investigatori. Quel bar nella piazza con la torre è il ritrovo della «compagnia di piazza Duomo». C'è fumo, silenzio: è un nemico ogni sconosciuto che ne varca la soglia, uno che accusa i fratelli Furlan. Dopo le cinque del pomeriggio, i ragazzi tornano davanti al tribunale per sapere e in via Emilia incrociano la sorella di Paolo Bertocco, Loredana. Un attimo per capire che la libertà è una colpa. «Adesso il cugino è fuori e gli altri sono in carcere». Si girano appena a guardarla, con sospetto e rabbia. Ma il pensiero toma ai tre accusati, a Paolo, Sandro e Sergio. «Dopo l'incidente com'era la macchina di quella donna, dentro?», chiede Rosaria: fa solo un cenno sul sangue del sedile e poi le si riempiono gli occhi di lacrime. «Ma loro sono innocenti e stiamo chiedendo a tutti quelli che conosciamo se si ricordano di quella sera di venerdì 27. Io e altri eravamo in vacanza». Molti ragazzi sono figli di famiglie del Sud e le vacanze di Natale si passano «al paese», come per Michele, che da Geia s'è trasferito a Tortona da un anno. «Ma quando sono arrivato qui mi hanno abbracciato subito e siamo usciti insieme come se fossimo amici da tanti anni. Sono bravi e gentili, affettuosi». Mino e Rosaria, fidanzati e amici dei fratelli Furlan, hanno © 1997 Editrice La Stampa SpA Ref. Trib. di Tlirino n. 613/1926 Certificato n. 3320 del ia'ia'1996 nuela, la ragazza di Gabriele, e la ex di Paolo, Elena. Seconda telefonata. Due uomini. «Tu che sai, spiegami cosa rischia mio che tira un sasso». E l'altro spiega. E' omicidio, è l'ergastolo. Un brutto affare, comunque. Ma i tre negano. Sono tranquilli, raccontano gli avvocati Guerra, Bianchi e Tava. Nonostante quella piazza che gridava «assassini», la passeggiata sotto i riflettori delle tv, una pubblica interrogato tutti, anche le ragazze dei tre: «Perché volevamo essere sicuri, anche se sappiamo che sono innocenti», spiega Rosaria. Appoggiata al muro, vuole aspettare Mino prima di raccontare. «Li conosce bene e può dire quanto sono diversi dai mostri che dicono tutti. Volevo sapere e sono andata da LA PIAZZA FORCAIOLA OROMA UELLA folla furente di Tortona, bravi abitanti di una civile cittadina che per una sera assaporano la voglia di linciaggio, fa discutere l'Italia intera. Anche il mondo della politica è restato sorpreso. O forse no. Dipende dai punti di vista. Non ci si divide nei classici schieramenti destra o sinistra, però. Semplificando, si può dire che i cosiddetti garantisti se l'aspettavano, l'esplosione di collera popolare, perché considerano pericoloso l'intreccio tra mass media e giudici. I cosiddetti giustiziahsti sono invece convinti che l'Italia intera sia esasperata dalla mancanza di giustizia e sia seduta sull'orlo di un vulcano. Capofila della visione garantista è Luigi Manconi, senatore, portavoce dei Verdi. «Per l'ennesima volta - dice Manconi - è stato mandato in gogna in diretta. «In linea teorica la condanno, ma capisco i tortonesi», dice il vescovo Martino Canessa, che annuncia «farò visita alla famiglia Furlan». Tranquilli, nonostante il sensitivo Lello Sereni, che la settimana scorsa è andato a raccontare al procuratore: «Sono tre, fratelli. Io queste cose le sento. Adesso dovete cercare una donna, e una macchina». Tranquilli nonostante don Giorgi, parroco di Santa Il cavalcavia della Torino-Piacenza da cui fu lanciato ii sasso Maria della Cavallosa, che ha dichiarato: «La sera del 27 dicembre ho visto una macchina scura ferma davanti alla chiesa. Lì vicino c'era un mucchio di sassi, volevo usarli per fare un monumento al Sacro Cuore. La mattina dopo il mucchio era smosso, qualcuno aveva preso dei sassi». Verbale dell'interrogatorio di Sergio Furlan. Dov'era la sera del 27 dicembre? «Sono tornato a casa alle 19,15, ho guardato la televisione con mia madre, tutta la sera». Ma qualcuno racconta un altro alibi: «Un giro al Bowling Club, poi a mangiare gli spaghetti a San Giuliano». Tutti a casa con la mamma o tutti in birreria? 0 tutti sul cavalcavia Cavallosa? Brunella Giovara

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