Sull'Isola della Prigione senza sbarre

Sull'Isola della Prigione senza sbarre Sull'Isola della Prigione senza sbarre Così vivono gli italiani condannati all'ergastolo DAL NOSTRO INVIATO Sull'Isola delle Prigioni la raccontano come una vacanza alternativa. «I due italiani stanno benone, molto meglio dei duecento maldiviani», dice la guida del «Mango Shop». Stanno bene perché possono fare un bagno al giorno e non una volta al mese, la sera cucinano spaghetti e non mangiano brodaglia, il frigorifero è pieno di succhi di frutta e hanno anche l'aspirina. Insomma: di cosa si lamentano questi signorini che stanno addirittura nella Sezione Europa, una cella tutta per loro, un tedesco e uno svizzero che si cniama Hans Zimmerman? Uno aveva quattro semi di cannabis e l'altro meno di un grammo di hashish. Per la legge maldiviana sono pericolosi criminali da «pena indeterminata», l'ergastolo. E meno male che non sono finiti a Singapore, dove li impiccano all'alba. In qualsiasi altro Paese del mondo si sarebbero presi una multa o poco più? E che importa, qui siamo nelle splendide Maldive e Stefano Ghio e Davide Grasso da quasi un anno là dentro sono e là dentro restano. Nell'Isola delle Prigioni. Non è servito a novembre un incontro a Roma tra il presidentissimo Maumoun Abdul Gayoom e Oscar Luigi Scalfaro. Non servono le pressioni di Farnesina e ambasciata italiana nello Sri Lanka. Inflessibili i maldiviani. Musulmani rigorosi nell'applicare una legge voluta nel novembre '95 da tutti i 48 deputati del parlamento e applicata per la prima volta a febbraio, proprio con Ghio. Dall'India eroina e cocaina sono già arrivate, Male ha imparato a cono- scere la microcriminalità della droga e la legge si è fatta spietata. «Pena indeterminata», a vita. L'Isola delle Prigioni si chiama Himmafushi ed è a mezz'ora di motoscafo da Male. 760 abitanti, quasi tutti pescatori. I turisti arrivano in comitiva dai villaggi vacanze, comprano borse made in Egitto al «Mango Shop» e non sanno che là in fondo, oltre il cimitero e il campo di calcio in sabbia e corallo pestato, c'è il carcere. Non si potrebbe andare, ci vorrebbe un permesso dell'Amministrazione degli Atolli e della «Prison Division». Permessi assicurati, in parte concessi e infine revocati. Il carcere è all'estremità dell'isola, invisibile, una lingua di palme e sabbia. Accanto stanno costruendo il «Centro di rieducazione drogati», e quando sarà pronto le Prigioni lasceranno l'isola. Attorno, tra spazzatura, sacchetti di plastica, insetti e scarti di cocco, una rete che finisce in mare è la barriera. Due guardie in maglietta rossa, il frustino appoggiato al bidone di latta, hanno l'ordine della «Prison Division». «Allontanarsi». Cento metri più avanti, protetto da altre guardie in maglietta, frustino e bicicletta, un muro di cemento alto tre metri. Oltre il muro, la palazzina del carcere guarda sulla piccola spiaggia battuta da un vento che viene dall'Est e non smette mai. «Gli italiani stanno bene - ripete George, l'omino del "Mango Shop" - io li ho visti quando sono andati a prendere la barca per andare dal medico a Male. Se fanno i bravi tra qualche mese saranno liberi. Qui da noi è così, come ti mettono dentro ti rimettono fuori: è successo anche a me, tre mesi con l'accusa di furto e tutto è fi- mesi di trattative. Ovvio che a Ghio e Grasso non basti. Dal giorno dell'arresto sentono ripetere che stanno per tornare a casa, che ci vuole soltanto un poco di calma, quella calma maldiviana che infastidisce chi è sulle isole delle vacanze e figurarsi chi è sull'Isola delle Prigioni, ergastolano per quattro semi e qualche spinello. Mohamed Munawwar, quarantenne, università in Canada, è il procuratore generale delle Maldive. Ha chiesto e ottenuto la condanna di Ghio e Grasso e risponde come un magistrato italiano: «E' stata applicata la legge». Il suo ufficio ha le tende a fiori, il divano a fiori e fiori di carta nei vasi. Lui ha la penna d'oro ne) taschino della camicia bianca e si spiega grattandosi la barbetta nera: «Lo so bene che da voi non è reato, ma la nostra legge stabilisce che non si guarda alla quantità di droga. Come è scritto in aeroporto e su tutti i depliant turistici è reato portarla alle Maldive e basta». Il suo segretario, con il notes appoggiato su un grande pancione, verbalizza l'incontro. La legge è legge, dice il Procuratore. E a Male si rispetta quella degli uomini come quella del Corano. nito. E poi tra un anno ci sono le elezioni, vedrete il Presidente concederà l'amnistia a tutti». Calma, dunque. La calma maldiviana. La stessa che s'incontra negli uffici del Governo e del Presidente. Una calma che vuol essere rispettata, come sa bene Italo Di Muccio, ambasciatore italiano a Colombo con competenza sulle Maldive. Per Ghio e Grasso il massimo è stato ottenere una «condizione ad hoc», la possibilità di stare assieme con cucina e servizi e rifornimenti da Male. Impossibile per i maldiviani, possibile per gli italiani, ma soltanto dopo Anche Munawwar chiede tempo e calma. «Sto valutando il trattato che si potrebbe firmare con l'Italia», conferma. Lo stesso trattato, già siglato con la Thailandia e adottato da Inghilterra e India, che prevede il ritorno in patria di chi è condannato all'estero. Per via diplomatica, rispondendo alla lettera del ministro degli Esteri Lamberto Dini, i maldiviani si sono dichiarati disponibili ad iniziare la trattativa. Resta da fissare la data, e ancora una volta c'è di mezzo la calma maldiviana. «E' da valutare - dice il procuratore Munawwar perché in questo caso si discute di un reato che qui da noi è considerato gravissimo e invece in Italia neppure è ritenuto tale». Come dire: guardate che lo sappiamo benissimo che Ghio e Grasso una volta in Italia saranno messi in libertà. Dell'Italia, al presidentissimo Gayoom, piacciono il «Tiramisù», il campionato di calcio e i turisti che arrivano in aeroporto senza spinelli al seguito. Questa vicenda di Ghio e Grasso gli ha procurato almeno uno scatto di nervi. E sarebbe accaduto, fanno sapere in via ufficiosa dal ministero degli esteri di Male, il 15 novembre scorso, a Roma, per la conferenza della Fao. Quel giorno Gayoom era salito al Quirinale per omaggiare Scalfaro, presidente dei 72 mila italiani che ogni anno volano alle Maldive portando alle casse di Male il 26 per cento del Pil. Dopo i convenevoli di rito, però, Gayoom ha ricevuto la richiesta di grazia per Ghio e Grasso. E questa, dicono, ancora non l'ha mandata giù: «Io non posso contraddire una legge appena votata all'unanimità dal mio Parlamento!». La Repubblica più piccola del mondo, 2 mila isole e 260 mila