Olocausto, distrutte carte bancarie

Olocausto, distrutte carte bancarie Olocausto, distrutte carte bancarie Berna, per gli istituti di credito «è stato un errore» BERNA. Mentre il ministro degli Esteri elvetico Flavio Cotti in visita in Italia esprimeva ieri la «ferma volontà» della Svizzera di «chiarire in modo definitivo un momento molto difficile della sua storia» (l'era dell'Olocausto in cui denaro di vittime ebree dei nazisti finì nelle casse delle banche della Confederazione, dalle quali non è più uscito), da Zurigo veniva diffusa la notizia che materiale d'archivio relativo proprio a quel periodo è stato distrutto giorni fa «per errore» da un funzionario dell'Unione banche svizzere, uno dei maggiori istituti di credito del Paese, rendendo più difficile ricostruire la verità. L'Ubs ha dovuto ammettere che la distruzione dei documenti, che avrebbero potuto rivelare particolari sulle transazioni finanziarie avvenute durante il periodo nazista, è avvenuta in violazione di un divieto governativo. La settimana scorsa, ha spiegato la banca, un suo impiegato ha gettato dei documenti - alcuni dei quali risalenti al secolo scorso - «ritenendo che fossero senza importanza». Parte della documentazione è andata distrutta, il reste è stato trovato da un agente della sicurezza dell'istituto che lo ha consegnato a rappresentanti della comunità ebraica a Zurigo i quali a loro volta hanno allertato la polizia. Il mese scorso il governo elvetico impose il di¬ vieto di distruggere documenti bancari nell'ambito delle indagini sull'oro rubato dai nazisti. La stessa Ubs aveva emesso un'analoga direttiva. Il procuratore di Zurigo Peter Cosandey sta valutando ora se aprire un procedimento penale nei confronti dell'impiegato della banca. Una ferma assicurazione del ministro degli Esteri elvetico Flavio Cotti sulla volontà di far luce sul ruolo svolto dalle banche svizzere all'epoca dell'Olocausto è giunta ieri al termine di un colloquio di un'ora e mezzo che il politico di Berna ha avuto alla Farnesina con Lamberto Dini. Cotti, che il prossimo anno guiderà il governo confederale, ha sottolineato come la Svizzera intenda procedere «senza chiudersi in se stessa», una scelta evidenziata dal fatto che «dei nove membri della Commissione d'inchiesta nominata dall'esecutivo, quattro sono stranieri». Anche l'Italia è interessata ad accertare se beni di suoi cittadini (non solo ebrei) o istituzioni siano rimasti nei depositi svizzeri al termine della seconda guerra mondiale. Rispondendo a una domanda sull'«oro di Dongo», il tesoro della Repubblica sociale di Salò che secondo alcuni sarebbe finito proprio in Svizzera, Dini ha riferito che «ci sono ricerche in corso nei due Paesi e in un prossimo futuro faremo il punto della situazione». [Agi-Ansa] V

Persone citate: Cotti, Dini, Flavio Cotti, Lamberto Dini, Peter Cosandey