Contrordine: su Jackie si può anche ridere di Franco Pantarelli

Contrordine: su Jackie si può anche ridere Contrordine: su Jackie si può anche ridere NEW YORK. Si può ridere di Jacqueline Kennedy? Dopo decenni di rispettosa riverenza un teatro di «off Broadway» ha deciso che sì, anche sulla «vedova più amata del mondo» ormai si può azzardare la strada della satira. A febbraio, in un teatro dell'Upper West, lontano dal circuito delle grandi produzioni ma non precisamente avvezzo a iniziative spericolate, andrà in scena una commedia dal titolo «Jackie, an american life», in cui l'ex First Lady è ritratta come una donnetta con la tendenza a «volare basso», non all'altezza della vita sotto i riflettori che la sorte le riserva. Lo smantellamento dell'iconografia dei Kennedy, come si sa, è in corso da tempo attraverso i ricorrenti racconti sulle scappatelle extraconiugali di John, le «iniziazioni» al sesso di Robert, l'insostenibile leggerezza di Ted, per non parlare dei rapporti con la mafia e le simpatie naziste di Joseph, il capostipite. Sullo stesso John John, che con il suo matrimonio di pochi mesi fa ha fatto piangere tante giovani fanciulle, ci sono migliaia di occhi puntati pronti a cogliere ogni screzio con la sua Carolyn (e infatti negli ultimi giorni si dice che i due abbiano litigato durante il Capodanno trascorso a Bozeman, nel Montana). Ma Jackie no. Sulla donna che era riuscita a soddisfare l'inconscia «voglia di monarchia» degli americani, i quali secondo i sociologi - invece di essere grati alla storia per aver loro risparmiato una casa reale passano il tempo a sentirne la mancanza, nessuno aveva finora «osato» scherzare. Ci prova Gip Hoppe, un autore nato e cresciuto a Boston, cioè nel «reame» dei Kennedy, con risultati che - stando alle critiche ricevute in provincia, dove lo spettacolo ha fatto il suo rodaggio - sono piuttosto lusinghieri. Perfino il momento dell'assassinio di Dallas, dicono quelli che hanno visto la commedia, riesce ad essere spassoso, centrato com'è su Abraham Zapruder, quello che per caso filmò la scena, tutto intento a vantare i meriti della sua super-8. Le «grandi figure» della famiglia, comunque, hanno un ruolo secondario - passano sul palcoscenico ogni tanto, come velocissime meteore - perché al centro della vicenda ci sono le figure femminili, e fra loro ovviamente Jackie. A un certo punto, quando viene introdotta come promessa sposa di John, le sorelle di lui, rappresentate come viziose e annoiate aristocratiche, la sottopongono a una specie di esame. «Jacqueline, fa rima con queen (regina)», dice Eunice per incoraggiarla; mentre Pat, molto più sbrigativa, le chiede: «Tu preferisci calciare o tenere?» (un'espressione mediata dal foot-ball che riferita al sesso vuol dire grosso modo: ti piace essere attiva o passiva?). Jackie, un po' frastornata, risponde che lei più che altro preferirebbe prendere un bel bagno caldo. Franco Pantarelli

Persone citate: Abraham Zapruder, Hoppe, Jacqueline Kennedy, John John, Kennedy

Luoghi citati: Boston, Dallas, Montana, New York