Buttiglione: ripartire dal semipresidenzialismo di Fabio Martini

Buttiglione: ripartire dal semipresidenzialismo Buttiglione: ripartire dal semipresidenzialismo Salvi: l'intesa l'abbiamo già trovata una volta— PROMA ROFESSOR Buttiglione, stando ai sondaggi gli italiani vogliono la Costituente. Perché il Polo l'ha abbandonata? «Noi continueremo a raccogliere le firme per la Costituente. Però sappiamo che in Parlamento non esiste una maggioranza per approvare quella proposta. Verremmo solo accusati di aver rifiutato l'unico cammino percorribile per fare le riforme, cioè la Bicamerale. E c'è di peggio*. Che altro succederebbe? «La maggioranza cambierebbe i regolamenti delle Camere e modificherebbe per delega il sistema delle autonomie locali». Invece di una grande riforma, farebbe una riformina... «No, una controriforma che consentirebbe al governo di governare, impedendo all'opposizione di fare l'opposizione». Per questo avete ingoiato il rospo della Bicamerale? «Diciamo che un nostro no avrebbe consentito al governo di sostenere che quella controriforma non ha alternative». Volete il presidenzialismo. Ma ce ne sono molti tipi: all'americana, alla francese, il premier eletto dal popolo... Quale preferite? «Il modo più semplice è eleggere direttamente il Capo dello Stato. Questo perché il nostro Presidente della Repubblica, di fatto, ha già funzionato come il Presidente di una repubblica presi¬ denziale. Tanto vale ampliarne ancora un po' i poteri e farlo scegliere dagli elettori». Quindi semipresidenzialismo alla francese, già alla base del «lodo Maccanico». «Si, occorre ripartire di lì». E l'elezione diretta del premier, chiesta da Segni? «Personalmente sono contrario. Un capo del governo, che sia anche capo della maggioranza, controlla di fatto il Parlamento e dunque dà meno garanzie del Presidente alla francese, che ha davanti a sé un Parlamento indipendente». Eppure, il pds preferisce questa soluzione. «A torto. Hanno paura delle parole "Presidente della Repubblica eletto direttamente dal popolo", e allora pensano che sia meno autoritario un sistema che, in realta, lo è di più». Chi appoggerebbe una riedizione del «lodo Maccanico»? «Nel Polo tutti, anche se siamo disposti a dialogare senza barricate sull'altra formula». E nel centrosinistra? «Penso a Maccanico, penso a Dini, penso alla migliore dottrina giuridica della sinistra». Senza presidenzialismo abbandonereste davvero la Bicamerale? «Non mi faccia scoprire le carte in anticipo. E comunque, non proponiamo solo quello». Che altro? «Nella nuova Costituzione ci vuole una maggiore tutela dei IL CONFRONTO TRA I POLI diritti dei cittadini sul terreno della giustizia. Serve un freno alla spesa pubblica e alle tasse eccessive. E' necessaria una normativa antitrust...». L'ha detto a Berlusconi? «Penso che lui sia d'accordo, perché a quel punto si dovrebbe dare tutela anche a chi opera su un mercato europeo e mondiale. Aggiungo che bisogna costituzionalizzare le garanzie per la libertà d'impresa, l'indipendenza della Banca centrale, le limitazioni di sovranità che discendono dal trattato di Maastricht. Si tratta di gestire il ridimensionamento dello Stato nazionale...». Meglio una Bicamerale presieduta da D'Alema o da un esponente del Polo? «D'Alema impegnerebbe più fortemente il pds sulle riforme. Però sembrerebbe il padrone d'Italia». L'alternativa? «Berlusconi. Sarebbe una garanzia, perché potrebbe sempre dimettersi se venissero tradite le riforme». Il Cavaliere padre della nuova repubblica. Cosa direbbe Borrelli? «E cosa direbbe Nordio, se a presiedere la Bicamerale fosse D'Alema? La presunzione d'innocenza vale per tutti. Io comunque non scarterei un'altra ipotesi: un candidato del centro dell'Ulivo». Maccanico? Dini? «Discutiamone». CROMA ESARE Salvi appoggia sul tavolo la sua pipa alla Sherlock Holmes e sorride: «Ricordo bene quei giorni. Era esattamente un anno fa, ci vedemmo a casa mia con Fisichella, Urbani e Bassanini e lavorammo per una settimana di fila. Proprio mentre a Botteghe Oscure c'era un alto dirigente del pds che ci chiamava i diportisti, quelli che si svagavano. E invece...». E invece nella casa romana di Cesare Salvi, a due passi dal Tevere, gli sherpa dei tre partiti più importanti realizzarono un piccolo miracolo: raggiunsero un accordo, 10 misero nero su bianco e come ha raccontato qualche giorno fa 11 professor Fisichella «quell'intesa saltò soltanto perché qualcuno aveva deciso che era meglio andare ad elezioni». Presidente Salvi, quello è l'unico caso di accordo tra Polo e Ulivo e da lì si ricomincerà: come riusciste a farcela? «Semplice: per una settimana intera ci trovammo tutti i giorni e per approssimazioni successive arrivammo alla proposta del governo del premier». Detta così, sembra semplice... «A quel successo contribuì anche un altro ingrediente...». Quale? «Ne siamo orgogliosi tutti e quattro: in un Paese nel quale si sa tutto, per una settimana nessuno ha saputo nulla». E chi svelò al mondo la «boz¬ Il leader del cdu «Noi continueremo a raccogliere le firme per la Costituente Nel Polo tutti appoggerebbero una riedizione del lodo Maccanico» Il pidiessino è ottimista «Le distanze tra noi e la destra non sono poi così grandi come sembrano» Ugo Magri za Fisichella»? «Non appena quella bozza è uscita da noi quattro, è imita sui giornali». Fisichella sostiene che nel merito le distanze non sono così grandi come sembra. Concorda? «Sì, è proprio così. E' quello che constatammo noi quattro: abbandonati gli slogan di partito e partendo dai problemi, non è stato poi così difficile individuare una soluzione che alla fine trovò d'accordo i tre maggiori partiti». Tutti d'accordo perché non perdeva nessuno? «Quella soluzione consentiva e consentirebbe di uscirne senza vincitori né vinti». Lei pensa che si ripartirà da quella ipotesi? «Penso di sì, perché il governo del premier consente all'elettore di scegliere il capo dell'esecutivo, con la garanzia che quella scelta sia rispettata per il resto della legislatura e al tempo stesso quel premier ha il consenso di una maggioranza parlamentare». Quel compromesso non bastò: come si fa un passo avanti? «Si tratta di costruire assieme le varianti possibili. Ma senza irrigidirsi». Nessuno? «Nessuno». Buttiglione sostiene che bisogna partire dal semipresidenzialismo alla francese: lo si può escludere? «E' bene stare ad una soluzione che possa avere i consensi più ampi. In astratto i modelli sono più di uno, ma l'ipotesi del governo del premier dà risposte ai problemi e divide meno». Fini, al di là dei proclami, cova un timore; che all'ombra della Bicamerale si prepari un accordo di ferro Massimo D'Alema- Silvio Berlusconi... «Questo non accadrà. Spero che Fini si renda conto che con la piena legittimazione della destra, il ruolo di An non richiederebbe più quotidiane contrattazioni con gli alleati». Una presidenza diversa da quella di D'Alema potrebbe favorire il decollo? «C'è la nostra disponibilità a mettere in campo il leader e la maggioranza è d'accordo. Ma proprio per questo è richiesto un consenso più ampio della maggioranza. Dopodiché c'è anche la disponibilità ad una presidenza alla opposizione». Lei la vede Rifondazione comunista che vota il monarchico professor Fisichella? «Non mi risulta che il professor Fisichella stia propugnando il ritorno della monarchia in Italia... Anche se poi bisogna dare atto che tra i modelli funzionanti di democrazia bipolare ci sono anche delle monarchie». E se il presidente fosse Cesare Salvi? «Non vedo come sia possibile: il pds ha candidato il suo leader». Fabio Martini

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