MELVILLE PICCHIAVA MOGLIE E BALENA

MELVILLE PICCHIAVA MOGLIE E BALENA MELVILLE PICCHIAVA MOGLIE E BALENA Sotto processo Vautore diMoby-Dick zione di biografie o di contri' buti biografici melvilliani. tutti, si badi bene, ad opera di studiosi per lo più accademici e con le carte in regola. Cominciamo dalla fine. E' uscito il primo volume di ben 941 pagine, Herman Melville. A Biography 1819-1851 di Hershel Parker, professore all'Università di Delaware. Lo ha preceduto di pochi mesi Melville. A Biography di Laurie Robertson-Lorant, assai più agile ma di notevole qualità, pure di matrice accademica. Tra l'altro, Parker è uno dei curatori dell'edizione critica delle opere complete di Melville, la NorthwesternNewberry, di cui sono apparsi finora tredici volumi. Facciamo un passo indietro, rammentando che, nelle pieghe oscure di una rivista specialistica, un modesto reverendo protestante, Walter D. Kring, aveva pubblicato nel '75 alcune lettere inedite di familiari della moglie di Melville, Elizabeth, che gettavano una luce assai sinistra sul comportamento coniugale dello scrittore, aggressivo e violento, e sei anni dopo una riedizione commentata delle lettere, a cura della Melville Society, era esplosa come una bomba. Del resto nel suo splendido libro del '47, pubblicato in italiano nel '72 da Guanda, Chiamatemi Ismaele, Charles Olson, personalità di punta dello sperimentalismo poetico americano, aveva scritto: «Melville restava periodicamente violento verso la moglie». Così, entriamo nel-territorio minato del femminismo e del politically correct. Una giovane e agguerrita studiosa della Ohio State University, di nome Elizabeth Renkers, servendosi dell'epistolario Kring e di altri documenti, nel '94 pubblica sul serioso e autorevole American Literature un ampio saggio il cui titolo è tut¬ HERMAN MELVILLE A biography Hershel Parker The Johns Hopkins University Press pp. 941 Dollari 39.95 Descritto come violento, misogino, omosessuale e causa del suicidio del figlio. Le femministe: «Vietiamolo a scuola» ERMAN Melville, l'autore di Moby-Dick, il supremo classico americano (consiglio pedante a Santoro: si scrive con il trattino) picchiava la moglie e la spingeva giù per le scale tornando a casa ubriaco? Era misogino? O, addirittura, provava pulsioni omosessuali? A dire la verità, nel suo provocatorio e tuttora vitalissimo Amore e morte nel romanzo americano, Leslie Fiedler aveva individuato una costante omosessuale in Moby-Dick e anche in Huckleberry Finn di Mark Twain, mandando in bestia Hemingway. Ma aveva lavorato dall'interno, sul testo, per nulla interessato ai dati strettamente biografici. Invece, nel momento in cui la Francia accoglie Melville nella Plèiade dopo averlo considerato a lungo una sorta di Verne americano - pur se alla traduzione di Moby-Dick, apparsa nel '41, pose mano uno scrittore della statura di Jean Giono - negli Stati Uniti si assiste a una vera e propria eru¬ to un programma: «Herman Melville, le percosse alla moglie e la pagina scritta». Rammentando pure l'unica, sino allora, biografia in chiave psicologica di Melville, ad opera di Edwin Haviland Miller, ove si legge: «Veneriamo l'arte, ma compiangiamo Elizabeth», cioè la moglie, Renkers spara a zero sull'uomo e si sforza in qualche modo di salvarne l'opera, con ingegnosi salti mortali. Altre femministe, meno sottili di lei, si domandano addirittura se non sia politicamente corretto purgare le opere di Melville dai programmi scolastici. Qui sta il nocciolo del problema, e va ben oltre Melville, come lucidamente e vivacemente ha sottolineato Philip Weiss, il quale si dichiara melvilliano a tutti gli effetti, in un articolo apparso sul New York Times Nagazine del 15 dicembre scorso, con il titolo spiritosamente inventivo «Herman-Neutics», ove si coglie il gioco di parole con l'ermeneutica, la quale ovviamente privilegia il testo. Dunque, si chiede Weiss, il testo è ancora decisivo? I «New Critics», gli strutturalisti e i post-strutturalisti, i decostruzionisti, ci avevano ammonito che contava soltanto il testo, e che la vita dell'autore non contava praticamente nulla. Ora, quando c'è chi sostiene che queste scuole siano agonizzanti e dopo un bagno di neostoricismo, per tacere dei post-marxisti, cambiamo rotta? Com si è destreggiato Parker? Il testo lo ha in gran parte ibernato, e ha fornito un mucchio di infiniti particolari di notevole o scarsa importanza. L'omosessualità, la misoginia, per lui sono falsi problemi. In compenso, ha recuperato, in un sin qui ignoto giornaletto del Vermont, il resoconto di una scena indimenticabile: LA PAROLA ALL'ACCUSA

Luoghi citati: Francia, Ohio, Stati Uniti, Vermont