Sofia, l'ex pc ora resta solo

Sofìa, l'ex pc ora resta solo Sofìa, l'ex pc ora resta solo Anche gli operai si uniscono alla protesta DAL NOSTRO INVIATO Aleksandr ha il fiatone, il segno di una manganellata sulla schiena che il suo scatto non gli ha evitato e ora mostra con orgoglio agli altri studenti, un posto letto nel camerone di un «blok» prefabbricato dall'androne buio e dal riscaldamento a singhiozzo, in tasca appena i tremila lev per le retta mensile, che ora valgono 7500 lire ma il mese prossimo saranno la metà, nessuna speranza di trovare lavoro e tanta rabbia contro la «cervena mafia», la mafia rossa. «Ubiici», assassini, urlano dal palco i leader delle Forze democratiche unite, rivolti ai colleglli postcomunisti, tra i fischi dei cinquantamila della piazza. «Bokluzi», rifiuti, chiosa Ivan Kostov, il capo dell'opposizione, e giù altri fischi. Poi Kostov dà alla folla la notizia del giorno: «Il leader del partito socialista, Gheorghi Parvanov, va sussurrando che oggi io e lui ci siamo incontrati. Ebbene, non è vero». «Parvanov pederast», scandiscono simpaticamente i cinquantamila. «Non tratteremo con i comunisti riprende Kostov - fino a quando non annunceranno la data delle elezioni anticipate». «Ogni giorno qua, lino alla vittoria», urlano Aleksandr e i suoi amici. I capi dell'opposizione parlano dal sagrato della cattedrale, che non è dedicata a un santo ma, come quasi tutti i monumenti di Sofia, a un russo, nella fattispecie Aleksandr Nevski, salvatore degli slavi ortodossi dagli svedesi. I 50 mila sono stipati tra la cattedrale e il parlamento, dove i vetri rotti e qualche muro affumicato ricordano l'assalto di venerdì scorso. «Condotto da vandali che saranno puniti», annuncia il primo canale della tv (di Stato ovviamente). «Opera di provocatori al soldo del governo», giura Aleksandr. Dal sagrato, Evghenij Mikhailov, il regista candidato all'Oscar nel '93, una mano fratturata dai manganelli della polizia, e l'ex premier democratico Filip Dimitrov, appena uscito dall'ospedale, confermano. Ma quando la folla scandisce «chi non salta è comunista», neppure i più malandati tra i leader della protesta restano fermi. Saltellano anche tre «pop», preti ortodossi, facendo ondeggiare barba, coelmo e fiocco azzurro, simbolo delle Forze democratiche, appuntato sulla tonaca nera. Sulla piazza fiorisce un piccolo mercato da rivolta: si vendono le bandierine azzurre (100 lev, 250 lire), tri- colori bulgari, tè per resistere al gelo e cassette con la colonna sonora della protesta, trenta canzoni popolari della lotta contro i turchi ricovertite dagli studenti, da «Il comunismo se ne va, dormite tranquilli bambini» all'«Ultimo tango dei rossi». Aleksandr e gli altri duemila universitari, che ieri mattina hanno attraversato Sofia e consegnato all'ambasciatore Tommaso Troise una petizione per chiedere l'appoggio dell'Italia, appartengo¬ NAZISMO Nella pellicola il presidente dell'istituto conquista il mondo trapiantando la testa del Fuhrer no alla stessa e per noi misteriosa specie di studenti che due mesi fa hanno invaso Bucarest per festeggiare il nuovo presidente Emil Constantinescu, ospite fisso alle Convention repubblicane Usa, e a Belgrado applaudono l'ex monarchico e neoeuropeista Vuk Draskovic. L'aspetto è gauchiste jeans, occhiali di tartaruga, barbe, orecchini - «ma noi siamo tutti di destra. Non estremisti: liberali. Chiediamo elezioni anticipate, libero mercato, privatizzazioni». E il rinvio degli esami, per poter protestare in serenità, senza l'assillo degli appelli. «Nella mia facoltà, informatica, il voto massimo è 6 - spiega Aleksandr -. Se non tengo la media del 4 e mezzo perdo il posto in collegio o devo pagare 80 dollari l'anno di tasse». Il rettore, che, come quasi tutti gli intellettuali, sta con l'opposizione, ha accettato di anticipare di 20 giorni la fine del semestre. Tutti liberi di aggregarsi al corteo di oggi: appuntamento alle 17 davanti al Palazzo della Cultura, simbolo del regime comunista di Zhivkov (l'ha voluto la figlia Ludmila). Ma oggi l'opposizione ha un'altra carta da giocare: «stachka», lo sciopero. Konstantin Trenchev, leader del sindacato democratico «Podkrepa», protagonista della protesta del '90 che travolse il governo postcomunista di Petar Mladenov, ha invitato i lavoratori dei trasporti a fermarsi. A sorpresa Krastio Petkov, capo del Knsb, l'altro grande sindacato, tradizio- nabnente vicino al governo, si è detto d'accordo, precisando che «non sarà uno sciopero politico ma economico». Le cifre lo giustificano: il dollaro, che un anno fa valeva 75 lev e a novembre 275, ora è a 642. La benzina è passata in due mesi da 140 a 222 lev al litro, il pane da 110 a 200 lev al chilo, 500 lire, un patrimonio per i bulgari che guadagnano in media 30 mila al mese, la metà se pensionati. Ieri si sono avuti i primi scioperi spontanei nella raffineria di

Luoghi citati: Belgrado, Bucarest, Italia, Sofia