Cultura e mercato devono convivere
Cultura e mercato devono convivere Cultura e mercato devono convivere ciali. Tanto più che le collezioni della grande borghesia si sono rarefatte. Voglio dire che il problema della «privatizzazione» dei beni culturali si pone sia al di fuori della passiva ricostituzione della passata società che dello stretto terreno giuridico. Le leggi devono sempre maturare da una convinzione culturale. Oggi l'acquirente di un'opera d'arte pensa soprattutto all'investimento e dunque, per sfuggire ai possibili controlli dello Stato, l'opera spesso finisce in cassaforte o in una banca. Ne consegue un dilagare di collezionismo sempre più ignorante. TANTI anni fa, durante una mia visita al Museo d'Arte Antica di Agrigento prima della sua ristrutturazione, il sovraintendente, con aria sconsolata, mi portò nei depositi dove si erano accumulati vasi greci del V e IV secolo, alcuni veramente preziosi, in visibile stato di deperimento e mi disse, con la semplicità del buon senso: «Vede, può chiamare questo "conservazione" del patrimonio? Ci sarebbe da arricchire più di un museo estero, senza depauperare il nostro. Vendendo una parte di questi reperti si potrebbe ottenere una somma per costruire e ordinare un nostro museo. Perché no?». STATO NEMICO? Bisogna che il privato superi il senso dello Stato «nemico», in contraddizione con il liberismo che dilaga da tutte le parti nel regime delle azioni e dei titoli in Borsa. Un esempio straordinario ci viene dalla Francia dove una mostra al Grand Palais o al Beaubourg di Parigi diventa presto un fatto di importanza internazionale. Lo Stato deve chiamare il privato a concorrere all'acquisizione e valorizzazione dei beni culturali, aiutandolo con una giusta defiscalizzazione, aiutando le banche e le grandi società a mirare i loro fondi verso la cultura importante, negando cosi contributi all'effimero, al casuale e al favoritismo. Solo in questo modo lo Stato sarà il propulsore di una cultura artistica in grado di far si che la nuova borghesia non sia indegna dei precedenti aristocratici. LA RAGIONE Una legge burocratica del 1938, che non distingue ciò che è assolutamente inalienabile da ciò che può essere materia di scambio, permetteva il deterioramento senza prospettiva e senza nemmeno provvedere al censimento, sul piano nazionale, del patrimonio stesso, pari al 30% di tutto quello mondiale. Il nuovo ministro dei Beni Culturali, Walter Veltroni, ha affrontato il problema sfatando il tabù della privatizzazione attraverso l'apertura di eccellenti musei privati a Panna e La Spezia. E' bene, infatti, non ignorare che, come una volta, gran parte delle opere d'arte sono fruibili anche in case private. IN CASSAFORTE | Tutto ciò da un lato è positivo, ma ì dall'altro è bene ricordare che non si può tornare all'epoca di una ri? gorosa separazione delle classi so¬ Raffaele De Grada critico d'arte
Persone citate: Raffaele De Grada, Walter Veltroni
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