Non si uccidono così le bambine di Andrea Di Robilant

L'atroce assassinio di «Baby Miss Colorado» ipnotizza l'America L'atroce assassinio di «Baby Miss Colorado» ipnotizza l'America Non si uccidono così le bambine Mistero sulla morte della piccolaJonbenet WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Jonbenet Ramsey era la reginetta dei concorsi di bellezza per bambine. Era la più carina, la più brava, la più sicura di sé: e quando saliva sulla passerella, truccata e acconciata come una donna in miniatura, seduceva la giuria e stracciava le avversarie. La sua strada era già tracciata. E avrebbe dovuto portarla al traguardo più grande: il titolo di Miss America. Quel sogno si è infranto nel modo più raccapricciante all'alba del 26 dicembre scorso, giorno di Santo Stefano, quando il corpicino violentato e tumefatto di questa bimba di appena sei anni fu trovato sotto una coperta nella cantina di casa Ramsey a Boulder, una tranquilla cittadina del Colorado. E da tre settimane l'America s'interroga sulla morte misteriosa e terribile di questa piccola stella. La cronaca di tutti i giorni negli Stati Uniti è piena di storie strazianti di bambini morti ammazzati, che però non fanno quasi mai notizia al di là delle testate locali. Il caso di Jonbenet, invece, continua a tenere ipnotizzati i media e l'opinione pubblica americani. E il perché - meglio: i perché - di questa morbosa curiosità sono facilmente intuibili. I Ramsey sono una famiglia molto in vista a Boulder. Il padre, John, è il ricco proprietario di una società di computer, Access Graphics. Patsy, la madre, è una ex miss West Virginia molto attiva nel mondo luccicante dei concorsi di bellezza. Tre anni fa decisero di trasferirsi in questa comunità incorniciata dalle Montagne Rocciose proprio per il suo vivere quieto (è uno dei principali centri buddisti in America). Da quando questo quadretto idilliaco si è improvvisamente frantumato nel più incomprensibile e sordido dei modi, si ha la sensazione che un nervo della società americana sia stato scosso nel profondo e continui a rimanere sotto tensione. Patsy Ramsey ha raccontato una volta sola alla Cnn, trattenendo a stento lacrime e dolore, il tragico risveglio della sua famiglia il giorno dopo Natale. Spezzoni di quell'intervista vengono rimandati in onda a getto continuo: «Scesi per prima dallo scalone posteriore. Era molto presto. Sono sempre la prima a scendere. In fondo alle scale trovai tre fogli di carta. Lessi solo le prime parole. Dicevano: "Abbiamo sua figlia...". Dapprima non capii. Corsi su nella stanza di Jonbenet e non la trovai. Allora mi misi a urlare e corsi da mio ma rito». Si accertarono che il loro figlio, il piccolo Burke, fosse ancora in camera sua. Scesero a leggere i tre fogli in fondo alle scale. C'era una richiesta di de naro: 118 mila dollari. Una somma piuttosto piccola per un uomo ricco come John Ramsey BRUXELLES Fra i 14 vicepresidenti gl Altro particolare strano: i tre fogli appartenevano a un blocnotes di casa Ramsey. Un rapitore, presumibilmente, avrebbe scritto la nota prima di entrare in casa. Poi chiamarono la polizia, che disse ai Ramsey di cercare possibili indizi in tutta la casa in attesa dell'arrivo delle pattuglie (una strana richiesta: di solito l'ordine è di non toccare nulla). Ed è frugando nello scantinato dove fino al giorno prima aveva custodito i regali per i bambini che John Ramsey trovò, sotto una coperta di casa, il cadaverino legato e imbavagliato di sua figlia. Poche ore più tardi l'autopsia rivelò che l'assassino della piccola Jonbenet le aveva fracassato il cranio e poi l'aveva ripetutamente violentata (tracce di sperma sono state trovate sul corpo). Col passare dei giorni l'orribile tormento della famiglia Ramsey è diventato (se questo è davvero possibile) ancora più tremendo. Le difficoltà della polizia di Boulder di far luce sul caso, o quantomeno di annunciare uno o più indiziati, hanno finito per alimentare sospetti proprio sui Ramsey, sospettati di non voler collaborare pienamente con gli investigatori e dunque di aver qualcosa da nascondere. Poi è toccato a Boulder, mes¬ STRAGE SUL BUS NEL FANGO DEL IL CAIRO. E' salito a 38 morti e 29 feriti, secondo notizie di fonte ufficiale, il bilancio delle vittime dell'incidente accaduto ieri mattina ad un autobus di linea del Cairo, precipitato da un ponte che collega i quartieri settentrionali della città di Imbaba e Rod el Farag e finito in una zona fangosa della riva. Le cifre sono state rese note dal ministero degli Interni, che ha anche confermato che i soccorritori hanno recuperato l'autobus utilizzando una gru. Sul posto un sopralluogo è stato compiuto da esponenti di governo, mentre sul fiume continua il viavai di imbarcazioni della polizia marittima, della marina militare e dei vigili del fuoco che lavorano attivamente alla ricerca di eventuali altre persone coinvolte nell'incidente. A causare l'incidente sarebbe stata un improvviso malore dell'autista (forse una crisi cardiaca) che alcuni passeggeri sopravvissuti hanno visto accasciarsi sul volante e vomitare. L'autobus, che era stracarico di passeggeri, come quasi sempre al Cairo, ha sfondato le spallette del ponte e ha fatto un volo di alcuni metri. Alcune persone sono morte subito, altre dopo il ricovero in ospedale. I giudici hanno già predisposto l'autopsia, che confermerà o meno l'ipotesi del malore, sul corpo dell'autista. Nella foto i soccorritori recuperano nel fango una delle vittime. [Ansa] gli italiani Imbeni (pds) sa sotto accusa dai media per la sua immagine di finto paradiso alpino. Per rasserenare gli abitanti, che vivono assediati dai giornalisti, il sindaco si è sentito nel dovere di assicurare pubblicamente che «non c'è un serial killer tra di noi». Sotto pressione dell'opinione pubblica nazionale, la polizia di Boulder se l'è presa con «la curiosità morbosa» dei giornalisti. E i giornalisti hanno ricambiato accusando la polizia di non saper fare il proprio mestiere. Nel frattempo i Ramsey, spossati dall'inconcludenza delle indagini, hanno deciso di assoldare un ex agente dell'Fbi che aveva fatto da consulente per 11 silen¬ e Podestà (Forza Italia) zio degli innocenti, il film su un serial killer cannibale. L'atmosfera a Boulder (e sulla televisione in tutto il Paese) ha raggiunto un nuovo livello di parossismo in queste ultime 48 ore, dopo la pubblicazione da parte del tabloid The Globe (in vendita nei supermercati) delle macabre foto del cadavere di Jonbenet, scattate nell'obitorio della città e divulgate da uno sciacallo senza scrupoli. Ma ci sono altre foto di Jonbenet Ramsey in bella mostra su tutti i principali giornali e riviste: sono quelle che la raffigurano mentre balla, canta e si pavoneggia, allegra e provocatoria, in uno dei tanti concorsi Lo spagnolo José Maria Gil-Robles gretario generale della Nato, Pasqual Maragall è presidente del Comitato delle regioni dell'Unione europea, Gii Carlos Rodriguez Iglesias è presidente del Tribunale di prima istanza della Corte di giustizia europea, Miguel Angel Moratinos è l'inviato speciale dell'Unione in Medio Oriente, Ricard Perez Casado ha guidato l'amministrazione europea di Mostar e Gil-Robles presiede oggi il Parlamento europeo. Fabio Squillante La polizia accusa i media di sciacallaggio i giornalisti accusano la polizia di non sapere fare le indagini i i ui e il tire sa et, le ha al za lle ua, ola t ritardanni cdopo causaera stmadrche sare giucuratchiesta pechmosuo cIl fMathavevaza, hpantacose quel non hno n"inci Hopkins, la Foster e Corman ne «Il silenzio degli innocenti» di bellezza per bambine cui partecipava da mattatrice. La sua morte ha spinto i media a scatenarsi anche contro il mondo esasperato e competitivo di quei concorsi (e a mettere indirettamente sotto accusa anche la madre di Jonbenet, che di quel mondo era una delle grandi regine). Ieri la Cnn ha lanciato questo interrogativo al Paese: «I concorsi di bellezza stanno rubando l'infanzia alle nostre bambine?». In questo modo continua, bizzarra e inquietante, la progressiva virtualizzazione della morte di Jonbenet. Andrea di Robilant Inglesi compatti contro 2 condanne della Comm