«Ora vediamo se fanno sul serio» di Alberto Rapisarda
Bicamerale, finita la prima fase del «tormentone». La Lega voterà no Bicamerale, finita la prima fase del «tormentone». La Lega voterà no «Ora vediamo se fanno sul serio» D'Menta: io presidente? Sono pronto Dibattito al Senato I lavori dovranno finire entro il 30 giugno Poi ci sarà un referendum percorso che si dovrebbe concludere allo scadere del millennio, nel 1999. E in molti sono convinti che, se sarà cambiato l'accordo (questo è la Costituzione) che ha regolato (bene) la convivenza tra gli italiani per mezzo secolo, si rinnoveranno inevitabilmente Parlamento, governo e Presidente della Repubblica. Per affrontare gli Anni 2000 col nuovo sistema Da qui a giugno, intanto, i politici avranno tempo per trovare soluzioni e accordi e, è sperabile, anche per far capire ai cittadini perché «le riforme» sulle quali si accapigliano da anni sono così importanti per tutti. Perché, al momento, questo delle riforme da fare è l'argomento che meno interessa cittadini e lettori di giornali. Secondo un sondaggio ordinato da Silvio Berlusconi, solo il 4 per cento degli italiani sarebbe interessato alla riforma della Costituzione. «Per ora - ammette Mauro Zani, al termine dell'esecutivo del pds dedicato alle riforme - nell'opinione pubblica non c'è tensione o interesse. Né sulla Bicamerale, né su un possibile referendum o sui refe- ROMA. Il primo tempo del tormentone sulle riforme istituzionali pare concluso. La commissione bicamerale si fa. Salvo imprevisti. «Siamo purtroppo abituati ai colpi di scena di una politica molto instabile» chiosa cauto e scaramantico Massùno D'Alema. Che è febeissimo per la scelta del Polo di votare per questa fatidica commissione e, premuroso, protegga la pianticella che germoglia da possibili ripensamenti di An: «Il sì del Polo alla Bicamerale è un fatto molto positivo dice -. Da parte mia non ho mai tentato di dividere il centro-destra. Il mio obiettivo era quello di fare votare sì alla Bicamerale tutto il Polo». Per vedere se il Polo manterrà la parola basta attendere 24 ore. Oggi alle 16 comincia al Senato il dibattito e domani si voterà a scrutinio palese (pare escluso che sia ammissibile per le riforme il voto segreto, possibile occasione di «agguati» e ripensamenti). Se i due terzi dei senatori diranno veramente sì alla commissione, toccherà poi alla Camera dare il via libera finale con ima votazione prevista per mercoledì 22. (Se non si dovessero raggiungere i due terzi, si dovrà ricorrere a un referendum per chiedere agli elettori se vogliono la Bicamerale. Di fatto, salterebbe tutto). Filando tutto liscio, entro i primi dieci giorni di febbraio i 35 senatori e i 35 deputati designati dai presidenti delle Camere potranno cominciare a metter mano alla riforma della seconda parte della Costituzione. Si tratta di ridefinire le funzioni di Camera e Senato (oggi identiche), il numero dei parlamentari, il potere del capo del governo e il modo per sceglierlo (eletto direttamente o solo indicato dagli elettori?), poteri e limiti della magistratura, poteri del Presidente della Repubblica (in un sistema che si preannunzia come semipresidenziale simile a quello francese), poteri maggiori alle Regioni per accrescere il decentramento dei poteri dello Stato centrale. La commissione dovrà concludere i suoi lavori entro il 30 giugno. Il parto della commissione dovrà poi essere approvato (o bocciato) da Camera e Senato e, infine, si chiederà con un referendum agli italiani se sono d'accordo o no. E' un Cesare Salvi D'Alema, se invitato, pare proprio che non si tirerà indietro. «Non sono mai stato candidato puntualizza -. Ho detto che se un arco ampio di forze ritiene che questo possa essere utile, io sono disponibile. Sentiremo l'opinione degli altri». Al momento l'unico partito che voterà sicuramente contro la Bicamerale è la Lega. Rifondazione, invece, ci ha ripensato e voterà a favore. rendum in genere». L'oscurità della contesa politica è il frutto degli obiettivi diversi che i contendenti sperano di raggiungere occupandosi di riforme. Per far procedere i lavori (e per far capire alla gente cosa si fa) molto conta chi sarà il presidente della commissione. Le quotazioni del segretario del pds, Massimo D'Alema, rimangono le più alte. Fu Urbani, di Forza Italia, a suggerire il suo nome prima di Natale. E a Berlusconi va bene. Alberto Rapisarda
Persone citate: Berlusconi, Cesare Salvi, D'alema, D'menta, Massimo D'alema, Massùno D'alema, Mauro Zani, Silvio Berlusconi
Luoghi citati: Roma
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