«Ecco gli assassini del cavalcavia» di Antonella Mariotti

Tortona, una svolta nelle indagini sull'uccisione di Maria Letizia Berdini. Tortona, una svolta nelle indagini sull'uccisione di Maria Letizia Berdini. «Ecco gli assassini del cavalcavia^ In cella tre fratelli, traditi dalle telefonate voi», dice la voce di un giovane. In sala ci sono agenti della Digos di Alessandria, quelli della Polstrada di Tortona e carabinieri in borghese. «Dovrebbero dargli l'ergastolo», sfoga la sua rabbia una donna accorsa ieri in piazza, davanti a Palazzo di giustizia, alla notizia dei fermi. Vicino a lei c'è un giovane. Si chiama Francesco. «Lo dici perché non li conosci - risponde alla donna -, magari non sapevano che cosa facevano». E tu che li conosci, che cosa hanno fatto? «Sono andati sul ponte, hanno "fumato" e bevuto una birra e poi magari qualcuno ha detto "che facciamo? Proviamo a tirare dei sassi?". Lo hanno fatto perché hanno tutto». Tutto cosa? «Ma sì, lavorano, guadagnano, uno è imbianchino e ha una società. Non sono poveracci. Mica come me, faccio il muratore ed è dura lavorare dieci ore al giorno. Alla sera sono stanco, neanche mi viene in mente di andare a tirare pietre da un cavalcavia». I ragazzi sino a ieri hanno sempre negato. La ragazza ha negato, negavano ieri anche i genitori di lei, M., che ad agosto compirà 20 anni e da qualche tempo frequenta Paolo Bertocco. La madre: «No, no, mia figlia non c'entra, studia in una scuola di taglio a Tortona». Il padre: «Basta con questa storia, abbiamo detto al giudice che non sappiamo niente». E ancora la madre: «E' una settimana che non dormo. Mia figlia è una brava ragazza, studia e poi ogni tanto vede il suo ragazzo ma deve essere a casa presto, non esce mai dopo cena. L'altra sera alle sette e mezzo era già a letto». Un altro indizio: sulla Mercedes di Lorenzo Bossini, il marito di Letizia, il sasso è caduto poco prima delle 20. Due fidanzati appartati vicino al cavalcavia hanno raccontato di aver sentito un'auto sgommare alle 20,03. Ne sono certi perché la loro vettura era accesa per il riscaldamento e sul cruscotto era illuminato l'orologio digitale. TORTONA. Tre fratelli in carcere, un loro cugino sotto inchiesta, ma rilasciato al termine di un lungo interrogatorio: potrebbero essere i tre ragazzi gli assassini del cavalcavia di Tortona, quelli del sasso lanciato il 27 dicembre sull'auto in cui viaggiava Maria Letizia Berdini. Si chiamano Furlan: Paolo di 25 anni, Sandro di 22, Sergio appena maggiorenne. Il loro cugino è Paolo Bertocco, venticinquenne Ila madre ò Maria Furlan). Ieri alle 18 il procuratore Aldo Cuva ha firmato il decreto di fermo di polizia giudiziaria con l'accusa di omicidio volontario. A tarda sera, all'uscita dal palazzo di giustizia, il magistrato non ha pero confermato le voci insistenti secondo le quali almeno uno dei tre fratelli aveva confessato. Chi o che cosa ha detcrminato una svolta nelle indagini? Gli inquirenti non danno dettagli, ma sembra che a indirizzarli sulla strada giusta siano stati prima una lettera anonima, poi il racconto della fidanzata di uno di loro e infine, fondamentale, l'intercettazione della telefonata fatta martedì sera da Bertocco alla sorella Loredana. Uno scambio di frasi «che però non danno certezze», dicevano ieri gli inquirenti. Per questo ci sono voluti una notte e un giorno di interrogatori prima di arrivare ai tre fermi. I quattro erano stati prelevati dalle abitazioni tra le 22 e la mezzanotte di martedì. Maria Letizia Berdini (avrebbe compiuto 32 anni alla fine di questo mese) è siata uccisa da un sasso lanciato dal cavalcavia intorno alle otto di sera. Il ponte sull'autostrada Torino-Piacenza è quello formato da strada Cavallosa (alla frazione tortonese Torre Garofoli) che porta al santuario Nostra Signora della Cavallosa. Gli assassini conoscono la strada, sarmo che transitano auto soltanto ogni sette-otto minuti. Forse - sembra emergere dalle indagini si appostano all'ora di cena perche la fidanzata di uno di loro non può fare tardi; arriva a casa dalla scuola di taglio verso le 18, poi ha il permesso di frequentare il suo ragazzo. La sera del 27 dicembre avrebbero lanciato i sassi dopo aver bevuto Le rivelazioni della fidanzata Dopo il delitto, scattano interrogatori a ripetizione. Poi gli appelli delle forze dell'ordine: «Diteci cosa sapete o avete visto, anche con segnalazioni anonime». Digos, squadra mobile, polizia stradale: quando smettono le indagini in divisa, le proseguono in borghese. I primi giorni di gennaio arrivano due lettere anonime: una di quattro pagine scritta a mano da chi si dichiara essere il padre di uno degli assassini. Provenienza Tortona, ma sembra essere «troppo»: si pensa a un mitomane. Ventiquattr'ore dopo arriva uno scritto più secco, con nomi e indicazioni sul gruppo: forse un amico che scrive «sono loro». Tanto che gli inquirenti nel fascicolo, fra le lettere anonime, hanno le foto di gruppo dei ragazzi. I giorni passano e gli indizi tracciano un cerchio sempre più stretto intorno ai quattro: tanto che una notte (tra il 4 e il 5 gennaio) le forze dell'ordine la passano in bianco a caccia delle prove definitive per serrare le manette ai polsi dei killer. Poi tutto sfuma. Arriva pure la troupe di «Moby Dick» con la diretta dal «Bowling di Tortona». E' la sera del 9 gennaio quando compare sul video il numero al quale si può telefonare per fornire indicazioni anonime. Tra i ragazzi nel locale ci sono anche loro, tutti e quattro: spicca Paolo Bertocco, per quella sua aria bonaria, con le guance rosse. Il telefono squilla: «Gli assassini sono lì vicino a Antonella Mariotti

Luoghi citati: Alessandria, Piacenza, Torino, Tortona