Cefali contro trote

IN PERICOLO IN PERICOLO Cefali contro trote Allarme per molte specie di pesci Una biodiversità da tutelare Il 25 per cento delle specie è endemico delle acque italiane □L 25 per cento dei pesci delle acque italiane appartiene a forme endemiche, cioè che esistono solo nel nostro Paese; considerando anche le forme subendemiche, cioè quelle che vivono prevalentemente in Italia ma che sconfinano anche in territori contigui, si arriva al 40 per cento. Come dire che se queste forme dovessero scomparire dal nostro paese sarebbero perdute per sempre sulla faccia della Terra. Adesso il Wwf lancia un allarme: alcune di queste forme sono davvero in pericolo, è in corso un attentato alla diversità biologica di fiumi, laghi, torrenti, rogge d'Italia. Vi sono specie che scompaiono in certi bacini, altre introdotte dall'esterno che «inquinano» quelle autoctone, altre ancora che fanno sparire le popolazioni locali e vi si sostituiscono, come documenta uno studio compiuto per il Wwf dagli ittiologi Sergio Zerunian e Anna Rita Taddei. Le cause? L'inquinamento industriale, quello organico degli scarichi urbani, quello provocato dalle attività agricole con gli scarichi degli allevamenti, con i fitofarmaci e i diserbanti, la costruzione di dighe, il prelievo di acqua e ghiaia, la pesca indiscriminata e il bracconaggio, la cementificazione e la folle pratica di «raddrizzare» i corsi d'acqua. Le dighe colpiscono in particolare le specie migratrici che risalgono i fiumi per riprodursi; dovrebbero essere accompagnate da «scale di risalita» grazie alle quali i pesci siano messi in grado di superare gli improvvisi dislivelli creati dagli sbarramenti. In realtà in Italia ne esistono ben poche e ciò spiega perché a monte degli invasi sono spariti gli storioni (un tempo si pescavano anche nel Po a Torino), le lamprede di fiume o le alose. L'inquinamento organico dovuto agli scarichi urbani e degli allevamenti ha, tra l'altro, l'effetto di modificare le diverse «zone» di cui è composto il fiume, riducendone la diversità ambientale. Si riducono le zone di acqua limpida e ossigenata. «Di conseguenza si verificano consistenti modifiche nelle comunità ittiche - afferma la ricerca di Zerunian e Taddei - e vengono avvantaggiate le specie tipiche del tratto medio di un corso d'acqua come per esempio il triotto (Rutilus erythrophtalmus), la scardola (Scardinius erythrophtalmus), e alcuni ciprinidi di origine alloctona, a svantaggio dei salmonidi e delle altre specie tipiche del tratto alto e medio di un corso d'acqua». Nel lago di Fondi, basso Lazio, in seguito all'aumento dell'inquinamento organico e della salinità, molte popolazioni indigene rischiano di sparire mentre dominano specie estranee come il carassio dorato (il comune pesce rosso che si tiene in casa), o i cefali e i muggini di provenienza marina. Effetti analoghi hanno le canalizzazioni e la cementificazione dei corsi d'acqua (l'assurda «cura» che solitamente viene praticata ai fiumi dopo uno straripamento: scompaiono le curve e di conseguenza le zone dove l'acqua rallenta, scompaiono gli avvallamenti dove è maggiore la profondità e quindi scompaiono gli habitat di lucci, scardole, carpe). La cementificazione degli alvei e il continuo prelievo di ghiaia distruggono gli anfratti di cui hanno bisogno per deporre le uova il ghiozzo di ruscello, il ghiozzo padano, il barbo e il barbo canino. Persino il ripopolamento fatto senza precisi criteri ha spesso effetti disastrosi, così come l'introduzione di nuove specie. Spesso i ripopolamenti sono effettuati con avannotti raccolti in acque distanti centinaia di chilometri e ciò provoca «variazioni della biodiversità delle comunità ittiche» dice la ricerca. L'inquinamento genetico sta provocando la scomparsa della trota marmorata, indigena della parte sinistra del bacino del Po, e della trota macrostigma propria dell'Italia penin- Ó e o e i IL PISCE GATTO: UNA CALAMITA' 11 pesce gatto, originario dell'America settentrionale, fu portato in Europa alla fine del secolo scorso. Grazie alla sua prolificità e robustezza si è diffuso con rapidità in ogni ambiente di acqua stagnante. Voracissimo, mangia molluschi, crostacei, larve oltre a uova e avannotti degli altri pesci. Per i pescatori è una calamità perché si avventa sulle loro esche, destinate a prede più pregiate, ingoiandole profondamente tanto da rendere impossibile il recupero dell'amo. Impossibile scacciarlo da un laghetto: anche se lo si prosciuga lui riesce a vivere tra la melma per mesi pronto a riprendere l'attività appena tornerà l'acqua. i e sulare tirrenica, della Sicilia e della Sardegna. L'immissione di nuove specie si è rivelata in passato una pratica rischiosa; senza voler andare agli antichi disastri provocati dall'introduzione del persico sole e del pesce gatto basta ricordare che il recente arrivo nelle nostre acque del siluro comincia a far sentire negativamente la sua presenza nelle comunità ittiche in cui si è indebitamente introdotto. Responsabili anche la cementificazione dei corsi d'acqua che modifica gli habitat e ripopolamenti con avannotti «estranei» IL PERSICO SÓLE: BELLO E IMMANGIABILE Anche il persico sole è stato portato in Europa alla fine del secolo scorso per accrescere le specie pescabili a lenza ma è sfuggito al controllo ed ha invaso tutte le acque italiane. E' un pesce bellissimo, dai colori sgargianti (verde, blu, giallo, arancio e una macchia rossa sull'opercolo) che può arrivare a 20 centimetri. Immangiabile perche pieno di dure spine. E' un predatore famelico di uova e avannotti di altre specie tanto che nel suo regno di solito crea il deserto. La sua prolificità è tale che in molti bacini gli individui in numero molto elevato non superano i 3-4 centimetri di lunghezza. UN FEROCE PREDATORE VENUTO DALL'EST: IL SILURO Il siluro europeo o «del Danubio» ha il suo habitat nell'Europa centrale e orientale, in Asia occidentale, nel Caucaso e in Anatolia, dove può raggiungere i 3-4 metri di lunghezza e 2-3 quintali di peso. A partire dalla fine degli Anni 70 è comparso nel Po e nella parte bassa di alcuni dei suoi affluenti con sempre maggiore frequenza, segno che si sta adattando bene. Alcune catture sono avvenute anche in altri fiumi, per esempio nell'Arno. E' un predatore che attacca anche gli adulti delle altre specie. Dove è presente da più lungo tempo già si nota una diminuzione degli esemplari delle specie autoctone.

Persone citate: Anna Rita Taddei, Sergio Zerunian, Taddei, Zerunian