Nevica sulle giacche blu
FORFORA FORFORA Nevica sulle giacche blu SU tante giacche blu «nevica»: sarà la stagione? La forfora affligge il 20 per cento della popolazione adulta mondiale a partire dai 10 anni di età; e il 3 per cento soffre di dermatite seborroica, che alla desquamazione si aggiunge un'infiammazione della cute ai danni del cuoio capelluto ma talvolta anche di palpebre, ginocchia, orecchie. Varie le cause predisponenti per entrambi i disturbi, che creerebbero sulla pelle le condizioni ideali per lo sviluppo del Pityrosporum ovalis, un fungo che sembra avere una parte fondamentale nella desquamazione. A Lisbona, al V Congresso dell'Accademia Europea di Dermatologia e Venereologia, sono stati illustrati i risultati di studi sul trattamento esterno con un antimicotico, il ketoconazolo. Anche la forfora sarebbe in un certo senso una malattia, ingigantita o trascurata a seconda del'intensità del fenomeno e dela psicologia individuale. E non sembra avere preferenze di sesso, e di colore o tipo di pelle e capelli. L'orientamento medico è quello di considerare la dermatite seborroica (e, in misura minore, anche la forfora) come segnale dell'organismo. I fattori predisponenti possono essere: un eccesso di ormoni androgeni, diete squilibrate, ereditarietà, forse anche fattori ambientali come umidità, inquinamento, cambiamento di stagione; e poi stress, debolezza del sistema nervoso o del sistema immunitario (senza voler generare allarmismi, va detto che la dermatite seborroica si osserva in elevata percentuale nei malati di Hiv). In queste condizioni il Pityrosporum ovalis, che fa parte normalmente della flora cutanea, si moltiplica, passando dal 47% della flora allo stato normale al 75% in presenza di forfora e l'83% nella dermatite. Risalgono all'Ottocento le prescrizioni antiforfora e antidermatite, a base di zolfo, del medico francese Sabou1 raud, che si riferiva al fungo come «Malassezia ovalis» (dalla prima definizione di Malassez del 1874). In seguito si sono adoperati corticosteroidi e antinfiammatori per controllare la produzione di sebo. Gli studi sul ketoconazolo nella cura dulia dermatite seborroica sono iniziati nel 1978 con terapie orali; nel 1982 è stato sperimentato sotto forma di shampoo; impiegato da alcuni anni, ora disponibile in varie concentrazioni per le forme leggere di dermatite e per la forfora, per un'azione di attacco e di mantenimento. Ridurrebbe drasticamente la presenza del fungo, con effetto più durevole rispetto ad altri trattamenti; finora non sono stati osservati effetti collaterali. Uno studio attualmente condotto in Belgio da De Doncker, Piérard e Baeten, i cui risultati parziali sono stati pubblicati sul Journal d'Actualité Dermatologiques Belges, apre una debole speranza sugli effetti del ketoconazolo anche nella calvizie incipiente (Alopecia androgenica): si vuol capire se il famigerato fungo sia un fattore di infiammazione cronica. I miglioramenti sarebbero osservabili ma in tempi molto lunghi. E l'acne, la psoriasi? Ci sono alcune ipotesi, e qui ci fermiamo, perché, ad esempio, se la terapia di mantenimento con ketoconazolo può in molti casi essere soddisfacente, un soggetto con forfora su 10 non risponde al trattamento. Niente bacchetta magica, ma una strada comunque interessante. Ma in che misura la forfora è sentita come problema? In generale, esistono tre categorie di soggetti, come spiega Ruggero Caputo, direttore dell'Istituto di Scienze dermatologiche dell'Università di Milano: «Gli "ansiosi" esasperati dal "look", circa un terzo dei soggetti, gli unici che si rivolgono al medico o al farmacista; i moderatamente attenti all'estetica, un altro terzo; infine i poco attenti, che lo considerano un "difetto" estetico, comprano lo shampoo dell'ultima pubblicità e tendono a lavarsi i capelli troppo spesso aumentando il grado di acidità della pelle e la desquamazione». Rosalba Giorcelli
Persone citate: De Doncker, Rosalba Giorcelli, Ruggero Caputo
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