Ma i sabotatori sono già in agguato

Ma i sabotatori sono già in agguato Ma i sabotatori sono già in agguato Sì alla Commissione solo per affondarla dopo tre mesi OROMA UELLO di Giuseppe Pisanu è un retropensiero presente nel Polo, qualcosa di temibile perché viene dal profondo e tra i tanti modi con i quali si può accettare di mettere in piedi la Bicamerale per fare le benedette riforme, questo è sicuramente il peggiore. Anzi, con simili idee in testa proprio per non creare ulteriori danni sarebbe meglio lasciar stare. Spiega il capogruppo dei deputati di Forza Italia percorrendo in largo e lungo il Transatlantico di Montecitorio: «Le riforme istituzionali sono un impiccio. Dai sondaggi emerge che solo il 4 per cento degli italiani le considerano un argomento importante. Ci sono problemi che vengono molto prima: le pensioni, la situazione economica, lo Stato sociale. Ecco perché il Polo dovrebbe entrare nella Bicamerale senza enfatizzare questo organismo. Secondo me questa commissione non approderà a nulla perché noi non possiamo accettare niente di diverso da un'elezione diretta del premier o del capo dello Stato e, invece, da questa situazione al massimo può uscire un compromesso grigio. Può sembrare una provocazione ma visto che la Bicamerale difficilmente porterà a qualcosa bisognerebbe vietare ai giornali di parlarne fino alla fine dei suoi lavori...». Non basta, per essere più convincente Pisanu è ancora più esplicito. «Per noi del Polo osserva - le riforme possono rivelarsi una trappola. Servono a sviare l'attenzione dell'opinione pubblica dai guasti che sta provocando il governo Prodi. Solo la sinistra ha interesse che in queste condizioni le riforme si facciano davvero. Se fossi cinico, ad esempio, dovrei fare di tutto per evitare che si approdi a qualcosa per non offrire all'Ulivo un argomento per il domani: "Il governo non è stato un granché, ma almeno le riforme le abbiamo varate". Io, però, non sono cinico. Comunque, tanto per capirci, io nella Bicamerale non ci voglio neppure mettere piede...». Il capogruppo di Forza Italia si lancia in tali dissertazioni ma nel contempo è un convinto assertore della Bicamerale. Addirittura ieri una sua dichiarazione, quella sul «presidenzialismo possibile», ha provocato l'ennesimo incidente tra Fini e Berlusconi. Ma l'atteggiamento strano e paradossale di Pisanu va spiegato. Il personaggio fa parte dei sostenitori di una Bicamerale particolare, quella «zoppa», quella votata all'insuccesso. Oltre a quelli che vogliono questo organismo tanto discusso e quelli che non accettano neppure di farlo partire ci sono, infatti, anche quelli che sono disposti a votarlo solo per affossarlo tra due-tre mesi. Alla faccia dello «spirito costituente», o di quello slogan tanto ripetuto in questi mesi da venire a noia: riforme o morte. Questa corrente di pensiero POLITICO E SCRITTORE LA poesia è come la politica. Con la differenza che la politica deve attuare in termini mediamente brevi il progetto-uomo che vuole realizzare e la poesia ha invece tempi lunghi, lunghissimi». A tracciare questo parallelo, in un'intervista al mensile Poesia (ed. Crocetti), è quasi certamente Giorgio Napolitano, alias Tommaso Pignatelli, autore di Pe cupià 'o chiarfo, raccolta di poesie in dialetto partenopeo (ed. Oleandro). L'interessato, a casa con l'influenza, non vuol parlare della scoperta del critico letterario Arnaldo Colasanti, ma gli indizi a suo favore sono molti: «Pignatelli è un nome napolitano, la lingua delle sue poesie è il napolitano». Oppure: «Un uomo così non può pensare all'Agricoltura, all'Economia, alla Pubblica Istruzione: la poesia sta solo in un altro luogo, più interno». E il riferimento al Viminale è palese. Colasanti si è interessato al libretto perché conteneva «belle poesie» e si è chiesto: «Chi può in Italia fare ancora politica e scrivere poesie così belle? Non c'è che di- MI NACCE AL CAVALIERE

Persone citate: Arnaldo Colasanti, Berlusconi, Colasanti, Crocetti, Giorgio Napolitano, Giuseppe Pisanu, Pignatelli, Pisanu, Tommaso Pignatelli

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