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«Non siamo noi i killer elei sussi» «Non siamo noi i killer elei sussi» Ma i tre fratelli di Tortona restano in carcere in IA A I VICINI NOSTRI E DELL'EUROPA c ARO Direttore, contribuire alla stabiità, sicurezza e prosperità del bacino del Mediterraneo, dell'area del Nord Africa e del Medio Oriente è un obiettivo tradizionale della nostra politica estera, per ragioni evidenti di contiguità geografica, di crescita demografica, di diversificazione e affidabilità delle forniture di prodotti energetici, di interscambio commerciale. Riteniamo di perseguire, in tal modo, un interesse non solo nazionale, ma anche molto più ampio, collegato con il contesto internazionale scaturito dalla fine della guerra fredda e della contrapposizione bipolare: la caduta del muro di Berlino ha spostato il «confronto» più a Sud, ai confini meridionali del nostro Paese e dell'Europa, verso il Mediterraneo, un'area dal cui sviluppo e stabilità il nostro continente non può permettersi di prescindere. TORTONA. I fratelli Paolo, Sergio e Sandro Furlan, fermati l'altra notte per l'omicidio di Maria Letizia Berdini, aspettano in carcere di essere interrogati. Il giudice li sentirà oggi, poi deciderà. Ma, intanto, «dobbiamo verificare se tutti gli autori sono stati assicurati alla giustizia, o se ve ne siano altri», annuncia il procuratore di Tortona Aldo Cuva, 24 ore dopo il fermo dei tre presunti killer dell'autostrada. I tre fratelli negano tutto, forniscono un alibi, e la madre dice: «Erano con me, sono innocenti. Fossero colpevoli, li ucciderei io». La città si divide, il giorno dopo le urla, gli sputi, i «voghamo impiccarli» gridati davanti ai palazzo di giustizia. E poi c'è un uomo chiave, in questa inchiesta complicata, un altro dei fratelli Furiali: Gabriele, 27 anni, muratore. Che avrebbe detto: «Li ho sentiti dire che avevano fatto quella cosa, e che si mettevano d'accordo». Camon, Giovata Grlgnetti e Mariotti ALLE PAG. 2 E 3 inUNA FAMIGLIA SCONVOLTA