Silvio tifa D'Alema ma Fini punta i piedi

Silvio tifa D'Alema ma Fini punta i piedi Silvio tifa D'Alema ma Fini punta i piedi due presidenze, di un consolato D'Alema-Berlusconi. «Sono allocchito - è il giudizio con cui D'Alema spazza via quest'ultima idea alla buvette di Montecitorio -, qui in Italia davvero si può dire di tutto. Del resto sul maggiore quotidiano italiano un giornalista autorevole come Indro Montanelli, nello spiegare a cosa serve la Bicamerale, dice che deve fare la legge elettorale. Cioè esattamente quello che la commissione non può fare. La colpa non è di Montanelli, visto che non si può pretendere da lui che si legga l'intera legge istitutiva della Bicamerale. Mi domando, però, come non ci sia un correttore di bozza che dica a Montanelli: «Maestà, qui c'è un'imprecisione...». E tanta confusione si sta facendo anche sulla presidenza della Bicamerale. Diciamoci la verità, logica vorrebbe che a presiederla ci andasse proprio il segretario del pds. E' il personaggio che l'ha voluta più di tutti e che ci ha puntato di più. Senza contare che è l'unico che ha l'autorevolezza per imporre dentro l'Ulivo una posizione avanzata. Al di là dei discorsi, infatti, nell'arcipelago del centro-sinistra le posizioni in tema istituzionale rimangono molto distanti. «Noi - si lamentava l'altra sera Franco Debenedetti, reduce da un incontro in cui si parlava proprio della proposta dell'Ulivo sulle riforme istituzionali - continuiamo ad avere una proposta davvero arretra- Il segretario del pds Massimo D'Alema destra sul suo nome si sta disputando una partita tutta interna. Il problema rimane Fini ormai sprofondato in «una sindrome da sconfitta». Il presidente di An dopo aver subito il «sì» del Polo sulla Bicamerale, vuole rivalersi subito su un altro argomento. Così in An si sta facendo largo il «no» al segretario pidiessino. «Noi - sostiene Gustavo Selva non possiamo offrire a D'Alema un piedistallo che gli servirà per il congresso del suo partito». «Bisogna riflettere su un punto è l'argomento più sottile usato, invece, da Tatarella -: non è detto che la Bicamerale porti a qualcosa e in caso di naufragio se sarà guidata da D'Alema, noi ci bruceremmo l'unico personaggio del centro-sinistra che ha cercato un dialogo con noi in questi mesi». In realtà i veri motivi che spingono An a dire di no a D'Alema sono altri: una presidenza D'Alema darebbe più «chance» alla Bicamerale e consoliderebbe il rapporto tra il segretario del pds e Berlusconi. Proprio quello che Fini non vuole. Alle logiche di An, per complicare le cose, si aggiungono i giochi di Buttiglione che per la Bicamerale punta su personaggi come Maccanico e Dini i quali difficilmente, però, accetteranno di lasciare il governo per presidere una commissione sia pure prestigiosa. O le paure antipidiessine di Lucio Colletti. Insomma, ancora una volta, i conflitti interni rischiano di rendere la strategia del centro-destra confusa e perdente. E l'epilogo potrebbe essere quello che ormai si ripete da due anni: una presidenza affidata ad un personaggio di medio-calibro del Polo che un attimo dopo l'elezione si schiererà con l'Ulivo. In questo ha ragione Mastella: Scognamiglio e Dini insegnano... ta». Inoltre, proprio per evitare balletti logoranti, a Botteghe Oscure si sta facendo largo l'orientamento di non offrire subordinate al nome di D'Alema per la presidenza della Bicamerale. Dopo il segretario non ci sarà nessun'altra candidatura pidiessina. Ma se sul versante del centrosinistra la candidatura di D'Alema non ha problemi, nel centro-

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