Bicamerale, arriva il via libera dal Polo di Augusto Minzolini

Disco verde dal centrodestra, dopo una giornata intensa, «ma senza tradire gli elettori» Disco verde dal centrodestra, dopo una giornata intensa, «ma senza tradire gli elettori» Bicamerale, arriva il via libera dal Polo Berlusconi: «E lì cercheremo il presidenzialismo» ROMA. Silvio Berlusconi è soddisfatto di sé. Alla fine l'ha avuta vinta: il presidente di An si è reso conto che non poteva non seguire la strada della Bicamerale. «Me lo dovrebbero dire gli altri - spiega il cavaliere ai suoi - però non lo fanno. E allora me lo dico da solo: io sono coraggioso e coerente». Del resto, l'esito del travaglio interno al Polo era obbligato. E infatti, all'indomani dei dissidi con Fini, il leader di Forza Italia, nel vertice di via del Plebi¬ scito che sancisce ufficialmente il «sì» del centro-destra alla Bicamerale, può giocare il ruolo del «padre nobile» e adoperarsi per stemperare gli strascichi delle polemiche di questi giorni. LO SCONTRO CROMA HI l'avrebbe mai detto che un giorno Silvio Berlusconi avrebbe fatto con il sorriso questa osservazione a Gianfranco Fini al cospetto dell'intero vertice del Polo riunito a colazione nella sua casa di via del Plebiscito: «Non puoi negare che le tue uscite hanno messo in dubbio la mia leadership. Se vuoi porre questo argomento, dillo...». 0 ancora che il presidente di An, nella stessa occasione, avrebbe reagito con queste parole alla mozione degli affetti che accompagna tutti i discorsi del Cavaliere: «Con la politica i sentimenti e l'amicizia non c'entrano niente». O, infine, che tra un boccone e l'altro di un piatto di spaghetti, Pierferdinando Casini avrebbe fissato negli occhi l'amico Gianfranco per dirgli: «Sei troppo spocchioso. Sarebbe bene che tu questa spocchia te la facessi passare». Ebbene, ieri al vertice del Polo è successo questo e altro. E a stare appresso alle tante storie che sono fiorite sull'incontro, Fini in un primo tempo avrebbe preferito anche non partecipare al pranzo. Ma poi, come avviene sempre in politica, i litiganti hanno trovato desinando le ragioni per percorrere insieme un altro tratto di strada, sia pure in un'atmosfera densa di cattivi pensieri. Quelle riserve mentali, quei sospetti e quelle insinuazioni che ieri ad un certo punto della riunione hanno fatto uscire dalla bocca del prudentissimo Gianni Letta le parole: «Qui si rischia di parlare della leadership del Polo quando non c'è più il Polo». Son cose che succedono quando si parla di una cosa ma si ha in testa ben altro. E' proprio il rischio, il limite che corre il Polo sulle riforme. Troppo spesso le questioni di merito lasciano il campo ad altri ragionamenti, ad altri disegni, ad altre ambizioni. E proprio per questo il «sì» dato ieri dal centro-destra alla Bicamerale è ricco di tante vari abili collegate ai tanti disegni personali, di gruppo o di partito che albergano in un Polo che è unito solo sulla carta o nelle dichiarazioni pubbliche dei suoi leader. Troppe paure, infatti, albergano da quelle parti: Berlusconi si sente insidiato da Fini per la leadership; il Anche Bertinotti voterà a favore Sì, Berlusconi, con Fini, ha già avuto modo di ricucire lo strappo prima del summit, anche se in quella sede «rimprovera» l'alleato dicendogli: «Cerchiamo di capirci: io non ho voglia d'impiccarmi alla Costituente, non ho intenzione di ripetere quello che è successo con Maccanico». E così, quando nella riunione tra il presidente di An e il segretario del ccd volano parole grosse, il cavaliere fa da paciere. «Voi ora che c'è Marini alla segreteria del ppi puntate a fare il ribaltino», accusa Firn. «Sei un arrogante lo rimbecca Casini - e se seguissimo la tua linea politica perderemmo non una ma cento volte». E Berlusconi: «Non litighiamo: siamo tutti amici». Alla fine, per salvaguardare l'unità della coalizione e permettere al presidente di An di dare il suo assenso alla Bicamerale, si decide di «rafforzare» il documento di Berlusconi, approvato la sera prima nell'assemblea di Forza Italia, con questa aggiunta: tutto il Polo «si impegna a non accettare una riforma» che «tradisca» i suoi «principi» (tra i quali c'è l'elezione diretta del Une il a stretta di mano fra Silvio Berlusconi segretario del pds Massimo D'Alema capo dell'esecutivo) e a «contrastarne l'approvazione in tutti i modi costituzionalmente consentiti». Ma dopo che Berlusconi ha fatto tanto per dimostrare che «0 Polo è unito», e per «coprire» la ritirata di Fini, ecco arrivare il monito di Cossiga che solleva U velo dietro cui 0 centro destra ha celato i suoi dissidi interni. Di più, l'ex Presidente lancia indirettamente una frecciata anche al presidente di An perché sembrava lasciar intendere che il centro-destra potrebbe abbandonare la Bicamerale se la proposta di riforma lì partorita non dovesse piacergli (ma il diretto interessato nega questa interpretazione): «A questi atteggiamenti fra la tracotanza e la velleità dice a questo proposito Cossiga - si arriva quando non si ha il coraggio delle proprie scelte, quando si privi¬ legiano mercanteggiamenti di parte e soluzioni pasticciate». Il monito di Cossiga arriva mentre è in corso l'assemblea di tutti i parlamentari del Polo, che si conclude con l'approvazione del documento sottoscritto al vertice (con il voto contrario di Buontempo e Misserville e l'astensione di Scognamiglio e Tremaglia). Il primo a parlare in quella sede è Berlusconi. E lo fa «coprendo» Fini. «Alla vigilia delle vacanze e anche durante - dice - ho espresso a Fini tutto il mio scetticismo sulla Bicamerale. Ed era lui a moderarmi. Avremmo mille ragioni per non faro la commissione, però la Bicamerale è l'unica possibilità che abbiamo per fare qualcosa. Eppoi se ci fossimo opposti, D'Alema e gli altri avrebbero detto che non vogliamo le riforme, ci avrebbero accusati perfino della tragedia del Pendolino. Comunque vorrei chiarire una cosa: Mediaset con questa decisione non c'entra. Io non ho fatto una telefonata su Mediaset, non ho avuto un regalo dallo Stato di seimila miliardi come De Benedetti, non ho chiesto la rottamazione del¬ dete E' un'asse 'si s'L'unica è quella, iche ha fattosa le attual le frequenze... E ho dimostrato a tutti si saper fare opposizione con molta grinta». Quindi tocca a Fini, che fa un po' di autocritica. «Ho forse commesso qualche errore - ammette il presidente di An - e così si è messa a rischio l'unità del Polo e la sua leadership, però ho delle attenuanti. Sì, perché ho paura della scorrettezza di D'Alema. Vedrete che ci presenteranno una proposta blanda: stiamo attenti. Comunque io resto dell'idea che la proposta di Cossiga fosse valida». E Casini, che invita il Polo a guardare al centro, se vuole vincere, tocca il tasto de! conflitto d'interessi: «Silvio - dice rivolto a Berlusconi - la sinistra usa l'arma del rinvio sulle concessioni per tenerti la pistola puntata. Quindi devi stare attento perché questa tattica può giovare a Mediaset, ma uccide il Berlusconi politico». Insomma, all'assemblea i leader parlano delle strategie da adottare per la Bicamerale: segno evidente che ormai il Polo è «entrato nella parte». Casini invita a guardare al centro: «Silvio la sinistra usa l'arma del rinvio sulle concessioni per tenerti la pistola puntata» E' un'assemblea volata con 'sistema proporzionale puro dai cittadini i specifico scopo di (are modifiche costituzionali. 'L'unica Costituente di cui l'Italia abbia avuto esperienza^ è quella, in atto dal 25 giugno 1946 al 31 gennaio 1948, che ha fatto nascere l'attuale Costituzione. Quella Costituente sa le attuali regole di approvazione (due votazioni con intervallo 1| di tre mesi, maggioranza qualificata, possibilità di referendum) poi ' .recepite nell'art. 138. Angore, però, una nuova Costituente potrebbe anche fissare diverse modalità di approvazione. A differenza della Bicamerale, che deve rivolgerli al Parlamento, la Costituente è regina e ha l'ultima parola sulle rifoi i e, paradossalmente, il confronto e lo scontro si svolgono sempre più al suo interno. Insomma, si ha forte l'impressione che gli schieramenti si stiano destrutturando, che il confronto sulle riforme sarà accompagnato anche da un processo politico che porrà problemi all'Ulivo e al centro-destra, che forse potrebbe far nascere poh diversi dagli attuali. Solo così si spiegano le baruffe, per usare un eufemismo, di queste ultime 48 ore. Appena l'altra sera il Cavaliere ha ùnposto Maria Teresa Meli ttadini . nza^ quasi un «training autogeno» ai suoi per spronarli ad essere duri con Fini e i suoi seguaci. Berlusconi ha dato dello «sleale» e dell'«ingrato» al presidente di An: «Se non ci fossi stato io forse Fini non sarebbe qui». Di Publio Fiori, che lo ha accusato di essere condizionato dal conflitto d'interessi, è arrivato a dire: «E pensare che lo abbiamo raccolto che era un cadavere, che era morto politicamente, e gli abbiamo ridato un ruolo». Ha anche tirato fuori il suo maggiore timore: «La verità è che hanno voluto destabilizzare la mia leadership. Ma se qualcuno vuole essere il nuovo leader, lo dica... Hanno approfittato della mia assenza ma appena tornato ho rimesso le coso a posto. E domani farò la voce grossa con gli alleati». In poche parole, il Cavaliere è stato costretto a digrignare i denti per rilegittimarsi davanti ai suoi come leader del Polo. E ieri l'incontro del Polo che si è consumato in un'atmosfera fredda, glaciale è servito allo stesso scopo. Fini ha ripetuto una dopo l'altra le sue critiche alla strategie di Berlusconi. «Qui andiamo - ha spiegato verso ima svendita della nostra identità. Perderemo tutte le amministrative». «Non voglio - gli ha replicato il Cavaliere - impiccarmi all'albero della Costituente». Il presidente di An, però, ha insistito cambiando bersaglio, prendendosela con Casini, Mastella e Buttigliene. «La verità - e stata l'accusa che ha rivolto agii ex-democristiani - è che con l'elezione di Marini siete tentati dal centro, siete attratti dalle sirene de». «Basta con questi sospetti - ò stata la risposta di Mastella -, se continuerete a spararci addosso noi potremo anche rimanere nel Polo ma se ne andranno i nostri elettori». E nello scontro verbale si è consumata nei fatti anche una rottura quando il presidente di An è arrivato a minacciare: «Io oggi nell'assemblea dei deputati riproporrò le mie posizioni». «Sarà la presa d'atto - è stato l'avvertimento di Casini - della rottura nel Polo». Alla fine, però, la paura ha consigliato a tutti un passo indietro ed è arrivato il «sì» alla Bicamerale. Ma, dato sconfortante, per le sue divisioni interne il Polo ora rischia di andare al confronto senza aver chiarito quali sono le condizioni che pone e senza avere una strategia. Ecco perché non è sbagliato supporre che dalla Bicamerale potrebbero uscire insieme alle riforme anche degli schieramenti profondamente diversi. Augusto Minzolini

Luoghi citati: Italia, Roma