Gioia e furore per la pace di Hebron

Israele, la destra del Likud contro il premier che si difende: abbiamo fatto meglio di Peres Israele, la destra del Likud contro il premier che si difende: abbiamo fatto meglio di Peres Gioia e furore per la pace di Hebron Netanyahu la spunta a fatica: nella notte l'ok del governo TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO una riunione durata 12 ore che ha avuto momenti drammatici, il governo israeliano ha votato a favore dell'accordo con 11 voti a favore e 7 contrari. In segno di protesta, il ministro della Scienza Benyamin Begin, figlio dello scomparso premier Menachem Begin, ha rassegnato le dimissioni dopo la votazione. Poche ore prima, anche il gabinetto ministeriale palestinese e il consiglio esecutivo dell'Olp avevano approvato l'accordo a grande maggioranza. Netanyahu ed Arafat si erano incontrati martedì notte al valico di Erez subito dopo aver conversato un'ultima volta per telefono con il presidente Usa Bill Clinton. Questi non aveva lasciato loro alcun dubbio: se il vertice fosse fallito, il suo mediatore Dennis Ross avrebbe immediatamente fatto ritorno in patria. Ai due leader sono bastati comunque cento minuti per concludere mesi di complessi negoziati all'insegna della cronica assenza di fiducia reciproca. Dopo oltre sei mesi di congelamento, il processo di pace in Medio Oriente ha bruscamente ripreso quota ieri con la firma del primo accordo fra l'Autorità nazionale palestinese e il governo del Likud relativo al ritiro immediato dalla città di Hebron e al graduale ritiro israeliano dalla Cisgiordania. Ieri il premier Benyamin Netanyahu ha dovuto impegnarsi al massimo per far approvare al suo governo gli accordi siglati all'alba al valico di Erez (a Nord di Gaza) con i negoziatori di Yasser Arafat. Sul capo di Netanyahu si sono abbattuti in rapida successione gli anatemi del suo ex sostenitore Yitzhak Shamir, dei ministri del Likud (come Ariel Sharon e Benyamin Begin) e - come era prevedibile - del movimento dei coloni che cerca ormai un nuovo leader politico-religioso in sostituzione del premier che ha deluso. A tarda sera, al termine di R NELLA CITTA' SPARTITA TEL RUMEIDA Arafat conta di controllatutta la Cisgiordania dal Netanyahu ha detto ai ministri del suo governo che l'accordo concluso con Arafat è migliore di quello raggiunto a suo tempo da Shimon Peres. Begin ha eloquentemente sostenuto la tesi opposta, basandosi fra l'altro su documenti segreti. Il principale successo - fanno notare fonti dell'ufficio del primo ministro - deriva dal fatto che sarà Israele a decidere unilateralmente le dimensioni del terzo ridispiegamento in Cisgiordania, da concludersi non più entro il settembre 1997 bensì entro l'estate 1998. Arafat ritiene che a quell'epoca i palestinesi dovrebbero controllare la quasi tota¬ ACCORDO SU HEBRON • L'ESERCITO ISRAELIANO CONSEGNA Al PALESTINESI L'80% DELLA CITTA' • 400 AGENTI PALESTINESI ASSUMONO IL CONTROLLO DIH-I ARMI IN DOTAZIONE: INGRAM • ZONE DI CUSCINETTO ATTORNO AL RIONE EBRAICO: AGENTI PALESTINESI POSSONO AVERE SOLO PISTOLE • PRESENZA MILITARE ISRAELIANA SULLA COLLINA ABU SNEINAH • PATTUGLIAMENTI CONGIUNTI ISRAELO-PALESTINESI SOLO K^ IN H-l • TOMBA DEI PATRIARCHI MODALITÀ' DELLE PREGHIERE EBRAICHE E ISLAMICHE SARANNO DEFINITE FRA TRE MESI lità della Cisgiordania, mentre Netanyahu non è affatto disposto a cedere insediamenti, basi militari, zone di interesse strategico e audio fasce di confine: sia lungo il Giordano sia lungo i bordi dello Stato d'Israele. Netanyahu ha aggiunto di avere inoltre condizionato questi ridispiegamenti all'ottemperamento da parte dei palestinesi di una serie di impegni fra cui l'obbligo di completare la revisione della Carta nazionale palestinese, di estradare in Israele i responsabili di attentati terroristici e di lottare contro le fazioni islamiche. Begin, dopo un'attenta lettura degli accordi, ha detto di avervi cercato invano la parola inglese «linkage», condizionamento. Fra i radicali arabi le reazioni all'intesa ArafatNetanyahu sono state prevedibilmente negative. «Si tratta di una resa al nemico sionista» ha spiegato un portavoce islamico a Beirut. «Noi respingiamo gli accordi di Oslo e la resistenza continuerà». Anche la Siria, ostile a qualsiasi accordo separato are l '98 LA VIA SHUHADA ui HEBRON, CHIUSA TOMBA DEI PATRIARCHÌI ^'RIAPERTA 'COLONI, DALL'ALTRO SENSO UNICO PER GLI AUTO I UNICK GLI AUTOMI ^^PALESTINESI fra Israele e i suoi vicini, ha affermato ieri che «con il pretesto di salvare la pace si sta in effetti seppellendo quanto è rimasto». Reazioni molto positive sono invece giunte da Giordania ed Egitto. A Hebron - dove presto osservatori italiani affiancheranno i norvegesi della Tiph - l'esercito israeliano ha fatto affluire ieri rinforzi e si appresta ad avviare il ritiro già oggi, al termine della seduta della Knesset. L'operazione «consegna delle chiavi» richiederà al massimo dieci ore, dicono gli ufficiali. Rabbini estremisti di Hebron prevedono che il cedimento di Netanyahu alle pressioni esterne preluda al declino storico del Likud e dischiuderà la strada a una nuova leadership nazionalista-religiosa. Secondo il rabbino Moshe Bleicher del collegio Shavey a Hebron «si è giunti all'ora del coraggio e del sacrificio». pgOMEMORIA I pLISTA DEGLI IMPEGNI DENNIS ROSS. ARAFAT SI IMPEGNA A CONCLUDERE LA VISIONE DELLA CARTA NAZIONALE PALESTINESE NETANYAHU « Aldo Baquis LETTERE DI GARANZIA USA VI SI DETTAGLIANO I TRE On^rS ARAFAT OO SIGNIFICA GIUGNO 1998 PER NETANYAHU0 AGOSTO 1998] ISRAELE SI IMPEGNA A CONSEGNARE ALLORA Al PALESTINESI L'INTERA CISGIORDANIA "MENO Gl ! t Le ZONE DI CONFINE" [PER ARAFAT CIO' EQUIVALF AL 90-93% DEL TERRITORIO NETANYAHU LASCIA INTENDERE CHE LA MAGGIOR PARTE DELTERR1TC*I(SVesTeS COMUNQUE IN MANI ISRAELIANE]