Mostre guide e cartoline alla riscoperta delle radici

UN VIAGGIO NEL TEMPO UN VIAGGIO NEL TEMPO Mostre, guide e cartoline alla riscoperta delle radici sco Carandini nella seconda versione del 1927, pubblicata dall'editore Viassone. Nato a Colleretto e cugino del drammaturgo Giuseppe Giacosa, marchese imparentato con i Savoia, Carandini in quest'opera considerò il periodo che va dal. Seicento fino ai suoi giorni. Si occupò non solo della grande storia, ma scelse di ricordare i mercati popolari, i luoghi dove gli uomini andavano a bere, indugiando talvolta nel pettego- Pinerolese) - preludio al progetto di un museo permanente del costume tradizionale dell'intero arco alpino. In passerella sale essenzialmente il costume femminile, senz'altro uno degli elementi caratterizzanti della popolazione alpina, che, nelle sue diverse composizioni, scandiva le fasi della vita (giovinezza, matrimonio, lutto) e sottolineava la solennità, la festa e, naturalmente, la quotidianità. Il percorso che la mostra propone al visitatore si snoda tra luoghi pubblici e abitazioni private, rese disponibili per ambientare il costume in alcuni momenti della quotidianità d'un tempo, con mobili, suppellettili, attrezzi di lavoro. Segnalato da cartelli e accompagnato // Ponte Nuova dì Ivrea in una bella cartolina del 1907 Manca ancora l'edificio delfiduro Hotel Dora lezzo sui vizi privati, l'altra faccia delle pubbliche virtù, dei personaggi più noti. Bardessono ha utilizzato i cliché originali dell'edizione del '27, che hanno una storia curiosa: durante la guerra furono messi in salvo da Viassone nella cripta del Duomo; nel 1961, durante lavori di ristrutturazione, li trovarono due canonici che li affidarono al padre di Bardessono, Paolo, la cui famiglia li ha custoditi fino ad dalla musica di una ghironda, l'itinerario inizia dalla sala mostre accanto alla chiesa parrocchiale di Ruà per proseguire nella cucina di una casa privata, nel vecchio forno del paese, un tempo gestito comunitariamente, in un'altra abitazione (nella stalla seminterrata con volte a crociera in pietra e nel piano superiore controsoffittato in legno) e terminare nel palazzo comunale. Si tratta di un autentico carosello di scialli, cuffie, corsetti, sottane, grembiuli usciti in buona parte dai bauli di famiglie locali. Punto di forza del costume femminile pragelatese è lo scialle, in lana, seta o cotone, con o senza frange, decorato con ricamo floreale (quasi sempre rose), multicolore nelle tonalità più svariate, fino alle più accese, del rosso, del blu, del verde, del marrone e del viola. Lo scialle, grande e quadrato, prende nomi diversi secondo la realizzazione e secondo l'occasione del suo impiego. Le cuffie, di fogge diverse per ogni circostanza, sembrano altrettanti ventagli aperti dai quali pendono nastri in seta e velluto. Le più importanti sono confezionate in organza azzurrata, adorne di pizzo al tombolo e di fiocco in seta. Proprio la cuffia è l'elemento più prezioso del costume indossato, talvolta ancora oggi, dalle donne di confessione valdese, in particolari occasioni religiose e culturali. Completano l'abbigliamento della tradizione pragelatese, Due immagini dei «Costumi tradizionali delle genti alpine» a Pragelato

Persone citate: Bardessono, Carandini, Giuseppe Giacosa, Manca, Savoia

Luoghi citati: Ivrea, Pragelato