Cipro, l'incubo di un'altra guerra sull'isola di Afrodite di Claudio Gallo

Cipro, l'incubo di un'altra guerra sull'isola di Afrodite Cipro, l'incubo di un'altra guerra sull'isola di Afrodite / turchi minacciano di bombardare se i greci piazzano i nuovi missili russi IL CONFINE DELL'ODIO odio e armate fino ai denti. Ieri è arrivato a Nicosia Carey Cavanaugh, capo dell'ufficio che si occupa dell'Europa meridionale al Dipartimento di Stato americano, con la missione di sbrogliare la scottante matassa degli Sa-300. Si tratta di missili terraaria che dovrebbero avere lo stesso ruolo dei celebri ma non sempre affidabili Patriot americani, usati da Israele per proteggersi dagli Scud di Saddam. «E' un'arma puramente difensiva, un missile che serve a prevenire gli attacchi aerei», assicura Pavel Felgengauer, esperto militare del quotidiano russo Segodnia.Ma gli Sa-300, per quanto difensivi, possono colpire un caccia nemico a oltre 150 chilometri di distanza. «Non se ne parla nemmeno, questi missili offensivi non devono essere installati. E' evidente che si tratta di una provocazione di Atene», ha detto il ministro degli Esteri turco Tansu Ciller nella aveva pubblicamente risposto condannando «il ricorso alla forza» e ricordando all'alleato turco che «non è il momento per fare dichiarazioni feroci e drammatiche». Si è innescata così anche una disputa tra il governo islamico del premier Necmettin Erbakan e Washington, già preoccupata del progressivo scollamento di Ankara dalla compagine occidentale e dai suoi legami pericolosi con Teheran. Alle minacce della Ciller hanno fatto seguito quelle di Rauf Denktash, presidente della Cipro turca, una Repubblica che non esiste su nessuna carta internazionale, riconosciuta soltanto da Ankara. Se arrivassero i missili russi, permetterà ai suoi coloni di occupare Varosha, l'elegante quartiere residenziale greco di Famagosta, celebre ai tempi di Makarios, ora spettrale villaggio che marcisce spopolato, di fronte a una bella insenatura, circondato dal filo spinato e sorvegliato dalle sentinelle turche. Tutto questo non fa che esacerbare il revanscismo dei grecociprioti che dalla sconfitta di oltre vent'anni fa si stanno affannosamente riarmando: la spesa prò capite per la difesa, secondo Jane's Sentinel 1996, è più della metà di quella di Israele. Con i suoi 600 mila abitanti, la Repubblica greca (che comprende il 60 per cento dell'isola) è dotata dei migliori carri armati russi, di moderna artiglieria e dei missili francesi Exocet che resero amara la vittoria inglese alle Falkland con l'affondamento di tre fregate. Di fronte a questo arsenale i turchi oppongono un rapporto di sei a uno nei carri armati e una totale superiorità aerea. Ma proprio questa superiorità è ora minacciata dagli Sa-300 e la rottura dei precari equilibri del terrore è sempre una delizia per il dio della guerra. Il comandante turco di Cipro Ali Yalcin (a sinistra) col predecessore sua visita a Cipro la scorsa settimana. E nonostante un funzionaro di Nicosia abbia spiegato che ci vorrà almeno un anno per piazzare le batterie, il ministro della Difesa turco ha dichiarato seccamente: «Nel '74 abbiamo fatto ciò che era necessario. Se sarà di nuovo necessario, torneremo a colpire». A queste dichiarazioni, il portavoce del Dipartimento di Stato Nicholas Burns Claudio Gallo

Persone citate: Ali Yalcin, Ciller, Necmettin Erbakan, Nicholas Burns, Nicosia Carey, Pavel Felgengauer, Rauf Denktash, Tansu Ciller