L'ISTRUZIONE SCEGLIE LA QUALITÀ di Giovanni Trovati

L'ISTRUZIONE L'ISTRUZIONE SCEGLIE LA QUALITÀ' IL «riordino dei cicli scolastici» proposto da Berlinguer più che una riforma è una rivoluzione. Nel lungo «documento di lavoro», che non sempre ci e chiaro, crediamo di individuare tre buoni criteri innovatori. Si reintroduce una qualche forma di ripetenza nella scuola dell'obbligo. Adesso tutti sono promossi nelle elementari e quasi tutti nelle medie: l'esame di licenza ò un benservito cr si dà a chi ha tratto buon profitto e non si nega a chi si è limitato a scaldare i banchi. La nuova scuola elementare e media sarà suddivisa in «scansioni temporali (ad esempio biennali) all'interno delle quali si potrebbero introdurre momenti non traumatici di verifica dei risultali, lasciando agli alunni i tempi necessari per eventuali riprese, accelerazioni di maturazione etc...». Senza le parole «linimenti non traumatici» si sarebbe autorizzati a tradurre la frase, elaborata e timida, dicendo che chi non è in grado di proseguire si ferma. Ma la bocciatura è un trauma? Allora ci si ferma ma non si ripete? Che cosa si fa? Il documento - secondo criterio - constata che è necessario dare ai ragazzi, prima che accedano al lavoro o all'università, una formazione di base con una «riduzione quantitativa dei contenuti in favore di un maggiore approfondimento dei nuclei fondanti delle diverse discipline». Infine si afferma che nessuna riforma è possibile senza una adeguata preparazione degli insegnanti, da quelli delia scuola materna ai docenti dell'università. Il ministro riconosce che «la carenza più vistosa del sistema formativo italiano riguarda (...) i formatori della formazione professionale in senso stretto». (Quale abuso del verbo formare). Poiché per preparare i nuovi insegnanti (per fortuna c'è ancora chi sa fare il suo lavoro) occorrono anni, sarà bene che si preparino per tempo programmi chiari e adeguati. Il voler iniziare la scuola a 5 anni non è una novità, poiché il primo anno è affidato alla scuola materna (che diventerebbe obbligatoria) come già accade per la maggioranza dei fanciulli. E' una novità invece voler portare la scuola dell'obbligo a 15 anni, dopo che sempre si era parlato di sedici. Un primo passo per arrivare a diciotto. Berlinguer non os. dire quando il suo «riordino» diventerà legge. Nell'ottobre '94 i! Consiglio dei ministri - presidente Berlusconi - aveva approvato una riforma che elevava l'età dell'obbligo dui quattordici (attuali) ai 16 anni. Il ministro D'Onofrio coniava di renderla operativa l'anno seguente. Il disegno di legge giace negli archivi del Parlamento. Gli altri Paesi europei hanno affrontato con coraggio il problema scuola: noi siamo limasti fermi. Berlinguer osserva che almeno possiamo contare sulla loro esperienza. Ci vuol poco per consolarci. E' una consuetudine italica arrivare in ritardo. Un secolo e mezzo fa la nostra scuola era «unitaria» e umanistica perche a uso della sola classe dirigente. Con la legge Casati del 1859 e con la legge Coppino del 1877 la scuola si è aperta faticosamente alle classi emergenti della borghesia e del proletariato. Poi si è frantumata in troppi rivoli con la legge Gentile del 1923, perché si voleva rispondere al bisogno di maggior cultura e di maggiore preparazione per le nuove attività che lo svilupppo dell'industria imponeva. Ora si torna al principio unitario - per tutti, non solo per i figli dei possidenti, come nel vecchio Piemonte - perché si scopre che, non potendo inseguire le innovazioni, è preferibile dare ai giovani una solida base formativa. a Giovanni Trovati

Persone citate: Berlinguer, Berlusconi, Coppino, D'onofrio

Luoghi citati: Piemonte