I TORMENTI DI STENDHAL

I TORMENTI DI STENDHAL I TORMENTI DI STENDHAL Tutti i romanzi e i racconti nei Meridiani Mondadori Inaugurano l'opera omnia «Armarne» e «Il Rosso e il Nero » Ma che cosa in lui abbia fatto scattare di colpo, alla line del gennaio del 1826, quando ormai aveva 43 anni, la molla dell'invenzione narrativa, resta un mistero. Fino a quel momento, senza mai abbandonare del tutto il sogno di diventare un drammaturgo celebrato e corteggiato, aveva scritto biografie di musicisti e di pittori e guide di viaggio, imprimendo l'impronta del suo estro alle fonti che Uberamente saccheggiava e trasformando i generi più neutri e oggettivi in manifestazioni del suo straripante egotismo e in breviari di una sua caparbia chasse au bonheur. Ma di romanzi neppure un abbozzo o la minima parvenza di un progetto. Crouzet, che del pensiero e dell'opera di Stendhal padroneggia ogni dettaglio, si è messo a sondare questo silenzio e, cucendo tra loro i più flebili e a volte contraddittori indizi che vi ha saputo reperire, ha potuto dimostrare che quella del tout seigneur tout honneur». Per dare il massimo rilievo all'ingresso di Stendhal nei «Meridiani» l'editore ha avuto la felice idea di chiedere un'introduzione a Michel Crouzet che ne è oggi il più eminente specialista e questi, anziché cavarsela riassumendo nelle solite venti cartelline le cose egregie che su Stendhal aveva già detto e scritto, ha affrontato e sviscerato in duecento fitte pagine un problema cruciale che la critica stendhaliana aveva finora preferito considerare insolubile e comunque non si era mai posta con altrettanta brutalità: come e perché Stendhal è diventato romanziere. Su Stendhal - in cento e più anni di scoperte e di meticolose letture di tutto ciò che lo scrittore aveva lasciato dietro di sé, opere a stampa, lettere e miriadi di appunti vergati su ogni spazio utile, margini di libri, pagine interfogliate, conti della spesa e lembi di biancheria - si conosce praticamente tutto. E l'appassionata sagacia di beylisti agguerriti è riuscita a ricostruire quasi per intero la verità dei fatti che egli aveva camuffato, falsato o taciuto dietro una intricatissima trama di pseudonimi, alibi, censure, denegazioni e millanterie. romanzo è stata una vocazione, sì, «tardiva e imprevista», ma tutt'altro che fortuita. Passo dopo passo, muovendosi con finezza e decisio romanzo è stata una vocazione, sì, «tardiva e imprevista», ma tutt'altro che fortuita. Passo dopo passo, muovendosi con finezza e decisione in un labirinto di implicazioni psicologiche, estetiche e morali, ha ricostruito la lunga altalena di attrazione e rifiuto che in una zona molto profonda della sua interiorità Stendhal ha sempre nutrito per il romanzo fino ad un approdo finale, con Armance, che appare ineluttabile e tardivo per la stessa semplice e comune ragione che lo scrittore, «era già nel romanzo prima di scrivere romanzi». Questa archeologia del romanzo stendhaliano non costituisce un brillante fuordopera né un mdigesto mattone: è il documentato e avvincente racconto critico di un antefatto che in un'opera dedicata allo Stendhal narratore e romanziere non poteva in alcun modo rientrare, ma che per la conoscenza dello scrittore è indispensabile quanto II Rosso e il Nero, La Certosa di Palma e le poche altre opere che costituiscono la parte più visibile (e per il vasto pubblico più ap¬ petibile) di un fenomeno letterario multiforme ma dotato di una profonda e suggestiva coerenza. Il volume - il primo dei tre che raccoglieranno tutti i Romanzi e racconti - è all'altezza di un così importante preambolo: le traduzioni sono di Maurizio Cucchi, un poeta che da tempo ha messo la propria sensibilità linguistica al servizio dei classici francesi, e la cura dell'apparato critico, delle introduzioni e delle note è affidata alla competenza e alla sensibilità di Mariella Di Maio. Accanto ad un capolavoro assoluto come II Rosso e il Nero presenta Armance, il discusso e sfortunato romanzo d'esordio, famoso soprattutto per la sua curiosa peculiarità di ruotare attorno ad un mistero che resta fino alla fine insoluto e affidato, con un gioco di allusioni sempre troppo ambigue e pudiche, all'intuito del lettore. Difficile immaginare due romanzi più dissimili, anche a tener conto della loro comune natura ipertestuale - di opere cioè che nascono come riscritture e rielaborazioni di storie preesistenti - che la curatrice acutamente evidenzia o dell'ambizione di lottare contro l'impossibile che in qualche misura apparenta i loro protagonisti, Octave de Malivert che contrappone un disperato amore alla propria impotenza fisica e Julien Sorel che affronta in una sola strenua battaglia il fantasma della sua nascita plebea e le insidie dei tempi meschini in cui gli è toccato di vivere. Per molti Armance sarà una scoperta, e per coloro che hanno imparato ad apprezzare i romanzi che, da Sterne a Perec, mettono in discussione le convenzioni del genere e in crisi il patto di non belligeranza tra autore e lettore, un sottile piacere. Nulla comunque in confronto a 7/ Rosso e il Nero, dal quale ad ogni rilettura si può essere certi di trarre qualche nuova - e aspra - delizia. Giovanni Sogliole .* 1 ■ami ■ I i>4 » mmm ** $i m.i.il.■ f •• %W-!

Persone citate: Crouzet, Giovanni Sogliole, Julien Sorel, La Certosa Di Palma, Mariella Di Maio, Maurizio Cucchi, Michel Crouzet, Perec, Sterne