Fini, il giorno dell'autocritica di Fabio Martini

Fini, il giorno delKqutocritica Fini, il giorno delKqutocritica «Processato» dagli altri leader del Polo Occhetto «Ritornano i referendari» IL TRAVAGLIO DELLA DESTRA CROMA I sono due «istantanee» che raccontano meglio di ogni commento l'indimenticabile 14 gennaio di Gianfranco Fini. La prima ò tra gli stucchi baroccheggianti di palazzo Grazioli: i cinque capi del Polo si stanno scambiando parole di ghiaccio ed è in questa atmosfera che scoppia l'incidente. Gianfranco Fini, con il suo accento bolognese, sta sferzando un altro bolognese, Pierferdinando Casini: «Ieri hai fatto delle dichiarazioni sbagliate, hai lanciato delle minacce, hai cercato di mettere An in un angolo...». E Casini di rimbalzo: «E tu? Continua ad avere questa spocchia e spaccherai il Polo...». E Berlusconi- «Guarda Gianfranco io non ho alcuna intenzione di impiccarmi sulla Costituente, ripetere il tentativo Maccanico...». La seconda «istantanea» è di qualche ora più tardi: sempre a porte chiuse sono riuniti tutti i parlamentari del Polo per dare via libera alla decisione dei capi di entrare nella Bicamerale. Ha appena finito di parlare Silvio Berlusconi e ora tocca a Fini. «Ho paura dell'imbroglio, ho paura della scorrettezza di D'Alema», ma «abbiamo commesso tutti degli errori, anche io...». Atmosfera sospesa, Fini che fa pubblica «autocritica» non è scena da tutti i giorni e così, in un silenzio assoluto, il leader di An spiega: «Premetto che fin dalle elementari non mi piace la figura del grillo parlante e dunque mi riferisco a me stesso in modo che nessuno si offenda... Ma credo sia stato un errore quello di aver sopravvalutato lo strumento della Bicamerale, come fosse una scelta vitale, in questo abbiamo ceduto al fascino della sinistra...». Prima il «processo» e poi l'«autocritica»: una giornata particolare per Gianfranco Fini, una giornata che si è conclusa con una decisione del Polo diversa da quella sponsorizzata appena una settimana fa dal leader di An. Una giornata pesante che era iniziata in casa Berlusconi per l'ennesimo vertice del Polo. Certo, a fine vertice il Cavaliere ha accompagnato all'ascensore Fini e Tatarella e gli ha offerto una calorosa stretta di mano. Ma per dirla con Clemente Mastella, l'ennesimo vertice del Polo in casa Berlusconi «è stato il primo nel quale ad un certo punto il Polo non c'è stato più...». Prima di varcare la soglia di palazzo Grazioli, Gianfranco Fini sapeva di affrontare per la prima volta nella storia del Polo cinque sguardi ostili Berlusconi, Casini, Mastella, Buttiglione e Letta - e dunque ha battagliato per un'ora. Ha attaccato e si è difeso, ma alla fine - ironia del destino - lo hanno «salvato» i mediatori, i professionisti della virgola: Gianni Letta e Pinuccio Tatarella, che non ha mai condiviso la scelta «referendaria» di Fini. Sono stati proprio Letta e Tatarella, assieme a Casini, a LE PREVISIONI PER IL VOTO DI OGSULLA BICAMERALE A sinistra Giuseppe Tatarella e, sotto Pier Ferdinando Casini A destra il leader di An Gianfranco Fini 163 Sinistra Democratica T 22 Forza Italia 75 -UD 34 PPI Rifondazione 30 CCD-CDU 24 Rin. Italiano e Socialisti 9 Verdi 9 Gruppo misto 58 Lega 3 Patto Segni *66 «Continuo a non fidarmi del pds ma anch'io ho commesso errori cedo al fascino della sinistra» trovare le parole giuste per comporre il documento finale che dà un colpo al cerchio finiano e uno alla botte berlusconiana, una via d'uscita che ha consentito al «grande accusato» Fini di offrirsi a fine vertice alle telecamere: «Sono soddisfatto e, quando leggerete l'ordine del giorno, capirete perché...». Quel documento, per molte ore, è restato un'araba fenice: nessuno lo ha visto. Neanche Gianfranco Fini ne aveva una copia, quando mezz'ora dopo la conclusione del vertice del Polo, il capo di An si è presentato alla riunione del suo esecutivo. A porte chiuse Fini ha spiegato ai suoi il senso del documento comune del Polo e sia pure con qualche mugugno di Tremaglia ha avuto il via libera della «cupola» di Alleanza nazionale. Ma era davvero soddisfatto Gianfranco Fini? Uno che lo conosce bene come il professor Domenico Fisichella dà una lettura del personaggioFini un po' diversa dai luoghi comuni: «Attenzione perché, dietro l'apparenza di freddezza, Gianfranco Fini è un uomo tormentato». E in questi giorni Fini deve essere stato più tormentato del solito. Come quel giorno che incontrò Segni e Cossiga per decidere il da farsi e a loro espresse tutti i suoi dubbi sullo strumento Sorgi: l'obiettività non si quantifica. An ROMA. «Possiamo dire, tornano i referendari. E stavolta vogliono le "primarie". Per completare le riforme, per dare la parola ai cittadini, per compiere un altro passo verso la democrazia compiuta». Così Achille Occhetto - in un incontro con i giornalisti insieme ad Antonio Martino, Pietro Scoppola, Augusto Barbera - ha sintetizzato il «manifesto d'intenti» presentato dall'associazione milanese «Ora» per mobilitare tutti i cittadini a favore delle «primarie» in ogni voto. «Siamo - ha detto Occhetto - i bipolaristi, gli alternativisti convinti dei due blocchi, uomini e donne di destra e sinistra, gli avversari del consociativismo. Questo non vuol dire che sulle riforme non si debba allargare il campo delle alleanze, il terreno delle regole che richiede le più ampie convergenze». Occhetto ha anche spiegato che le convergenze «non sono un baratto con gli stati maggiori dei partiti», ma il modo in cui coinvolgere i cittadini: «La proposta delle primarie è un tassello, una grande metafora della riforma della politica». Occhetto ha anche spiegato che l'iniziativa non è contro, ma a favore della Bicamerale e che in caso di fallimento, non necessariamente si dovrebbe parlare di Costituente, visto che c'è l'art. 138: «Noi riteniamo che la bipolarizzazione del sistema politico si basi soprattutto sul collegio uninominale maggioritario e pertanto vogliamo che, attraverso le primarie, d'ora in poi siano i cittadini a selezionare i loro candidati». «Chi ha aderito all'iniziativa aggiunge Martino - non ha opinioni politiche comuni, ma crede alla necessità di un bipolarismo basato sul collegio unmominale maggioritario. La sfida del XXI Secolo sarà proprio quella di una maggiore partecipazione dei cittadini alla politica». Barbera auspica il via ai referendum elettorali: «Anche se prevedono solo l'eliminazione della quota proporzionale, possono essere un passo a favore dell'uninominale a doppio turno». [r. i] GGI E I 3 Rete 2 misto 93 Alleanza Nazionale 5 Verdi referendario, salvo poi annunciare poco dopo la sua adesione alle scelte dell'ex picconatore. E poi non deve averlo messo di buon umore neanche la divisione che si è consumata sabato scorso all'interno della direzione di An, con il suo amico Pinuccio Tatarella che è uscito allo scoperto dicendo chiaramente che «non esistono le condizioni per un'assemblea costituente». Due approcci diversi tra Fini e Tatarella che, sia pure in piccole sfumature, sono riemersi durante il vertice in casa Berlusconi e che hanno consentito al presidente dei senatori di An Giulio Maceratini di lasciare casa Berlusconi con queste parole: «le lo dicevo da tempo e finalmente tutti hanno capito qual era la cosa migliore da fare». Fabio Martini

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