Telefonia, inquisito De Benedetti

Telefonia, inquisito De Benedetti Telefonia, inquisito De Benedetti Forniture alle Poste, si sospetta il peculato ROMA. I nomi dell'Ingegner Carlo De Benedetti e del fratello, Franco Debenedetti, compaiono nel registro degli indagati della procura di Roma nell'ambito della seconda tranche dell'inchiesta sulla telefonia condotta dal sostituto Maria Cordova. Nei loro confronti il pm ipotizza i reati di concorso in peculato e abuso di ufficio in relazione alla fornitura di apparecchiature, tra l'altro obsolete e difettose, al ministero delle Poste. All'ex presidente dell'Olivetti il pm contesta una serie di illeciti relativi agli appalti per gli uffici postali elettronici centrali per un affare complessivo di centinaia di miliardi. Al senatore, invece, si contestano le stesse ipotesi di reato in relazione alla fornitura da parte della società Mael (assorbita nell'86 dalla Tecnost e di cui era all'epoca dei fatti amministratore delegato) del gruppo Olivetti di apparecchiature elettroniche per l'accettazione della trattazione dei conti correnti negli uffici postali minori. Appalti a cui si no sempre risultate di soddisfazione del cliente». Nei confronti di Carlo e Franco De Benedetti, comunque, il pm Cordova non ha avanzato alcuna richiesta di provvedimenti restrittivi. Gli arresti domiciliari, invece, erano stati sollecitati dal pm per l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio del governo Dini ed oggi magistrato della Corte dei conti, Lamberto Cardia. L'ordine di custodia faceva parte dei 24 provvedimenti respinti dal gip Fabrizio Gentili. Nei confronti di Cardia, il pm Cordova aveva contestato le ipotesi di reato di associazione per delinquere, peculato, abuso di ufficio e falso. I fatti risalgono all'epoca in cui Cardia ricopriva al ministero delle Poste l'incarico di componente del Consiglio superiore tecnico incaricato di fornire pareri proprio sugli appalti. In questo caso si parla di un centinaio di miliardi spesi dal ministero per l'acquisto di apparecchiature elettroniche ritenute antiquate dal pm. [Agi] devono aggiungere anche circa 30 miliardi di spese di manutenzione sostenute dagli uffici postali tra l'87 ed il '91. Il difensore di Carlo De Benedetti, Marco De Luca, ha dichiarato che l'inchiesta deriva esclusivamente dalle dichiarazioni spontanee rese nel maggio '93 dal suo assistito ad Antonio Di Pietro, e che non è emerso nulla di nuovo. Inoltre, «l'ipotesi di peculato è totalmente infondata e lo dimostreremo con perizie tecniche in grado di attestare che prodotti e servizi forniti dalla Olivetti alla pubblica annninistrazione sono sempre stati tecnicamente adeguati e con prezzi congrui». Da parte sua il senatore Franco Debenedetti ha commentato: «La notizia mi giunge completamente inaspettata. Da presidente del gruppo Tecnost, di cui fa parte la controllata Mael, non ho mai partecipato a trattative commerciali nè ho mai avuto sentore che esse venissero svolte dai miei collaboratori in modo men che corretto. Le apparecchiature Mael so¬

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