Il pioniere della scienza nei giornali di Piero Bianucci

Il pioniere della scienza nei giornali DIDIMO OL mondo del volo in parapendio vive durante la stagione invernale un momento di particolare frenesia: nel periodo intorno all'inizio dell'anno sugli altipiani dell'Africa del Sud si verificano infatti particolari condizioni meteorologiche che permettono voli eccezionali, con record di distanza e di quota che, tenendo conto della semplicità del mezzo impiegato, lasciano davvero stupefatti. Questi primati dimostrano anche il grande progresso tecnico raggiunto dal velivolo meno costoso e (apparentemente) più semplice che esista, il cui sviluppo è basato su raffinatissime ricerche tecnologiche ed è totalmente separato da quello del paracadute ad ala, poiché questi due attrezzi, pur provenendo da radici comuni, hanno impieghi molto differenti: mentre il paracadute permette di posarsi a terra incolumi dopo la caduta libera, il parapendio è un aliante flessibile, con il quale è oggi possibile volare per ore, percorrendo centinaia di chilometri senza scalo e guadagnando migliaia di metri di quota rispetto al punto di decollo. Nell'altopiano a Nord di Joannesburg e nel deserto della iMamibia, a poca distanza dal Tropico del Capricorno, nel periodo del solstizio d'inverno (21 dicembre) il grande calore sviluppato dall'irraggiamento solare scalda enormi masse d'aria, le «termiche», che salgono condensandosi in nubi cumuliformi, spesso disposte in lunghe file approssimativamente rettilinee, note con il nome di «strade di cumuli». E' grazie a questa particolari condizioni, quasi impossibili altrove, che si possono realizzare questi fantastici voli. I piloti decollano generalmente al traino di veicoli poiché l'altopiano (1200/1300 metri sul livello del mare) è poco dotato di rilievi adatti all'involo, e vengono sganciati a circa 300 metri di quota, per poi iniziare a salire sfruttando le termiche. La salita non supera la base dei cumuli, che in quel territorio spesso arriva a 6000 metri. A quel punto il pilota inizia a seguire le «strade» tracciate dalle nubi effettuando una serie di planate con il vento in coda, intervallate dallo sfruttamento di altre zone ascendenti che gli consentono di riguadagnare la quota perduta, finché le condizioni lo permettono. L'attrezzatura usata per ^j^ Il pioniere della scienza nei giornali EM passato un anno dalla scomparsa di Didimo, all'anagrafe Rinaldo De Benedetti, pioniere del giornalismo scientifico nel nostro Paese. A ricordarcelo è un libro intitolato «Che cos'è: le parole della scienza», edito dalla Cuen di Napoli e promosso dall'Ugis, l'associazione che riunisce i giornalisti scientifici italiani. Per i lettori di «Tuttoscienze» queste pagine avranno qualcosa di familiare. Sono infatti una scelta delle schede didattiche che Didimo, con grande rigore e capacità di sintesi, scrisse per questo supplemento negli Anni 90: si va da inerzia a Big Bang, da neutrone a radar, da laser a plasma... Paola De Paoli, presidente in carica dell'Ugis, e Giancarlo Masini, presidente onorario, nel trentesimo anno di questa associazione, giustamente hanno pensato che questo libro fosse il modo migliore per rendere omaggio a Didimo e, insieme, a un genere giornalistico che gli deve molto. Scomparso a 92 anni nei primi giorni del 1996, originario di Cuneo, modesto fino alla ritrosia, Didimo si era laureato ingegnere: esordi progettando macchino elettriche in una azienda di Milano. Ma in quegli anni il regime fascista andava imponendo a tutti almeno una tessera. L'ingegner De Benedetti rifiutò, e così rimase senza lavoro. O meglio, senza «quel» lavoro, perché seppe subito inventarsene un altro, che si sarebbe poi evoluto nel mestiere del giornalista scientifico: divenne redattore dell'Enciclopedia Treccani, strana isola culturale dove, pur all'ombra del regime, rimanevano margini per le persone di qualità. Lì Rinaldo De Benedetti, redigendo voci scientifiche e tecniche con la chiara eleganza dell'umanista, ebbe rifugio fino al 1938, quando il giro di vite delle leggi razziali lo mise un'altra volta alla porta. L'accolse allora un editore milanese, Aldo Garzanti, e lo tenne con sé come clandestino per sette anni. Fondatore e direttore della rivista «L'Illustrazione scientifica», Rinaldo De Benedetti fu poi chiamato a collaborare al «Corriere della Sera». Così, nell'estate 1945, per primo in Italia diede notizia della bomba atomica lanciata su Hiroshima e ne spiegò, per quel che allora si poteva sapere, il meccanismo di funzionamento. L'articolo comparve in prima pagina ma senza firma. Nel 1947 il «Corriere» formalizzò il rapporto di collaborazione invitandolo a scrivere sotto pseudonimo. De Benedetti scelse quel Didimo che non avrebbe mai più abbandonato, ispirandosi a un'opera del Foscolo, «Notizia intorno a Didimo Chierico». Durò poco. Fattosi divulgatore dei problemi demografici, Didimo si battè per l'abolizione dell'articolo 553 del Codice Penale che vietava la diffusione di informazioni sui sistemi anticoncezionali: e la collaborazione al «Corriere» venne bruscamente interrotta. Su invito di Giulio De Benedetti, Didimo passò allora a «La Stampa», dove sarebbe rimasto fino ai suoi ultimi giorni. Il primo articolo porta la data del 2 novembre 1953, l'ultimo comparirà 42 anni dopo, il 15 novembre 1995, sul supplemento «Tuttoscienze»: emblematicamente, come in un cerchio che si chiude, riguardava ancora la questione demografica. In mezzo, circa 1300 articoli sugli aspetti più vari della scienza e della tecnologia, ma anche opinioni di «Terza Pagina» su temi etici e sociali, e persino recensioni letterarie: è memorabile quella dedicata alle «Storie Naturali» che Primo Levi aveva pubblicato nascondendosi sotto il falso nome di Damiano Malabaila. Si incontravano così non soltanto due pseudonimi ma anche due culture affini: entrambi erano di formazione scientifica, entrambi con il gusto della buona letteratura, entrambi spinti allo scrivere da una motivazione civile e morale prima ancora che estetica. I libri di Didimo sono tanti: tra gli altri, «Il problema della popolazione in Italia», «L'aneddotica delle scienze», «Siamo troppi in questo mondo inquinato», «L'inquinamento da radiazioni»... Ma una citazione a sé merita quello a cui Didimo fu più affezionato, la raccolta di poesie «Modi antichi», pubblicata da Guanda nel '64 sotto il nome di Sagredo, personaggio del «Dialogo dei massimi sistemi» di Galileo. Per l'incursione nella poesia l'ingegnere aveva voluto uno pseudonimo al quadrato. Piero Bianucci

Luoghi citati: Africa Del Sud, Big Bang, Cuneo, Didimo Chierico, Hiroshima, Italia, Milano, Napoli