LA SOGNATRICE CLANDESTINA

LA SOGNATRICE CLANDESTINA LA SOGNATRICE CLANDESTINA Le «visioni» della Bulgheroni APPRENDISTA DEL SOGNO Marisa Bulgheroni Donze//i pp. 141 L. 25.000 HI non sia mai stato dimezzato dal colpo di spada di una partenza, di una morte, di una metamorfosi, non conosce i cimenti dell'iniziazione all'invisibile». Marisa Bulgheroni, nei suoi algidi racconti, decompone la realtà per ricomporla fantasticamente, la essicca, la svuota, la dissangua per «redimerla». Come accade a una figura di questa lunga visione narrativa, «santificata da una totale sordità». E' un viaggio onirico in diciannove stazioni e un autodafé quello che si è invitati a fare con la pazienza della clessidra. Non a caso intitolato Apprendista del sogno. Elegantemente, appassionatamente calata negli universi di Virginia Woolf, Katherine Mansfield, Emily Dickinson (ne sta curando per i Meridiani Mondadori tutte le poesie), Marisa Bulgheroni di meditazione in meditazione richiama piuttosto alla memoria i versi del polacco Herbert: «Solo i nostri sogni non sono mai stati umiliati». «Le due tartarughe giacevano accostate sulla bianca spiaggia lunare...». L'incipit custodisce un omaggio alle lontane stagioni in cui la signora si scopriva giornalista per Lorenzo Mondo Ingeborg Bachmann tra le poetesse chiamate a raccolta da Guido Davico Bonino nell'Antologia per gli Oscar Mondadori la rinuncia esplicita ad ogni etichetta di comodo. Il libro sulle «poetesse» (poesia con determinazioni) è invece una galleria di cinquantacinque voci cronologicamente disposte secondo la data di nascita nell'arco di un secolo. Si va dalla russa Zinaida Gippius (1869-1945) all'italiana Nadia Campana, morta suicida a Milano nell'85: la maggior parte europee, qualcuna americana (Stati Uniti e America Latina), tutte «occidentali», tutte sobriamente raccontate nelle biobibliografie poste in appendice. Se resta una bella lacuna di mondo, già quanto è raccolto qui basta a dare l'idea di una parola in eterno conflitto, ricca di eccessi e di trasgressioni, di bestemmie e di invocazioni. Ma sempre tersa e cristallina come nel Cencio dell'irlandese Caitlìn Maude; libera, chiara e bella come nell'invocazione del Discorso ed epilogo dell'austriaca Ingeborg Bachmann. Parola capace di vincere ogni cautela, di trasformare ogni ipotetico femminino nell'esistenza dell'unico corpo possibile. Quello del testo. Giovanni Tesio «Comunità» e per «Il Mondo». Le «brune corazze dilavate» - nature morte nella sabbia delle Canarie rimettono in moto i carri armati, le loro carcasse, avvistati nel deserto egiziano, un reportage Anni Cinquanta. Ciò che fu così rinasce (o risorge) trasfigurato. «Noi siamo le api dell'invisibile Rilke, dopo Herbert, offre un'ulteriore chiave d'accesso -. Noi raccogliamo incessantemente il miele del visibile per accumularlo nel grande alveare d'oro dell'Invisibile». Ecco l'«esercizio» o il voto (una pulsione religiosa, o, meglio, mitica sembra dominare) che Marisa Bulgheroni via via affina, scioglie: «Sconfinare, clandestina, oltre le linee della vita quotidiana». Raggiungendo la vetta nel «Guanto», un'armonia sinceramente jamesiana. «Nel buio mi concentrai: una teoria potrebbe salvarmi. Dunque: un guanto, il furto di cinque dita, l'ombra di un palmo aperto che ti deruba della luna, agguato di una Particolare da V meer cartomante, o la mano amputata della scrittura impossibile?». La scrittura, in vero, è l'unguento della Bulgheroni, l'arma impropria che libera il sortilegio: disinnescare l'umana, materica condizione, di impeccabile metafora in impeccabile metafora («Gli odi familiari si sono scontrati come imperialismi moribondi su uno scoglio isolato in mezzo all'oceano»). L'apprendista del sogno, ovvero un artificiere, un angelo nero che mura gli inferni terreni, quindi sollevandoli e accompagnandoli «lontano da dove». Alla moviola si avvicendano scene di guerra e di festa turbata, fervidi sprazzi di rancore e pallide infanzie, laghi tenebrosi e lotte (o agonie) con 2 «doppio», con l'altro se stesso. «Mi chiedevo se conoscere il proprio giustiziere comportasse un morire di meno...». Particolare da Vermeer Bruno Quaranta Rivista di ricerca letteraria «Anterem» PREMIO NAZIONALE DI POESIA LORENZO MONTANO per opere di poesia edite e inedite UNDICESIMA EDIZIONE Comitato d'onore S. Agosti, F. Curi, G. Finzi, G. Gramigna, G.P. Marchi, A. Zanzotto Richiedere il bando alla sede del Premio via Zorzi 9 • 37138 Verona • tel. 045-8036494 LUNEDI

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