Italia, cioè Scandinavia di Gian Paolo Ormezzano

Sorpresa, nel mare dello sport è nato un Paese virtuale Sorpresa, nel mare dello sport è nato un Paese virtuale Italia, cioè Scandinavia liani e le italiane fanno notizia se non vincono. Il tutto - ed è qui il bello del Bel Paese - senza che ci siano valide ragioni per simili affermazioni. Nel senso che se nello sport contano la tradizione, la pratica di massa, la coscienza quasi mistica di un popolo intero per un certo tipo di fatica, la capacità di sistemare orgoglio atavico e sanità nazionale in un paio di gambe che finiscono a sci, se contano queste cose non esistono ragioni chiare perché gli italiani siano cosi bravi in una pratica che non appartiene né alla lor storia né alla loro indole più nota. Tanto è vero che fuori Italia, con l'aiuto di errori nostrani ma anche di nostro disfattismo e di nostra esterofilia, si avanzano ogni tanto dubbi pesanti, specie relativi a nostre presunti sodalizi con l'alta farmacologia. Eppure ormai la Scanditalia è una chiara realtà ricorrente, nello sport bianco fa paesaggio fisso di buoni risultati, quando non anche di risultati strepitosi. E poi la Scanditalia conserva anzi esalta qualcosa e molto dell'Italia, per esempio nell'allergia reciproca dalle sue due massime rappresentanti, Stefy Belmondo e Manu Di Centa, per esempio nell'anomalia di grandi fondisti che nascono dove non ci sono pianure a lungo innevate, come appunto in Scandinavia, così che per allenarsi devono andare in posti lontani. Strano meraviglioso paese virtuale e reale insieme, questa amatissima Scanditalia. NEL mare dello sport è emersa da poco, anche se i prodromi si avvertirono già nel 1968, la Scanditane, terra il cui nome contiene qualcosa della Scandinavia e qualcosa dell'Italia. E' una sorta di paese virtuale nuovo, una enclave sportiva nel Bel Paese. La Scanditalia conta su zone innevate generalmente alpine ma anche appenniniche, ha faticato a farsi riconoscere, adesso può accadere che i giornali sportivi per più giorni dedichino la parte alta della loro prima pagina non al calcio, ma alle vicende dei migliori scanditaliani. Come adesso con i successi, quattro volte in due giorni, di Stefania Beimondo e di Silvio Fauner. I prodromi, dicevamo, nel 1968: Franco Nones aprì l'Olimpiade di Grenoble vincendo la 30 chilometri di fondo. Ci furono interpellanze al Parlamento svedese e norvegese, con domande pressanti ai governi: come si poteva permettere questo sacrilegio, che sberleffava una lunga gloriosa tradizione sportiva di due Paesi-guida nello sci nordico? Per l'oro massimo le donne dovettero attendere il 1992, con un successo di Stefania Belmondo ai Giochi di Albeitville, sempre in Francia. Nel 1994 la sublimazione, con i trionfi di Manuela Di Centa ai Giochi di Lillehammer, proprio nel cuore della Scandinavia. Il tutto con riscontri ai campionati mondiali, specialmente grazie agli exploits di Maurilio De Zolt fenomeno dell'anagrafe spinta in avanti. Siamo al punto in cui nello sci nordico gli ita¬ Gian Paolo Ormezzano

Persone citate: Belmondo, Franco Nones, Manu Di Centa, Manuela Di Centa, Maurilio De Zolt, Silvio Fauner, Stefania Beimondo, Stefania Belmondo

Luoghi citati: Francia, Italia