Il miracolo del Piccolo Re
Il miracolo del Piccolo Re Il miracolo del Piccolo Re Una soluzione quando tutto pareva perduto della Siria. E nello stesso tempo, quella cupola d'oro della moschea di Al Aqsa che brilla nel cielo di Gerusalemme, appartiene moralmente sì, in parte ai palestinesi di Arafat, ma in parte il re distende ancora sopra la sua mano protettrice, che ò tuttora più gradita a Israele di quella palestinese. Inoltre, la Giordania è sempre l'ultima cartina di tornasole della situazione mediorientale. Finché il re mantiene un volto sereno, è questo è vero sia per Arafat che per Netanyahu, nulla ò perduto in Medio Oriente. 11 re è una sponda potente per l'una e l'altra parte del conflitto, ricco del potere contrattuale e morale che gli dà l'equilibrio, e anche del potere pratico sugli affari del Medio Oriente e sul fiume di denaro che va a finire nella conservazione dei beni religiosi musulmani, che certo l'autonomia palestinese non è in grado di affrontare. E ancora più al fondo, non bisogna mai dimenticare che il 70 per cento dei sudditi di Re Hussein sono palestinesi; e che Israele, seguita a sognare di nascosto che la vera patria palestinese sia alla fin fine una confederazione che comprenda anche una Giordania forte e il controllo della situazione. E' per questo dunque che Dennis Ross, ormai distrutto dai defatiganti colloqui senza costrutto di questi giorni ormai punteggia¬ dalle posizioni di forza rispetto ai palestinesi nel luoghi santi di Gerusalemme eppure dichiarando sempre ferma responsabilità nei momenti controversi rispetto al continuo contenzioso che li riguarda. Hussein ha saputo alzare la bandiera della pace e piange le lacrime vere, forse le più sentite di tutte, al funerale di Rabin; ha saputo tuttavia usare nei confronti della nuova Israele di Netanyahu toni più pacati di quanto non abbiano fatto gli altri vicini arabi di Israele, pur mostrando la sua disapprovazione al momento opportuno. Mai pero, ha agitato venti di guerra come ha fatto l'Egitto, per non parlare ti da scoppi troppo pericolosi, come l'attentato di Noam Friedman a Hebron, e le bombe di Tei Aviv ha chiesto al re, prima del gesto definitivo di andarsene, di essere luì a usare il suo potere, il suo volto forte e pulito per affrontare i due nemici ormai in realtà divisi da un piccolo gap che nessuno dei due, per questioni di principio, voleva superare per primo. Infatti l'accordo di Hebron (era ormai noto a tutti), era stato già concluso da settimane e lo sgombero è pronto in ogni particolare. In realtà quello su cui si discuteva era ormai il seguito sulla vicenda, ovvero come proseguire nello sgombero del West Bank Fiamma Nirenstein Arriva il mediatore americano ma Nicosia conferma di voler installare le batterie di SA-300: «Sono armi solo difensive»
Persone citate: Arafat, Aviv, Dennis Ross, Fiamma Nirenstein, Netanyahu, Noam Friedman, Rabin, Re Hussein
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