Pendolino, il disastro finisce in Parlamento di Antonella Mariotti

I verdi accusano l'alta velocità, la commissione Trasporti: avevamo denunciato i rischi I verdi accusano l'alta velocità, la commissione Trasporti: avevamo denunciato i rischi Pendolino, il disastro finisce in Parlamento Raffica di interrogazioni, rispondono ministro e Ferrovie esaltante - ha detto il presidente Stajano in una lunga disamina -, chiunque abbia viaggiato sui treni italiani sa che spesso le condizioni anche degli arredi non sono soddisfacenti. Voglio sperare che maggior cura ci sia per le parti meccaniche». L'intero Parlamento - Camera e Senato - ieri ha vissuto una mobilitazione globale che, muovendo dall'incidente di domenica, ha messo di nuovo sotto torchio l'intera gestione delle ILLE domande che coni fluiscono in una sola: perché è successo? Ieri, il ministro dei Trasporti Claudio Burlando ha incontrato i giornalisti e ha dato risposte. Non l'ha fatto, invece, quando gli argomenti toccavano il segreto istruttorio dell'inchiesta giudiziaria sulla strage del Pendolino. Signor ministro, che cos'è questa storia del blocco automatico del treno quando supera una certa velocità? «Bisogna distinguere tra due diversi dispositivi. L'atc, computer di bordo, non ancora in funzione in Italia, e il blocco automatico del convoglio che si colloca dove c'è da fare una riduzione della velocità pari o superiore ai 60 chilometri orari. Calcoliamo di poter disporre dell'ale, sulle linee principali, entro tre anni». Quanto costerà? «Circa mille miliardi». Il dispositivo di blocco automatico, invece, esiste sul percorso in cui s'è verificato l'incidente? «No, per il semplice fatto che in quel tratto gli standard di velocità sono stabiliti con chiarezza. Lì i macchinisti sanno benissimo a che velocità procedere, prima di affrontare la grande curva». E a che velocità andavano quelli del «Botticelli»? «Ce lo dirà la magistratura» Sotto accusa è la manutenzione delle Ferrovie. A lei che cosa risulta circa l'Etr 460? «So per certo che l'ultima revisione era stata fatta tra il 22 novembre e il 19 dicembre scorsi. So, inoltre, che il treno aveva percorso già 335 mila chilometri e mi è stato detto che la "vita" media di queste macchine si aggira intorno ai 4 milioni di chilometri: parliamo, dunque, di un mezzo giovane. Inoltre, il personale stava viaggiando soltanto da un'ora dopo un riposo di dodici». E la linea, in che condizioni era? «Era stata revisionata alla fine di ottobre. E' una tratta che viene controllata con grande frequenza, ogni due o tre mesi, perché di intenso traffico: sopporta 100 mila treni all'anno». Sono molte le voci dì sindacalisti che indicano i tagli di personale quali responsabili di carenze nella manutenzione e, quindi, della sicurezza dei viaggiatori. Che ne pensa? «Sono accuse semplicemente assurde. C'è stata una Finanziaria, ci sono stati dei tagli. Ma le Ferrovie hanno risposto "meno soldi, meno treni", e mai "meno si- Ferrovie dello Stato appena uscite peraltro dallo sconquasso della vicenda Necci. Ma che cosa lamentano i parlamentari? Il senso delle loro interrogazioni è riconducibile ad alcuni filoni principali: sicurezza, ambiente, risanamento delle ferrovie. Secondo il gruppo della sinistra democratica della Camera - che ha parlato per bocca del suo presidente Fabio Mussi «l'incidente sembra dimostrare B curezza". Abbiamo dimezzato voci quali le consulenze esterne, ma vi pare che un servizio pubblico metterebbe in gioco la questione della sicurezza?». Alcuni passeggeri hanno dichiarato che, prima del deragliamento, il treno ha dato tre scossoni, come se ci fossero stati tre tentativi di fre¬ L'episodio a 3 settimane dal un allarmante calo degli standard della sicurezza dei trasporti ferroviari». E una analoga preoccupazione serpeggia tra i sindacati - Cgil, Cisl e Uil sia nazionali sia dell'Emilia Romagna e i Comu, i comitati dei macchinisti - tant'è che oggi pomeriggio una delegazione sarà ricevuta dal sottosegretario al Lavoro delegato alla sicurezza, Federica Rossi Gasparrini. Ma un incidente come quello di Piacenza, che ha seguito a ruota lo smottamento franoso nel Sorrentino, ripropone il tema più generale del rapporto tra ambiente e intervento dell'uomo. Argomento tipicamente verde. «Non vorrei che anche questo tragico incidente confermasse la sensazione che le Fs tendono a ridurre gli standard di sicurezza per investire prevalentemente sull'alta velocità», ha detto il portavoce dei Verdi Luigi Manconi. E con¬ verrà ricordare che i Verdi da sempre sono contrari all'alta velocità. Ma, oltre all'incuria dell'ambiente come causa scatenante di incidenti e calamità, durante l'audizione di Burlando alla Camera ci sarà un altro imputato principe, a cui ieri molti parlamentari hanno fatto riferimento, e cioè il piano drastico di risanamento delle Ferrovie che sarebbe stato - specie per Rifondazione comunista - una specie di cura dimagrante mortale per l'ente. «L'ossessione della riduzione dei costi e l'affarismo dell'alta velocità - ha detto il responsabile dei Trasporti del Prc, Ugo Boghetta hanno comportato una riduzione della manutenzione di mezzi e di linee, mentre 80 mila prepensionamenti in quattro anni hanno fatto saltare orari e normative, abbassando gli standard di sicurezza». Concorda con lui anche Alfonso Pecoraro Scanio, verde e presidente della commissione Agricoltura, il quale si chiede se «la politica dei tagli indiscriminati del personale ferroviario non abbia in certi casi interessato la sicurezza della circolazione». Dunque, rincara un altro Verde, Athos De Luca: «Il consiglio di amministrazione delle Ferrovie se ne deve andare». Raffaello Masci !■ - ■■ ... '. TRAGEDIA ALL'ITALIANA I dicare orgogliosi la quasi profetica ; '■lungimiranza); delia loro battai glia contro la negletta «Alta Velo| cita». Li abbiamo visti persino • trarre, dalla sciagura di Piacenza, j una brava «lezioncina tattica», sull'esigenza di un riequilibrio di forze nella maggioranza. La Politica non si ritira, nemmeno davanti alla morte; tanto poi seguiranno, cicliche, le «esequie solenni delle vittime»: un abbraccio ai parenti monderà le coscienze. Poi abbiamo visto la penosa j schermaglia tra l'azienda Fs pronta a difendere il «patrimonio» con le immancabili statistiche su incidenti, appalti, manutenzioni e il sindacato. Pronto invece a sentenziare che la tragedia è il «risultato del taglio indiscriminato dei I costi e degli 80 mila prepensionaI nienti voluti dall'azienda». TJn'e' quazione, quella tra numero degli occupati ed efficienza, che a prenderla per buona ci dovrebbe consentire di avere le Poste, le Finanze, le Usi, la Telecom, l'Alitalia e via via tutti i ministeri, gli enti e le j società di servizio migliori del l mondo, quando è vero l'esatto j contrario. Abbiamo visto insorgere i macchinisti del Comu contro ogni «ipotesi di errore umano», battibeccare col ministro Burlando e proclamare il più scontato e peronistico degli scioperi: contro chi, contro cosa? Se quel tratto era così pericoloso e le segnalazioni erano state cosi tante, di fronte all'indifferenza dell'azienda lo sciopero andava fatto prima del disastro: dopo crea solo disagi a chi viaggia. Infine, abbiamo visto competere direttori di Tg e comitati di redazione di Rai e Mediaset, su chi ha «coperto» meglio l'evento, chi ha dato prima la notizia. Abbiamo sentito Emilio Fede che avrebbe voluto fare la diretta, ma non ha potuto perché era allo stadio a tifare Milan come gli impone la sana disciplina berlusconiana, e Lucia Annunziata che invece l'ha fatta per l'intero pomeriggio. «Onorando il servizio pubblico», dice lei, ma con i cronisti che, un'ora dopo la sciagura, chiedevano «com'è potuto succedere?» non al direttore della Protezione civile o al presidente delle Fs, ma a ignari telefonisti dell'ufficio informazioni della Stazione Termini: quelli che a malapena, se riesci a prendere la linea, sanno darti orari e coincidenze. E' il solito Paese, il peggiore. Ha le sue attenuanti: tra calamita nai turali e stragi, ha vissuto flagelli di ogni genere. Dal Belico aliìtalicus, da Vermicino a Ustica, persegue colpevoli a ogni costo, cerca verità inafferrabili: la nazione ha nella sua storia lutti privati e collettivi che novi riesce a «elaborare» se non celebrando i suoi soliti riti. Come cantava De André, è «il cuore d'Italia», che qualunque sia la tragedia, «da Palermo ad Aosta/ si leva in un coro di vibrante protesta...». Massimo Giannini nale davanti all'ingresso della cittadella universitaria. Solo per un caso non è stato colpito un bimbo di due mesi che si trovava seduto sul seggiolino, nella parte posteriore dell'auto. Davanti c'erano i genitori. E' stato il conducente, Ugo Currao, 33 anni, a dare l'allarme ai carabinieri che hanno subito cominciato le ricerche dei criminali. Ma finora senza esito. Antonella Mariotti

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