Bicamerale D'Alema verso la presidenza di Alberto Rapisarda
Consensi anche nel centrodestra. Alcuni parlamentari di Dini forse passano al ppi Consensi anche nel centrodestra. Alcuni parlamentari di Dini forse passano al ppi Bicamerale, D'Aleniti verso la presidenza Fini: Silvio cambiò idea, il Polo rischiò di sparire ROMA. Il doveroso dibattito è finito nel giro di tre ore e tre quarti. Con senso della misura e con la noia che deriva dai riti con esito scontato, i senatori della Repubblica hanno discusso ieri sul varo della commissione per le riforme. Oggi la votano e per loro il capitolo è chiuso. Toccherà poi ai deputati e, a Montecitorio, sarà lo stesso. Con quell'oscillare schizofrenico tipico della politica italiana, si è passati di colpo dalla più esasperata esagitazione alla reazione depressiva. Tanto per tener su qualche titolo di giornale, i politici in campo ora dibattono generosamente sul nome di chi dovrà guidare la tanto attesa commissione bicamerale. Tu ti sapendo che, alla fine, sarà difficile non scegliere Massimo D'Alema perché fino ad ora va bene a Berlusconi (la proposta è del suo Urbani) e va bene anche a D'Alema. Tu A meno che non si mettano di mezzo i «centristi». Specie in via di ripresa dopo la vittoria di Franco Marini al congresso del partito Rocco Buttiglione (cdu) popolare. La novità da tener d'occhio è che in quella terra di nessuno che divide l'Ulivo dal Polo ci sono rapide manovre in corso. Aperte dal neosegretario del ppi che, senza perdere tempo, ha annunciato la buona novella ai confratelli ex democristiani del campo avverso. Cari Casini e Buttiglione, ha di fatto detto Franco Marini, alle prossime elezioni amministrative potremmo anche arrivarci alleati. E' proprio quello che volevano sentir dire gli ex de del Polo («cade il recinto di ferro tra gli ex de») ed anche Lamberto Dini («già a settembre, ROMA. Aumenti in vista per gli onorevoli. Ma non saranno loro a deciderlo. Tutto dipende da ciò che faranno i magistrati. In virtù del cosiddetto «adeguamento triennale all'inflazione», infatti, sembra che i giudici si stiano per aumentare il mensile del 7 per cento. I loro stipendi sono fermi da tre anni, l'aumento verrebbe deliberato a fine gennaio. Immediatamente dopo, grazie alle regole del «trascinamento», che vuol dire retribuzioni assolutamente uguali tra i vertici dello Stato, anche i parlamentari si vedranno aumentare nella stessa misura lo stipendio. L'incremento - se sarà confermata l'entità - non è da poco. Dentro la busta paga del deputato, a partire AlleG STBPENDB DEGLI ONOREVOLI stinte le riforme dalla vita del governo. Mentre i centristi mettono a punto la loro strategia per «incartare» Bertinotti (e per crescere autonomamente da D'Alema e Berlusconi), nel Polo è l'ora delle confessioni a cuore aperto. Sì, ammette Gianfranco Fini, siamo arrivati «a un passo dalla spaccatura». Il Polo, insomma, stava per morire a causa dello scontro sull'opportunità di varare la Bicamerale. Ora Fini ha dovuto fare marcia indietro, ma gli rimane una sensazione di «rammarico» (ed esclude che il Polo possa abbandonare i lavori della commissione). «Di errori in questa vicenda il Polo ne ha commessi. Io ho commesso sicuramente la mia parte di errori. Però credo che l'autocritica debba essere fatta da tutti», è la richiesta che ha fatto Fini alla trasmissione di Enzo Biagi. Si è, infine, saputo ieri come Berlusconi ha dato la spallata finale per convincere i suoi ad accettare la Bicamerale: «Se votassimo no, saremmo accusati non solo di immaturità politica, ma di tutte le sciagure d'Italia. Sarebbe colpa nostra la sciagura del Pendolino e anche lo smottamento a Napoli». Una posizione che ha, comunque, sorpreso Fini: «E' indubbiamente vero che dal ritorno dalle vacanze Berlusconi ha assunto un atteggiamento sulla Bicamerale che non aveva mai espresso in precedenza». E il leader di An ha aggiunto: «Io credo che questa vicenda abbia dimostrato come Alleanza Nazionale abbia una sua linea che deve essere compatibile con quella del Polo, perché il Polo è un'alleanza strategica presentata agli elettori, non è soltanto un contratto tra di noi». Alberto Rapisarda Cesare Salvi capogruppo pds
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