Dalla struttura del femore alla Tour Eiffel
Dalla struttura del femore alla Tour Eiffel Dalla struttura del femore alla Tour Eiffel I calcoli del 1889furono ispirati al reticolo di trabecole che compone l'osso HE cosa hanno in comune H un femore umano e la Tour Eiffel? Nulla, apparentemente. In realtà moltissimo dal punto di vista strutturale. Infatti se il simbolo di Parigi svetta sulla città in modo così ardito ed elegante, lo dobbiamo anche al nostro femore. Verso la fine dell'Ottocento a Parigi si decise che per l'Esposizione universale del 1889 sarebbe stata costruita ima torre in ferro alta almeno 300 metri. I calcoli statici della struttura furono affidati a Maurice Koechlin, un giovane .ingegnere che per settimane si disperò per aver accettato un tale incarico. D'un tratto Koechlin si ricordò di uno studio sugli scheletri umani e animali condotto dal suo maestro, l'ingegnere e matematico svizzero Karl Culmann, che nel 1875 aveva a sua volta ripreso gli appunti di anatomia di un medico di Zurigo. Osservando uno scheletro umano, o quello di un pollo o di un ro di Koechlin divenne facilissimo: nel progettare la Tour Eiffel egli si limitò a riprodurre lo schema base delle trabecole. Per le sue soluzioni altamente innovative Koechlin venne acclamato eroe della patria. Ma la sua genialità non sta tanto nell'aver inventato qualcosa di nuovo. Piuttosto nell'aver osservato una soluzione «naturale» per poi riprodurla in una situazione artificiale. La scienza che si occupa di questo particolare tipo di ricerche, cioè la rielaborazione in chiave tecnologica di un meccanismo naturale, è la bionica, una nuova disciplina a cavallo tra ingegneria e biologia, chimica e architettura, botanica e anatomia. Fin dalle origini l'uomo si è ispirato alla natura per risolvere j suoi problemi quotidiani. D'altra parte i cieli, i boschi e i mari non sono altro che sconfinati laboratori dove da tre miliardi di anni si conducono esperimenti di ogni bue, si può notare che il femore non è perfettamente in asse con il bacino. L'incastro tra la testa di quest'osso e il corrispondente incavo del bacino (che si chiama cavità cotiloidea dell'osso iliaco) avviene quasi lateralmente, grazie a una sporgenza inclinata del femore che alla sua sommità piega verso l'interno del corpo. Come buona parte delle ossa umane, al suo interno il femore non è fatto di materiale pieno, ma da un tessuto spugnoso, un reticolato le cui lamine (che si chiamano trabecole) a prima vista appaiono estremamente disordinate e disposte in modo casuale. Culmann si accorse che l'orientamento delle trabecole del femore non è affatto lasciato al caso e corrisponde perfettamente alle linee lungo le quali si scaricano le forze di trazione e compressione che l'osso, se incastrato «lateralmente» nel bacino, deve compiere per sostenere il peso del corpo. A questo putito il lavo¬ sorta per muoversi più velocemente, per combattere il freddo, per proteggersi dai nemici, per arrivare sempre più in alto a conquistare qualche raggio di Sole in più. Ma è nei primi Anni Quaranta che la bionica comincia a prendere corpo come disciplina di ricerca a sé stante. Purtroppo per scopi non tanto nobili: infuriava la Seconda Guerra mondiale e tutti i migliori cervelli venivano mobilitati per perfezionare gli armamenti. Negli anni successivi la bionica assunse una fisionomia sempre più delineata e nel 1960 ricevette il suo battesimo ufficiale. Il nome fu proposto da un maggiore della Marina americana, Jack Steel, che in queU'anno radunò in un convegno coloro (ingegneri, chimici, fisici, architetti, biologi, botanici e naturalisti) che portavano avanti questo tipo di ricerche. che si ricordò degli studi anatomici dello svizzero Culmann. Fu l'inizio di una nuova scienza, oggi chiamata bionica, che mette insieme tutte le discipline scientifiche, per studiarartificialmente le soluzioni escogitate dalla natura Andrea Vico
Persone citate: Andrea Vico, Eiffel, Eiffel I, Jack Steel, Karl Culmann, Maurice Koechlin
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