I giudici: «Processate i compagni di merende» di Vincenzo Tessandori
I giudici; «Processole i compagni di merende» I giudici; «Processole i compagni di merende» Rinviati a giudizio gli amici diPacciani, ma lui sarà ascoltato a parte FIRENZE. Eccoli lì, gli «amici di merende», la banda che, secondo l'accusa, correva e danzava e imperversava nottetempo fra i colli di Firenze. E ammazzava coppiette con una pistola Beretta calibro 22. Eccoli li, riuniti nella richiesta di rinvio a giudizio. L'ipotesi dell'accusa ha l'aspetto di un teorema ardito: il «mostro» era la banda. Eppure, ci sono i racconti di uno di loro a far luce su coni d'ombra che parevano impenetrabili. I dubbi che aveva, giorno dopo giorno l'accusa li ha cancellati e cosi «gli amici» devono essere processati per gli ultimi 5 degli 8 duplici omicidi attribuiti al «mostro», per vilipendio di cadavere e associazione per delinquere. Il «mostro» è la banda, dunque. Insospettabili o fin troppo sospettabili, dipende. Uno è il Vanni Mario, detto «Torsolo», il vecchio postino di San Casciano, una specie di bruto, rozzo e cattivo, tanto da scaraventare giù dalle scale la moglie incinta. Il secondo, il Faggi Giovanni, è un rappresentante con pretese di decoro: quando al processo Pacciani gli chiesero se fosse vero che in casa teneva un vibratore di legno, piccato rispose: «Ne ho anche d'avorio». Il terzo è il Lotti Giancarlo, detto «Katanga». E' lui che ha parlato. Ha raccontato di aver assistito agli scempi, come spettatore inorridito, ma poi ha aggiunto di aver preso parte ai sabba, di avere sparato, di essere diventato un «protagonista». Eppoi, nel gruppetto, c'è il Pacciani Pietro, detto «il Vampa», già processato e condannato come il «mostro», unico e inimitabile, poi in appello mandato assolto. E infine la Cassazione ha deciso che il processo dev'essere rifatto e proprio ieri sono state depositate le motivazioni: «L'interesse preminente dello Stato di punire il colpevole e di assolvere l'innocente impone che la con¬ danna o l'assoluzione non conseguano a carenze incolmabili». Le quali carenze altro non sono che l'audizione di quattro testi, ((Alfa» «Beta» «Gamma» e «Delta», proposta in appello dal procuratore generale ma rifiutata dalla Corte. Lui, il Pietro, non sarà processato con i presunti complici: la sua posizione è stata stralciata e, almeno per il momento, il suo rimane un cammino solitario. Il «Vampa» neppure ci vuol pensare a come finirà davanti ai giudici. Per ora scarica il suo rancore verso «Katanga» che l'ha così pesantemente incastrato. «Non lo conosco questo Lotti, che Dio lo bruci. Se fossi andato con questo infame... ma nemmeno a bere o a giocare. Co' 'i Vanni ci sarà andato lui: saranno andati in giro a bere alle cantinette, come dicono, a guardare le coppiette, questi velenosi e diavoli». Altri due sono nei guai: l'avvocato Alberto Corsi, accusato di favoreggiamento, e per il quale è stato chiesto il rinvio a giudizio, e Filippo Neri Toscano, ex maresciallo dei carabinieri di San Casciano, dal quale ci si aspetta che spieghi il mistero della Beretta. Non è stata un'inchiesta facile e non saranno processi facili. Ammette Francesco Fleury, procuratore aggiunto: «Sì, un'inchiesta complessa e difficile. Non voglio entrare nei particolari degli interrogatori resi dal Lotti questo lo si vedrà all'udienza preliminare, ma sono stati interrogatori molto utili ai fini della decisione». Insomma, sia pure con un ritardo di dieci anni Lotti non sembra aver avuto timidezze e ha tracciato quel quadro nel quale, secondo l'accusa, si scorge «la partecipazione e il ruolo che ciascuno ha avuto nei delitti dell'ottobre '81 e dell'83. Compresi quelli di Pacciani». Memoria di ferro, ma salute cagionevole: per questo Lotti, secondo l'accusa, non è in grado Mario Vanni ex postino un violento che gettò dalle scale la moglie incinta soltanto in quattro notti maledette. E ancora una domanda senza risposta: dov'è finito ciò che veniva tagliato dai corpi delle ragazze, i «reperti», come dice il medico legale? «La procura ha messo assieme i fatti e i fatti sono quelli al centro del materiale raccolto e depositato al gip», ha osservato asciutto il sostituto procuratore Paolo Canessa: al primo processo Pacciani rappresentò l'accusa, ha diretto la seconda inchiesta e dirige pure la terza. Ma forse, questa, è una storia che non finirà mai. di sostenere un interrogatorio in aula e per questo la procura chiede al gip Valerio Lombardo di disporre un incidente probatorio, il che significa che il testeimputato sarà ascoltato alla presenza di tutte le parti, ma non in un'aula di tribunale. Otto duplici omicidi senza un movente e senza che sia stata trovata l'arma. Naturalmente, un movente esiste e potrebbe essere di una banalità agghiacciante: chi uccideva voleva semplicemente divertirsi. La Beretta, invece, per il momento nessuno sa dove sia. Lotti al riguardo ha detto di averla vista Vincenzo Tessandori
Luoghi citati: Firenze, San Casciano
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