Tra i coloni in lacrime: tradimento

Tra i coloni in lacrime: tradimento Tra i coloni in lacrime: tradimento «Abbiamo votato Bibi, lui ci ha venduti» la grande novità. Non sarà identico a quello di Peres e di Rabin, ma nelle linee fondamentali è lo stesso. Poiché, alla l'ine è la stessa la pressione internazionale, la stessa la forza della questione nazionale perché il processo di pace giunga al traguardo e ha lodato anche l'opera del presidente egiziano Mubarak e di re Hussein, che ha condotto l'ultima e decisiva mediazione. DiNI: TORNA LA FIDUCIA. Anche il ministro degli Esteri italiano ha parlato di «passo importante, decisivo» sulla via del processo di pace in Medio Oriente. Dini si è detto soddisfatto Il ministro degli Esteri Lamberto Dini: accordo decisivo per ristabilire il clima di fiducia nel processo di pace il tragico e il ridicolo. Quando Netanyahu affermava di non voler stringere la mano ad Arafat, mentiva a se stesso prima ancora che al mondo. Quando oggi i siriani esclamano che la pace è solo un'operazione di make-up e che Israele cova disegni egemonici nascosti, dicono sciocchezze. Quando Mubarak ha cercato di riconquistare l'egemonia egiziana facendo la voce grossa, ci ha perso alquanto rispetto alla figura che ha quando si mostra semplicemente come il leader del primo Paese arabo che ha scelto, dopo Sadat, la strada della pace in Medio Oriente. Non solo Netanyahu ha già incontrato Arafat tre volte, ma l'ha fatto sul terreno del leader palestinese, sempre a notte fonda, senza i media a lui tanto cari. Dobbiamo fidarci del racconto di Dennis Ross per credere che l'atmosfera tra i due mentre stavano per sancire la ripresa della pace t'osse di «euforia». Quel che noi vediamo è una grande fatica e una ineluttabilità che costringe i due a camminare insieme che lo vogliano o no. Noam Arnon uno dei capi riconosciuti dei settler afferma pallido e teso: «Se mi fermerà per strada un poliziotto palestinese, io reagirò come di fronte a un terrorista. Qui si vedrà ancora molta azione». E Naji, il palestmese: «Hanno ragione i coloni ad avere paura. Io, fossi in loro me ne andrei di qui». Ambedue queste affermazioni stanno a significare: se non vi sarà una separazione a Hebron o in tutto il West Bank grande rimane il pericolo del terrorismo. Ed infatti è qui il vero grande rischio. Un colono ebreo esprime la sua rabbia a Hebron I soldati israeliani che pattugliano le vie saranno presto sostituiti dai poliziotti palestinesi palestinese, e la stessa la caduta del blocco guerrafondaio che fu parte integrante della Guerra fredda. Chi ci riprova con le vecchie logiche, è come venisse inghiottito da un turbine che sta fra per l'accordo, che «ribalta una situazione di progressivo deterioramento del clima di fiducia fra i Paesi che devono partecipare al processo di pace. li venir meno della fiducia sulla possibilità di andare avanti era, fino ad oggi, il fattore di maggiore preoccupazione». KOÌU: ORA NON FERMATEVI In un messaggio diretto a Netanyahu e Arafat, il cancelliere tedesco afferma che l'intesa riveste «un'importanza tutta particolare» e esorta entrambi ad avvalersi del successo della trattativa per dare nuovo impulso al processo di pace nel suo insieme. LA GIOIA DI RE HUSSEIN. Il sovrano di Giordania ha espresso «gioia» per l'accordo e, parlando con i giornalisti, si è detto «onorato» di aver «aiutato i palestinesi a recuperare i loro diritti sul loro territorio». Fiamma Nirenstein Dice un palestinese «Fanno bene ad avere paura, se ne vadano»

Luoghi citati: Giordania, Israele, Medio Oriente